Giovani / Il problema dello “skill mismatch” e della dispersione universitaria

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In Italia, il problema dello “skill mismatch”, ovvero la discrepanza tra le competenze dei lavoratori e quelle richieste dal mercato del lavoro, e della dispersione universitaria, è diventato sempre più evidente negli ultimi anni. Secondo lo studio condotto alcuni anni fa da JPMorgan e Bocconi, il nostro Paese è il terzo paese al mondo con il più alto disallineamento tra le discipline di studio scelte dai giovani e le esigenze del mercato del lavoro. Più recentemente la situazione è peggiorata, a causa del record di giovani che abbandonano l’università e della diminuzione delle immatricolazioni.

Record di abbandoni universitari e diminuzione delle immatricolazioni

Secondo i dati degli ultimi anni, il tasso di giovani studenti che abbandonano l’università in Italia è stato in costante crescita. Nel 2021-2022, si è registrato il record più alto di abbandoni universitari nella nostra penisola. Secondo i dati riportati da ‘La Repubblica’ e forniti dalle statistiche del ministero dell’istruzione e del merito, nell’anno accademico 2021-2022 la percentuale degli studenti che si sono iscritti al primo anno di università ha abbandonato il corso entro il primo anno è di 7,3% (7,4% maschi e 7,2% donne) rispetto al 6,1% degli abbandoni segnalati dagli atenei nell’anno 2019-2020. Si tratta di circa 23.600 ragazzi che hanno deciso di lasciarsi alle spalle l’università prima ancora di portare a termine il primo anno di studi.

Ma il problema non è solo l’abbandono universitario: il numero di immatricolazioni in Italia è in costante diminuzione negli ultimi anni. Secondo i dati pubblicati dal Ministero dell’Università nel Dicembre 2022 c’è stata una diminuzione del 2% rispetto al 2021/2022 e quasi 5,4% rispetto a due anni prima.

L’Italia al penultimo posto in Europa per numero di laureati

L’aumento di giovani che lasciano l’università e la diminuzione delle immatricolazioni ovviamente aggrava sulla percentuale di laureati nel nostro paese. Ad oggi siamo al penultimo posto in Europa per numero di laureati. Infatti in Italia è laureato un cittadino su 5, tra i 25 e i 64 anni, contro una media europea di uno su tre. Con la Spagna e la Francia che arrivano al 40% di laureati. Peggio dell’Italia c’è solo la Romania con il 18% di laureati, mentre al primo posto si piazzano gli irlandesi, con il 52% dei casi. Questa distanza va recuperata quanto prima visto che l’obiettivo di Lisbona pone l’asticella al 40% di laureati.

Il problema dello “skill mismatch” e della dispersione universitaria

Il problema dello “skill mismatch” e della dispersione universitaria: offerte di lavoro in crescita

Mentre il mondo universitario è in crisi e il numero di laureati diminuisce, nel mondo del lavoro invece le offerte sono in continua crescita. Nonostante questo, il tasso di disoccupazione tra i giovani aumenta a dismisura. Il problema sta nel fatto che le università spesso offrono programmi di studio che non rispondono alle richieste del mercato del lavoro, mentre le imprese lamentano la mancanza di candidati qualificati per le posizioni aperte. Questo divario è particolarmente evidente in alcuni settori, come l’ICT (Information and Communication Technology), dove la domanda di lavoratori qualificati supera persino di gran lunga l’offerta.

Il problema dello “skill mismatch” e della dispersione universitaria: i problemi delle università

Uno dei principali problemi è la mancanza di un’adeguata pianificazione strategica tra le università e le imprese. Inoltre, le università spesso non tengono conto delle competenze pratiche richieste dal mondo del lavoro. Molti programmi di studio si concentrano sull’acquisizione di conoscenze teoriche, ma trascurano l’importanza delle competenze pratiche come la capacità di lavorare in team, di problem solving, di comunicazione efficace e di leadership. Queste competenze sono fondamentali per la competitività e l’innovazione delle imprese, ma spesso vengono trascurate nei programmi di studio.

Un altro problema è la mancanza di un sistema di orientamento efficace per gli studenti. Spesso gli studenti scelgono i programmi di studio in base ai propri interessi personali, senza tenere conto delle opportunità di lavoro disponibili. Ciò può portare a una situazione in cui gli studenti si trovano con una laurea in un campo in cui non ci sono molte opportunità di lavoro.

Il problema dello “skill mismatch” e della dispersione universitaria: possibili soluzioni

Innanzitutto, bisognerebbe affrontare il problema degli abbandoni dell’università e della diminuzione delle immatricolazioni. Il governo dovrebbe investire maggiormente nell’istruzione, aumentando le borse di studio e riducendo i costi universitari per rendere l’accesso all’istruzione superiore più democratico. Le università dovrebbero migliorare la loro offerta formativa, rendendo i corsi di studio più interessanti e attinenti alle esigenze del mercato del lavoro. Inoltre, le università dovrebbero fornire un supporto adeguato agli studenti, sia a livello accademico che emotivo, per aiutarli a superare le difficoltà che incontrano durante il loro percorso di studi.

Per affrontare il problema dello “skill mismatch”, è fondamentale che le università collaborino strettamente con le imprese e le organizzazioni del settore. Le università dovrebbero lavorare con le imprese. Per capire le loro esigenze e sviluppare programmi di studio che rispondano alle richieste del mercato del lavoro. Allo stesso tempo, le imprese dovrebbero collaborare con le università per offrire stage e opportunità di apprendimento sul campo ai loro studenti.

Inoltre, le università dovrebbero sviluppare programmi di orientamento efficaci per aiutare gli studenti a scegliere il corso di studi più adatto alle loro aspirazioni di carriera. Questi programmi dovrebbero fornire informazioni sulle opportunità di lavoro disponibili e sulle competenze richieste dal mercato del lavoro. La mancata corrispondenza tra università e mondo del lavoro è un problema che va affrontato con urgenza. Solo attraverso un dialogo costante e una maggiore collaborazione tra università e imprese sarà possibile ridurre il tasso di disoccupazione giovanile e garantire ai giovani un futuro migliore.

                                      Ottavia Pressato

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