(27-7-2013) La grande domanda di Papa Francesco ai giovani: “Siete di quelli che si lavano le mani come Pilato e guardano dall’altra parte oppure siete come il Cireneo che aiuta Gesù a portare quel legno pesante? Voi come siete?”
La festa e il silenzio. La gioia ed il raccoglimento. La Via Crucis sulla spiaggia di Copacabana si è svolta immersa tra questi due tempi, non opposti ma uniti. L’antico ed il nuovo, personaggi in costume d’epoca e giovani di oggi, insieme nelle 14 stazioni che descrivono la sofferenza di Cristo, i mali che affliggono e i temi che occupano la società odierna: amore, vita, disabilità, social network, malattia, carcere, religiosità, droga.
Passato e presente del Cristianesimo si fondono. Un giovane missionario, un giovane convertito, un giovane di una comunità di recupero, un giovane che si fa portavoce di tutte le madri, un seminarista, una religiosa che lotta contro l’aborto, una coppia di fidanzati, un giovane portavoce delle donne che soffrono, uno studente disabile sulla sedia a rotelle, un giovane utente dei social network, un detenuto, un giovane malato terminale, un giovane sordo, e giovani dei cinque Continenti. Rio è apparsa agli occhi del milione di giovani assiepati sul lungomare di Copacabana come l’antica Gerusalemme con la sua Via Dolorosa. I giovani hanno seguito composti e con grande raccoglimento le meditazioni delle 14 stazioni così come Papa Francesco, in una particolare e sempre più forte sintonia. I giovani seguono il Papa, al momento della gioia, della festa al suo arrivo sulla papamobile, nel raccoglimento come nella preghiera. L’incenso sparso dai ministranti all’inizio del corteo della Croce ha aiutato la preghiera e trasformato Copacabana in un tempio abitato da un milione di giovani. Non si sono uditi applausi lungo la strada, la Croce che passava era salutata solo dalla preghiera. Non si sono sventolate bandiere, non si sono levati applausi e slogan, solo silenzio e preghiera.
Le parole di Papa Francesco vanno dritte al cuore dei suoi giovani. “Gesù percorre le nostre strade per prendere su di sé le nostre paure, i nostri problemi, le nostre sofferenze, anche le più profonde”. E poi parla di “innocenti, indifesi, famiglie in difficoltà”, di giovani in preda “di paradisi artificiali, di persone che soffrono la fame” e di tonnellate di cibo buttate, di un Gesù che “si unisce a tanti giovani che hanno perso la fiducia nelle istituzioni politiche, nella Chiesa, e persino in Dio per l’incoerenza di cristiani e ministri di Dio”. Ricorda le oltre 200 vittime dell’incendio scoppiato in una discoteca a Santa Maria a gennaio di questo anno. Davanti a queste paure, a questi problemi Papa Francesco fa risaltare la Croce, la cui eredità è “la certezza dell’amore incrollabile di Dio per noi. Un amore di cui fidarci”. E ribadisce: “il Cristo sofferente lo sentiamo vicino, uno di noi che condivide il nostro cammino fino in fondo. Non c’è croce grande o piccola della nostra vita che il Signore non condivida con noi. La Croce ci invita a lasciarci contagiare da questo amore e a guardare all’altro con misericordia, a tendergli la mano”. E poi una domanda: “siete di quelli che si lavano le mani come Pilato e guardano dall’altra parte oppure siete come il Cireneo che aiuta Gesù a portare quel legno pesante? Voi come siete?”. La risposta non tarda a venire, la marea dei giovani leva di nuovo i vessilli, alza il grido “esta es la juventude del Papa”, chiama Francesco. Molti giovani si abbracciano e si stringono, altri non staccano lo sguardo dai megaschermi, cercano di catturare altre immagini e parole. La festa riprende sotto la Croce.
Daniele Rocchi (inviato Sir)
(Fonte: SIR)