A pochi giorni dal 78° Anniversario della Liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, il 27 gennaio, Giorno della Memoria, la Fondazione Museo della Shoah di Roma ha organizzato un incontro tra i ragazzi di 8 scuole secondarie, di I e II grado, nazionali, provenienti da 5 regioni differenti ed Edith Bruck, sopravvissuta all’olocausto. Tra le scuole che hanno partecipato a questo incontro figura anche il Liceo Archimede di Acireale. Noi di La Voce dell’Jonio siamo andati ad ascoltare direttamente la professoressa Marinella Venera Sciuto, referente del liceo per le attività di formazione della didattica della Shoah e le due alunne presenti all’incontro di giorno 24 gennaio.
Edith Bruck / Breve biografia
Conosciamo però prima Edith Bruck, facendo un breve sunto della sua drammatica storia. Edith è nata in Ungheria, paese prevalentemente cattolico ma con un 8% circa di popolazione ebraica di cui essa stessa forma parte. Durante la Seconda guerra mondiale, con il piano Eichmann, si prevede lo sterminio della popolazione ebraica, tra cui rientra anche la minoranza presente in Ungheria. Siamo nel 1944 e tra questi 800.000 ebrei rientra anche una giovanissima Edith, allora solo tredicenne, deportata inizialmente ad Auschwitz per poi essere trasferita in altri campi tedeschi e finire nel campo di Bergen-Belsen, dove sarà salvata, insieme ad una sorella, nel 1945 dai soldati americani. Dopo la terribile esperienza di guerra arriva in Italia dove trova la propria dimensione, civile e letteraria, scrivendo numerose opere sul proprio vissuto tra cui “Il pane perduto”, vincitore del Premio Strega Giovani nel 2021.
Giorno della memoria / Nel vivo dell’incontro con Edith Bruck
Il 24 gennaio la Bruck è stata presente ad una conferenza presso il Museo della Shoah di Roma, presenti anche la docente di storia e filosofia del Liceo Archimede di Acireale Marinella Venera Sciuto e due alunne della classe 5E, Eleonora di Donato e Alessia Notaro. Le due alunne si sono distinte nella partecipazione al Concorso nazionale, promosso dal Ministero dell’Istruzione, “I giovani ricordano la Shoah”, superando la selezione regionale dell’a.s. 2020/2021 con il video “Non possiamo dimenticare”, dedicato ai sopravvissuti siciliani. L’incontro è stato, inoltre, seguito dalle 16 classi quinte dell’istituto per via telematica.
Abbiamo posto alcune domande alle due ragazze ed alla docente per capire cosa abbia suscitato in loro l’incontro con Edith. Come racconta la docente, all’inizio del meeting l’associazione ha fornito ai partecipanti uno schema. Questo metteva in correlazione i fatti storici con la storia di Edith, collocando all’interno delle dimensioni di spazio e tempo le vicende raccontate. Abbiamo chiesto alle alunne quale fosse secondo loro lo scopo principale dell’incontro ed abbiamo ricevuto una risposta che fa molto riflettere; “L’obiettivo dell’incontro è quello di sensibilizzare i giovani al ricordo, alla memoria di ciò che è stato. Abbiamo provato molte emozioni differenti durante il racconto di Edith, ma questo non basta. C’è bisogno di agire, bisogna prendere consapevolezza di cosa sia l’antisemitismo e non essere passivi. Si deve contrastare l’odio affinché tutto ciò non si ripeta.”.
Aggiunge la docente: “È necessario cambiare il metodo del ricordo, perché, a lungo andare, c’è il rischio che crei l’effetto contrario. Questo è dovuto al fatto che per molti, ad esempio, il 27 gennaio (Giorno della Memoria) è qualcosa di ‘dovuto’, ‘necessario’, non assume una connotazione formativa. C’è la necessità che il ricordo venga interiorizzato affinché non diventi unicamente un dovere, ma vada a cambiare il modus operandi dei giovani, la propria etica.”. Continuano le alunne affermando: “Noi abbiamo la fortuna di ascoltare in prima persona i sopravvissuti all’olocausto, ma sarà compito nostro, in futuro, continuare a tramandare la memoria quando non ci sarà più nessuna testimonianza diretta.”.
