Dopo il turbinio dei gironi di qualificazione e le successive emozioni dei quarti di finale che hanno scremato le quattro semifinaliste, le quali incroceranno pallone e tacchetti tra Mercoledì e Giovedì, ci permettiamo un momento per riflettere su un’espressione che spesso ha fatto capolino tra la vigilia e lo sviluppo di questi europei: “dovreste vergognarvi”. Un’espressione citata ed abusata, spesso comprensibile e talvolta inevitabile, partita con dovizia di premura dalle irrefrenabili bocche di tante, troppe persone: rivolta ad alcuni azzurri, agli ucraini, ai russi, ai croati, ai media, ai politici, persino a chi vi scrive… Il perché? Cerchiamo di capirlo insieme, prendendo in considerazione le tante sollecitazionidi utenti e appassionati di calcio, che ringraziamo per la sensibilità dimostrata, e ripercorrendo nel bene e nel male
i tanti “spunti ombrosi”, motivati o meno, peraltro già menzionati alla vigilia sulle nostre pagine, che hanno dato adito alla reiterazione della frase suddetta in queste settimane.
In principio era l’ubicazione…
Uno dei due paesi organizzatori degli Europei, l’Ucraina, sarebbe sede, secondo l’Organizzazione Internazionale Protezione Animali di “un massacro senza precedenti ai danni dei cani”. Certamente il randagismo è un problema sociale, come confermano le testimonianze che denunciano aggressioni da parte di randagi aggressivi ed affamati: per questo, di fronte all’uccisione di migliaia di cani, gli animalisti hanno fatto sentire la propria voce, diffondendo messaggi e immagini truculente e raccapriccianti, simili oggettivamente alle indimenticate immagini atroci che circolavano già prima delle Olimpiadi cinesi, degli Europei in Grecia, dei Mondiali in Sudafrica… Al di là delle considerazioni, restiamo ai fatti: il 13 novembre del 2011 il ministro dell’ambiente ucraino Mykola Zlochevsky si è impegnato ad «adottare modifiche alla legislazione ucraina in merito al trattamento degli animali randagi ed ha effettuato un’immediata moratoria sulle future uccisioni di animali randagi». La stessa UEFA, in questa risposta, ha specificato di non aver mai richiesto di uccidere alcun animale, nonché di essersi interessata della questione fin dal 2009 versando peraltro una ingente somma per la costruzione di canili. Al di là del giro di affari inquietante dietro questa indignazione, ci limitiamo personalmente a precisare solo che il resto del mondo si è accorto solo nel giro degli ultimi mesi, vigilia della manifestazione sportiva continentale, che i quadrupedi fossero trucidati senza pietà: potenza dei riflettori mediatici… Nota a margine: non è colpa del calcio, né di chi vi scrive, né della manifestazione sportiva continentale relativa se qualcuno sfoga su dei cani innocenti i suoi fallimenti di amministratore o uomo oppure inventa bufale contro le istituzioni per farsi pubblicità.
Abbiamo il dovere di denunciare i fatti, tutti, cosa che facemmo subito anche in questo articolo alla vigilia, come di sottolineare altrettanto chiaramente che solo e proprio grazie agli Europei di calcio questa “vergogna” viene finalmente a galla nitidamente… In questo senso, la sensibilità di chi ovviamente non tollera lo scempio sopra menzionato non può accanirsi (scusate il verbo sin troppo coerente…) contro una manifestazione che è potenziale occasione per veicolare valori sani tra le nazioni e attenzionare anche questo grave atto perpetrato nei confronti dei cani. Boicottare gli Europei, ossia proprio l’evento che ha consentito di porre i riflettori sulle vergogne ucraine, sarebbe stato comunque un danno maggiore per tutti, cani compresi, che non avrebbero avuto l’attenzione meritata. Non si spari insomma sul medico che informa della malattia il paziente che gli fa visita!
