Il Senato della Repubblica ha approvato il ddl di contrasto alla povertà, una “moda politica” che considera lotta acerrima all’esclusione sociale.
Praticamente introduzione in Italia, considerata una delle ultime in Europa, di un sostegno economico alle persone che vivono in famiglie – che pare siano circa 400 mila – in stato di indigenza, di una assoluta povertà.
Infatti gli ultimi dati dell’Istat dicono che nel 2015 le famiglie residenti in condizione di povertà assoluta erano quasi 1 milione e 600 mila e gli individui cinque milioni, il numero più alto dal 2005 a oggi.
Con il reddito di inclusione, lo Stato Sociale dà un aiuto a meno della metà di queste, ma prevede comunque fino a 500 euro al mese alle famiglie in condizioni di disagio con limiti diversi a seconda delle difficoltà del nucleo, del numero dei componenti, del reddito e della situazione patrimoniale.
Per la prima volta nella nostra storia contemporanea l’Italia riesce a costruire un percorso che dovrebbe colpire la povertà assoluta in tutte le persone che ne soffrono, “che non è semplicemente un’erogazione finanziaria, ma è accanto a un percorso di inclusione attiva”, come dice il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Quindi un percorso che punti alla formazione, al reinserimento in società con uno stanziamento a regime di un miliardo a 600 milioni, mentre per aiutare tutti i poveri ne servirebbero sette.
E’ una condizione impegnativa per un Paese con una Finanza Pubblica come quella italiana molto scarsa, che riguarda non soltanto la spesa pubblica ma anche la capacità dei Servizi Territoriali, delle comunità territoriali, di fare spazio e dare prospettiva alle famiglie, alle persone povere.
Una parte politica giudica la misura insufficiente, proponendo in alternativa un reddito di cittadinanza che andrebbe a coprire tutti i poveri, dove un quarto delle famiglie è a rischio povertà con una indigenza assoluta del 17% delle famiglie con cinque o più componenti, che non riescono ad uscire da questo stato “comatoso”.
Per questa ragione è necessaria una legge di questo tipo, importante perché i soggetti sociali possano evitare l’interruzione dei legami di solidarietà con le famiglie; c’è bisogno di misure strutturali, di norme che garantiscano un reddito e presa in carico di queste persone.
In questa Torre di Babele, pare, che si agevolano i milionari che vogliono far rientrare capitali in Italia con una flat tax da 100 mila euro, una misura che riattiva risorse e le fa rientrare in maniera significativa, non come una semplice sanatoria, ma in modo da rendere finalmente l’Italia di nuovo interessante per investimenti italiani o esteri di coloro che hanno per ora investito fuori dal nostro territorio .
Applicare, in sintesi, criteri di bilancio rigidi e forse, attraendo i capitali dei ricchi, si possono trovare risorse anche per i poveri.
Sono ormai molte le cause che influenzano il senso della vita sociale, anzi la maggior parte di esse riguardano la crisi economica e soprattutto la crisi della famiglia .
Quello che colpisce la famiglia è la perdita del senso della vita, la quasi disintegrazione sociale, la povertà, i nuovi poveri, l’educazione, la giustizia sociale, quella istituzionale, insomma un complesso di “circostanze” che determinano lo sfaldamento della istituzione famiglia.
Ancora una volta dobbiamo ribadire che la famiglia è intesa “ come società naturale fondata sul matrimonio” ( art.29), come società originaria le cui basi non derivano dallo Stato, ma si sono sviluppate attraverso un processo millenario .
Abbiamo fatto riferimento alla perdita del senso della vita e a una crescente prevalenza dell’individualismo, o meglio del relativismo anche dell’essere umano, che comporta la rottura dei vincoli socio-familiari, dove dilagano sostanze stupefacenti che in virtù dei loro effetti malefici infirmano il sistema nervoso centrale e causano menti psicologicamente labili, specie in famiglia ed ora tra i giovani.
Assistiamo all’affermarsi del fenomeno della frammentarietà del sapere e proprio per questo spesso è vana la ricerca di quello che “ non pochi si chiedono se abbia ancora senso porsi una domanda sul senso” (punto 81 Capitolo VII° Lettera Enciclica “ Fide set Ratio” del Beato Giovanni Paolo II°).
Una miriade di fatti che rendono la vita una corsa ad ostacoli, che incidono fortemente nelle periferie della grandi città, come sovente “grida” Papa Francesco. Abbiamo una società senza bambini, una società alla sbaraglio che non protegge la vita, perché come ha detto Madre Teresa di Calcutta “nel mondo occidentale, dove la gente sembra più ricca, vi è una fame più intensa ed una povertà interiore più grande di quella che si riscontra nelle viuzze di Calcutta”.
Cosa possiamo proporre ai politici, in questa Torre di Babele, in questa esosa burocrazia?
Che inizino un responsabile dialogo nella trattazione della materia sociale e lascino le chiacchiere; che possano rendere giustizia, assicurare stabilità nell’ordine pubblico, soddisfare le tante necessità della gente: tutte cose che ora mancano per rendere equità .
Felice Previte