Incontro con Edith Bruck / Il pensiero di una delle ragazze
Una delle alunne conclude: “Nei vari progetti del giorno della memoria a cui ho partecipato in questi anni, ho sentito e letto storie di sopravvissuti ai campi di concentramento ma sentire raccontare un’esperienza così forte da chi l’ha vissuta in prima persona è stato per me un momento veramente toccante. Edith ha raccontato in modo semplice ma al contempo accurato, capace di trasportarci con sé e trasmettere quelle profonde emozioni che continua a provare ogni giorno quando ripensa a quei momenti. Ho rivisto Edith che si è scontrata con un muro ancora più alto dopo la liberazione. Fuori non si sentiva accettata, se non da suoi fratelli di campo.
Anche all’interno del libro ‘Il pane perduto’ scrive: “le nostre vere sorelle e fratelli sono quelli del lager. Gli altri non ci capiscono (,,,) Non vogliono ascoltarci, è per questo che io parlerò alla carta”. E poi soggiunge, “La carta ascolta tutto”.
Edith quindi a partire dalla pubblicazione del suo primo libro, Chi ti ama così, del 1959, ha risposto a quell’appello che le è stato rivolto a Bergen Belsen, quando dei prigionieri prossimi alla morte le dicono “Racconta, non ci crederanno, racconta, se sopravvivi, anche per noi”. Edith è colei che è riuscita trovare ben 5 momenti di luce definiti da lei stessa miracoli che interrompono la catena del male…. Per questo ai miei occhi resterà sempre una donna buona, da ammirare e da prendere come esempio nelle difficoltà che la vita ci riserva.”.
Giorno della memoria / Il “giardino della memoria” del Liceo Archimede di Acireale
Da sempre il Liceo Archimede di Acireale si impegna a combattere l’odio antisemita. Organizza convegni, assemblee d’istituto ed incontri con sopravvissuti agli stermini ed alle dimostrazioni di odio razziale. Per questo, a partire dal 2014, la scuola si impegna a portare avanti un “giardino della memoria”. Sono infatti presenti 4 alberi che si pongono l’obiettivo di educare i giovani. Plasmare l’etica delle nuove generazioni, in modo da non rimanere passivi nel presente di fronte alle forme di discriminazione.
Ad ogni albero è correlata la rispettiva targa, tutte realizzate in collaborazione con l’istituto TOLI (The Olga Lengyel Institute) di New York che si occupa di diritti civili e studi sull’olocausto. Il primo, un ulivo, è stato realizzato in occasione del 70° Anniversario della Liberazione del campo di sterminio di Auschwitz e riporta “La memoria è un vaso fragile e incustodito”. Un secondo ulivo è, invece, stato piantato il 29 gennaio del 2020 a ricordo del genocidio contro la popolazione dei Tutsi del 1994. In questa occasione Eugène Muhire Rwigilira, uno dei sopravvissuti allo sterminio, è stato invitato dall’istituto a tenere un incontro con i ragazzi.
È presente un terzo albero, un ulivo, piantato in occasione del Giorno della Memoria della Shoah del 2014. Porta un messaggio molto chiaro e di fortissimo impatto, “La memoria rende liberi. L’indifferenza rende schiavi.”. Una dicitura ci ha colpiti, però, più delle altre, è quella posta a fianco del carrubo aggiunto il 27 gennaio 2019 che cita un discorso di Giorgio Perlasca: “Vorrei che i giovani si interessassero a questa mia storia unicamente per pensare, oltre a quello che è successo, a quello che potrebbe succedere e sapere opporsi, eventualmente, a violenze del genere”. La storia di Perlasca è in qualche modo collegata a quella di Edith. Questi era un commerciante italiano che nel 1944 si finse console generale spagnolo, data la posizione neutrale della Spagna durante la guerra. Egli salvò più di 5000 ebrei ungheresi dalla deportazione nei campi di concentramento, tra questi anche una delle sorelle Bruck.