Il problema della giustizia è uno dei tanti apparenti paradossi della nostra società.
Se ne parla a vanvera tanto, si prendono provvedimenti scollegati fra loro che sono piccole toppe su buchi più grandi di loro, si inventano nuovi vocaboli come femminicidio, omofobia o agibilità politica, ma la situazione complessiva rimane desolatamente sconfortante. Perchè? Cominciamo col rispondere ad una semplice domanda preliminare: quanti ricordano che la “giustizia” è una delle virtù cardinali, quindi un argomento che va trattato su basi alte e non con un approccio sbrigativamente pragmatico?
In realtà noi percorriamo un sentiero al cui imbocco campeggia un cartello “strada senza sbocco”. L’attuale approccio al problema sembra infatti quello di una generalizzata “giuridicizzazione” del problema della vita sociale: sempre più leggi che regolamentino e codifichino ogni rapporto fra persone.
Ma non è questa la via maestra: i rapporti umani non possono contrattualizzarsi , quella strada ci porta sempre più spesso a difendere il potente (e il prepotente) contro il debole, il ricco contro il povero: accade così infatti che si dimentichi l’uomo e si pongano le cose al centro dell’attenzione. Si può parlare di giustizia quando si privilegiano gli interessi delle banche contro i piccoli debitori regalando alle prime le case di cui i secondi non riescono più (spesso senza colpe) a pagare i mutui? È giustizia quella che consente alle potentissime oligarchie delle multinazionali di saccheggiare vandalicamente le foreste equatoriali, un bene dell’umanità non meno degli scavi di Pompei? È giustizia l’imposizione di un mercato unico che ha spazzato via brutalmente piccoli produttori e piccoli commercianti.
Questa non è “la giustizia”, la prima obiezione a queste argomentazioni sarà quella di sempre: l’economia non si può fondare sul vangelo. È evidente che per i cristiani non è così: non si spiegano le frase di Cristo “senza me non potrete fere nulla” se non nel senso di porre al primo posto l’attenzione per l’uomo. Non è solo il vangelo a seguire questa via, la Rivoluzione Francese ha messo insieme libertà, uguaglianza e fraternità . E cos’è la fraternità se non porre l’uomo al centro di tutto, se non realizzare una società dove i primi vadano incontro agli ultimi per aiutarli amorevolmente e non per derubarli in maniera legale del poco che gli è rimasto? Urge un cambiamento in questa direzione, un cambiamento che percorre la via della fratellanza, con cristo o senza di lui.
Alessandra Distefano