Da anni don Gaetano Caltabiano, parroco della parrocchia Cuore Immacolato di Maria di Acireale, mette insieme due ricorrenze che la Chiesa cattolica ha istituito per fare riflettere e stimolare i fedeli su due argomenti per i quali nessuno può dire “a me non interessa”: la Pace e la Vita.
Bisogna riconoscere che non è infondata l’unificazione di queste ricorrenze. Non può esistere la Pace senza la Vita (ci sarebbe solo la pace eterna, quella dei morti), così come non può esistere la Vita senza la Pace (in questo periodo lo stiamo toccando con mano, lo vivono quotidianamente e drammaticamente le popolazioni dell’estremo oriente, Siria in testa, dove, per la mancanza di Pace, la Vita, quando non viene tolta, è un inferno di tutti i giorni).
Per le due ricorrenze il popolo di Dio ha a disposizione annualmente due messaggi. Quello del Papa per la Giornata Mondiale della Pace (1 Gennaio) e quello della C.E.I. per la Giornata nazionale per la Vita (prima domenica di Febbraio).
Pur trattando due argomenti completamente diversi, affrontati da due “Fonti” separate si può riscontare una convergenza oltremodo interessante che ha portato don Caltabiano ad unificare le ricorrenze.
Appare interessante legare i due “documenti” evidenziandone il legame esistente fra loro.
Partiamo dal documento del Santo Padre dal titolo “La nonviolenza: stile di una politica per la pace”.
Apparentemente si tratta di due argomenti separati che nulla hanno in comune.
Papa Francesco con una indicazione forte “facciamo della nonviolenza attiva il nostro stile di vita” e, poi, continua riesumando quanto scrisse ben 50 anni addietro, nel messaggio per la prima giornata per la Pace, il beato Papa Paolo VI rivolgendosi a tutti i popoli, non solo ai cattolici, con parole inequivocabili «E’ finalmente emerso chiarissimo che la pace è l’unica e vera linea dell’umano progresso”. Papa Francesco per parlare di pace si rifà al suo grande ispiratore, San Francesco d’Assisi che diceva «La pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancor più copiosa nei vostri cuori».
Francesco nel suo messaggio così continua “La nonviolenza per i cristiani non è un mero comportamento tattico, bensì un modo di essere della persona, l’atteggiamento di chi è così convinto dell’amore di Dio e della sua potenza, che non ha paura di affrontare il male con le sole armi dell’amore e della verità [….] La nonviolenza è talvolta intesa nel senso di resa, disimpegno e passività, ma in realtà non è così. Quando Madre Teresa ricevette il premio Nobel per la Pace nel 1979, dichiarò chiaramente il suo messaggio di nonviolenza attiva: «Nella nostra famiglia non abbiamo bisogno di bombe e di armi, di distruggere per portare pace, ma solo di stare insieme, di amarci gli uni gli altri […] La nonviolenza praticata con decisione e coerenza ha prodotto risultati impressionanti. I successi ottenuti dal Mahatma Gandhi e Khan Abdul Ghaffar Khan nella liberazione dell’India, e da Martin Luther King Jr contro la discriminazione razziale non saranno mai dimenticati. […] Se l’origine da cui scaturisce la violenza è il cuore degli uomini, allora è fondamentale percorrere il sentiero della nonviolenza in primo luogo all’interno della famiglia. La famiglia è l’indispensabile crogiolo attraverso il quale coniugi, genitori e figli, fratelli e sorelle imparano a comunicare e a prendersi cura gli uni degli altri in modo disinteressato, e dove gli attriti o addirittura i conflitti devono essere superati non con la forza, ma con il dialogo, il rispetto, la ricerca del bene dell’altro, la misericordia e il perdono”.
Fin qui Papa Francesco sul tema della Pace. Ma anche in quell’ambito, anche il Papa, esalta il compito della famiglia.
La C.E.I. scende nel dettaglio della famiglia con il proprio messaggio “Donne e uomini per la vita nel solco di Santa Teresa di Calcutta”. I vescovi esordiscono con un titolo emblematico “Il coraggio di sognare con Dio”. Nel messaggio questo sogno viene esaltato, spiegato e calato nella storia della vita quotidiana. “Il sogno di Dio –viene detto- si realizza nella storia con la cura dei bambini e dei nonni. I bambini ‘sono il futuro, sono la forza, quelli che portano avanti. Sono quelli in cui riponiamo la speranza’; i nonni ‘sono la memoria della famiglia. Sono quelli che ci hanno trasmesso la fede” “esige lo sforzo di resistere alle sirene di un’economia irresponsabile, che genera guerra e morte. Educare alla vita significa entrare in una rivoluzione civile che guarisce dalla cultura dello scarto, dalla logica della denatalità, dal crollo demografico, favorendo la difesa di ogni persona umana dallo sbocciare della vita fino al suo termine naturale”
Ai sogni dei bambini fa riferimento il messaggio per la Giornata per la vita. Non è una deriva poetica. Che cosa sognano i piccoli? In genere quello che promettono loro i grandi: una bella giornata, un premio, una gita insieme, un momento di festa. Quando i genitori fanno venire al mondo un figlio, gli promettono accoglienza e cura, vicinanza e attenzione, fiducia e speranza, tutte promesse che si possono riassumere in un unico impegno: AMORE.
Papà e mamma, accogliendo un figlio, promettono a lui amore, cura, stabilità, attenzione. (promettono, cioè, quel bene tanto propugnato da Papa Francesco nel suo messaggio: “nonviolenza”) Questa promessa non può essere tradita, perché i figli ne hanno bisogno per guardare con speranza al loro domani.
Il contesto più vero dove far sorgere una vita e coltivarla è quello dell’amore.
Oggi le cose sembrano cambiare perché prevale il desiderio, quello che facilmente si tramuta in diritto. Il desiderio di un figlio ha condotto a un superamento della famiglia e, ancora di più, al superamento della complementarietà tra l’uomo e la donna. Il figlio del desiderio ha un futuro condizionato: (se non è bello, biondo e con gli occhi azzurri) può essere rifiutato, deve essere all’altezza delle aspettative.
Custodire la vita umana nascente è un atto di fiducia verso il futuro.
Ai bambini si affiancano, forse più che in passato, i nonni. Ciò è dovuto al fatto che gli anziani devono occuparsi dei più piccoli assistendoli, accompagnandoli, curandoli quando i genitori sono impegnati. L’affiancamento non è solo una necessità, ma è anche una complementarietà. Gli anziani sono la memoria della vita. Sono maestri dell’essenziale: trasmettono, specialmente ai bambini, ciò che hanno acquisito nella loro lunga vita e lo donano come un concentrato di sapienza. Non di rado i nonni sono i primi e più incisivi catechisti.
Celebrare la Giornata per la vita significa tenere insieme le generazioni all’interno della famiglia: nonni, genitori, bambini.
E, noi, tutti noi, apparteniamo ad una di queste categorie: nonni, genitori, bambini.
Prendersi cura dei piccoli e degli anziani è quindi una scelta di civiltà.
Pippo Sorrentino