“La pena è una delle istituzioni fondamentali del diritto penale, che ha come obiettivo principale quello di sanzionare un comportamento illecito commesso da un individuo. Essa si basa su principi costituzionali che ne definiscono le funzioni e le finalità” – riporta un quotidiano di informazione giuridica. Per Domenico Palermo, direttore del progetto KOINE’: “il senso della pena è costituzionalmente chiaro: il reintegro in società. E lavoriamo perché questo sia sempre più vero”.
Obiettivo del convegno che si è tenuto nell’aula delle adunanze del Tribunale di Catania, è stato il tentativo di illuminare il significato della pena – ha spiegato Maria Pia Fontana (direttore Ufficio Distrettuale Esecuzione Penale Esterna di Catania) che ha presentato l’incontro. Illuminare un significato complesso e difficile per le tante sfaccettature come il carattere polifunzionale della pena, il suo condizionamento politico ed il suo approccio filosofico.
Obiettivo del convegno è stato anche interrogarsi sui risultati raggiunti dal Progetto KOINE’. Quello che è stato, di fatto, il primo tentativo regionale della Sicilia Orientale di dare corso all’attuazione dei percorsi e dei programmi contenuti nel D. Lgs. 150/2022, la cosiddetta “riforma Cartabia” che fa della giustizia riparativa uno dei suoi pilastri.
I partecipanti
Hanno aperto i lavori con i loro saluti Filippo Pennisi, presidente della Corte d’Appello di Catania, Francesco M. Mannino, presidente del Tribunale di Catania e Agata Santonocito, procuratore della Repubblica facente funzione presso il Tribunale di Catania.
Maria Pia Fontana, direttore dell’Ufficio Distrettuale Esecuzione penale esterna di Catania, ha poi moderato il dibattito arricchito anche dai collegamenti con Guglielmo Reale (dirigente assessorato alla Famiglia Regione Sicilia) e Santi Consolo (garante dei diritti dei detenuti della Regione Sicilia).
Sono intervenuti ancora Domenico Palermo, direttore del Progetto Koinè, Anna Internicola, direttore Ufficio Interdistrettuale Esecuzione penale esterna Palermo, Giuseppa M. Irrera, provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria per la Sicilia, Roberta Montalto, direttore Ufficio di Servizio sociale per i minorenni di Catania, Santi Consolo, garante dei Diritti dei detenuti della Regione Sicilia, Antonino G. Di Stefano, presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catania e Vania Patanè, docente di Diritto Processuale penale Università di Catania. Le conclusioni sono state affidate a Luca Rossomandi, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Catania.
Umanizzazione: l’efficacia del progetto KOINE’
Risultati concreti e non solo studio del fenomeno, così ha definito gli esiti del progetto il presidente della Corte d’Appello di Catania, Filippo Pennisi che ha parlato di intento centrato di umanizzazione. E lo ha fatto con l’artistico riferimento alla statua bronzea che adorna l’edifico del Tribunale di Catania: essa non offre bilancia e spada ma una interpretazione più umana che soppesa due persone. Perché era esattamente quella l’intenzione dello scultore Lazzaro.
Dal punto di vista professionale ed umano, il progetto Koinè è risultato efficace, ha commentato invece il presidente del Tribunale di Catania Francesco Mannino. E lo ha dimostrato attraverso la testimonianza di due detenute del carcere di piazza Lanza ammesse, nell’ambito del progetto, al lavoro esterno presso proprio nelle cancellerie del Palazzo di Giustizia etneo. Un’esperienza a tempo che è andata molto bene, umanamente e professionalmente sia per loro che per l’ufficio della cancelleria.
Il procuratore della Repubblica Agata Santonocito ha condiviso la sua riflessione sulle cause della recidiva: capita frequentemente di iscrivere nel registro delle notizie di reato persone già iscritte quasi 30 anni fa. Oppure che ci siano i loro figli, o nipoti. Secondo il procuratore la recidiva è causata dagli stessi fattori che spingono alla commissione di reati: mancanza di lavoro, disagio economico, e sociale. Trigger che attivano la recidiva, dunque, ben vengano progetti come questo che vanno verso l’obiettivo principale della Giustizia.
KOINE’: il progetto ed i risultati raggiunti
Avviato nel settembre 2022, il progetto si è concluso ad agosto di quest’anno quando ha lasciato il passo a Koinè Restart, sua sostanziale prosecuzione. Domenico Palermo lo ha dettagliatamente illustrato con numeri e testimonianze che hanno dimostrato il pieno raggiungimento dei suoi obiettivi.
Koinè nasce come progetto sociale destinato alla creazione di un “presidio per la Giustizia di comunità in Sicilia orientale”. Inserito nella programmazione degli interventi di inclusione sociale a favore delle persone in esecuzione penale contenuti nell’Accordo tra Cassa delle Ammende, Regioni e Province Autonome del 2018.
Affidato alla cooperativa sociale “Prospettiva Futuro” di Catania, con decreto del Dipartimento Famiglie e Politiche Sociali della Regione Sicilia del 15 aprile 2024, lo ha attuato un vasto partenariato composto da enti del Terzo Settore.
Il progetto prevedeva attività laboratoriali e supporto psicologico all’interno delle carceri nonché interventi altamente impattanti sulla vita come la possibilità di un tirocinio lavorativo. Per alcuni dei beneficiari, persone in esecuzione penale o messe alla prova, questi praticantati si sono trasformati oggi anche in lavoro stabile. Il target era di 90 detenuti, ne sono stati raggiunti sei volte di più, ovvero 549. Di questi il 75% era in carcere. Sono stati distribuiti, altresì, più di 300 sussidi economici per aiuti familiari ai detenuti e 27 per l’autonomia abitativa.
Durante l’incontro i partecipanti hanno ricevuto in dono il libretto “Libero è il pensiero – sogni, voci, suoni e immagini dal carcere”. Un poemetto frutto del “Laboratorio di teatro sinergico, dalla scrittura alla messa in scena” ideato dall’attrice e regista Cinzia Caminiti. Il libretto contiene una raccolta di poesie ed elaborati, realizzati negli anni da detenuti di diverse carceri.
Cristiana Zingarino