Cosa ha a che fare la Festa di Tutti i Santi con la disoccupazione giovanile? Direttamente, niente. Sono due realtà molto diverse, spirituale la prima per coloro che credono nella “comunione dei Santi” che ci accompagna nella vita terrena e ci prepara, da credenti, a meritarci un “posto” in Paradiso. La seconda è invece realtà niente affatto spirituale: anzi, la disoccupazione appare uno dei fenomeni più duri e “concreti”, con i quali oggi dobbiamo fare i conti, tutti, ma in particolare le generazioni più recenti.
Per i giovani di oggi, italiani ma non solo, si profila una particolare forma di “santità” richiesta da questa società, spietata e avviluppata in logiche autodistruttive sul piano economico: saltano aziende, si chiudono negozi, si bloccano imprese edilizie, le società immobiliari licenziano perché non vendono più, i notai dimezzano il personale perché non fanno più rogiti, i precari della pubblica amministrazione rischiano di essere del tutto espulsi dal sistema, la libera iniziativa langue, i professionisti fanno la fame. Insomma, un massacro sociale, nel quale a pagare sono soprattutto i giovani, spesso accanto ai loro genitori, madri e padri disperati perché non sanno più come sbarcare il lunario.
I dati diffusi in questi giorni dall’Istat parlano chiaro: nell’ultimo mese il tasso generale di disoccupazione italiano è salito di un ulteriore 0,1% arrivando al 12,5%. In totale sono senza lavoro 3 milioni e 194mila persone: un esercito di disperati che mandano curriculum a cui nessuno risponde, che si arrabattano con lavoretti improvvisati, che non possono costruire un briciolo di progetto di vita futura. Basti dire che persino la dorata torre d’avorio delle banche ormai è in crisi: si calcola che, complice internet con le banche online, entro il 2020 perderanno il posto ulteriori 60-70mila bancari, scendendo dagli attuali 309mila dipendenti a 230mila o poco più. Come fare a non essere “santi” in una situazione del genere? Occorre che genitori, educatori, padri spirituali, intellettuali considerino di insegnare ai giovani con ardore a come reggere “santamente” a un simile conflitto sociale silenzioso e crudelissimo, che mette a dura prova la tenuta personale e sociale. È una santità nuova, di resistenza, contro le forze oscure del mercato che freddamente non lasciano superstiti.