Un altro grave motivo di suddetta “vergogna” si è palesato in merito alle vicende di Iulia Timoschenko (nella foto sotto), ex primo ministro e leader dell’opposizione dell’attuale governo ucraino, attualmente in carcere: al calcio di inizio del campionato alcuni membri della Commissione europea e il Foreign Office avevano paventato il possibile boicottaggio delle prime partite per protestare contro la «giustizia selettiva», che ha portato all’ingiusta reclusione. Poi l’UE ha chiarito il suo no al boicottaggio, anche se diversi leader europei non hanno perso occasione per palesare le proprie comprensibili rimostranze. Certamente tuttavia passeranno alla storia le celebri dichiarazioni recitanti «il presidente della Commissione Ue, Jose Manuel Barroso e i commissari europei, non pensano di recarsi a nessuna delle partite previste sul suolo ucraino», rese note dalla portavoce dell’esecutivo Ue, Pia Ahrenkilde. Morale della favola: anche in questo caso gli Europei hanno favorito dunque una risonanza mediatica che altrimenti la tartassata Timoschenko non avrebbe mai potuto sperare…
Che dire poi, dello scandalo scommesse…
…che ha minato la credibilità dell’intero sistema-calcio nostrano, già precaria? La nostra stessa nazionale è stata travolta dal filone di indagini e Mimmo Criscito, terzino sinistro titolare per gran parte delle qualificazioni, ha pagato restando a casa, e ha pagato per tutti… Già troppo è stato scritto e detto in merito: noi ci limitiamo a ricordare lo sdegno legato in generale ad una questione che non solo ha adombrato la bellezza di una manifestazione come gli Europei e che ancora chiederà risposte, possibilmente anche ai nostri stessi beniamini azzurri, ma che ha ratificato il senso di tradimento ordito ai danni di milioni di appassionati italiani, noi compresi, da parte di una “cinquantina di sfigatelli” di professione calciatori, per dirla con le parole del CT Cesare Prandelli, evidentemente pronti a vendere il proprio onore “per qualche dollaro in più” ricavabile da scommesse illecite. Una ferita che non si rimarginerà facilmente, dove l’unica sfaccettatura positiva risiede nella tragica somiglianza con la vigilia di Calciopoli del 2006: allora Buffon e Cannavaro furono citati da parole al vento, poi rivelatesi infondate, mentre oggi sullo stesso portiere e Bonucci, sostituto di Cannavaro per ironia della sorte calcistica e come lui fino ad ora impeccabile in difesa, vengono avanzati sospetti velati da comprovare. Morale della favola? Di morale in questa faccenda onestamente c’è ben poco, ma l’augurio è che si faccia chiarezza al più presto e che, magari, si possa esultare ancora come popolo riscattando la rabbia nei confronti di chi ha tentato di insozzare il sogno sportivo di un paese e le sue passioni.
Ricorderemo con un velo di vergogna questi Europei anche per lo “spiattellamento” superficiale e gratuito di tematiche delicate e meritevoli di riflessione accurata, legate alla discriminazione razziale e (omo)sessuale. Non scorderemo infatti la mancanza di vergogna, questo sì, ci dispiace, con cui qualche “fantasioso” collega ha pensato bene di inoltrare ad un “antropologo” come Cassano la questione legata all’omosessualità nel calcio: il talento di Bari Vecchia, che evidentemente fa parlare deliziosamente i piedi ma ben poco la lingua data una formazione culturale quantomeno precaria, tra l’ironico ed il frastornato non è riuscito a sfuggire al trappolone mediatico lasciandosi scappare un ridicolo e inopportuno “problemi loro”: per la serie, se un giornalista chiamato ad informare paese chiede a Cassano di fare opinione… fate voi. Così non scorderemo neanche un’altra vera vergogna, di cui si è macchiata la tifoseria croata, legata alla discriminazione razziale: dispiace in questa sede dare la soddisfazione di avere spazio mediatico a qualche gruppo di imbecilli sedicenti tifosi che hanno mortificato un intero popolo, ma non possiamo non denunciare il lancio di banane in campo all’indirizzo di Balotelli, reo di avere la pelle nera. Se un ragazzo viene discriminato per il colore della pelle nel 2012 le cose sono due: o qualche imbecille in tribuna è troppo fuori di testa, o gli altri lo permettono con troppa indulgenza. Forse, siamo di fronte ad entrambe le cose e la UEFA fa bene ad imporre una linea dura in termini di penalizzazione legata ai punti.
Di vergogna si sono macchiati alcuni “tifosi”…
…quei “tifosi” polacchi e russi che hanno trasformato in un ring a cielo aperto la vigilia della partita Russia-Polonia, probabilmente parenti degli indegni che hanno fischiato l’inno russo anche prima del calcio d’inizio allo stadio: sì, “dovreste vergognarvi”, confermiamo noi. Fin dai suoi albori, il calcio è sempre stato occasione di proiezione per frustrazioni e vergogne che nulla dovrebbero avere a che fare con lo sport, ma che tendono a riflettere spesso problematiche inerenti altri contesti e vicissitudini, personali e collettive. Se di questo è stato ed è storicamente capace, allo stesso tempo non possiamo nutrire dubbi circa il fatto che esso possa farsi portatore di valori sani e universali, capaci di stringere i popoli attorno ad una passione, come un’unica famiglia umana.
Probabilmente pochi altri sport sottendono tante metafore della vita quante ne serba puntualmente il calcio: attorno al pallone possiamo scorgere le sembianze interiori e gli umori dei più variegati contesti che lo avvolgono. Forse abbiamo allora ragione a sperare che attraverso manifestazioni come gli Europei si possano veicolare più efficacemente anche denunce e speranze, “vergogne” ed emozioni: l’importante, come nella vita, è non entrare sull’uomo, ma sul pallone, entro i termini regolamentari prescritti. E soprattutto, qua la mano signori, questo è uno spettacolo e, prima che vada giù il sipario o il direttore di gara decreti il triplice fischio, il comune denominatore resta quello di dare tutto, all’insegna di un altissimo concetto che riguarda tutti, in campo e fuori, ed in nome della quale l’UEFA ci chiama a rapportarci tra noi attraverso lo sport più amato al mondo: RESPECT.
Mario Agostino