Era il 1991. Nell’aria c’era ancora la polvere del muro di Berlino crollato meno di due anni prima. Papa Wojtyla aveva già visitato, l’anno precedente, la repubblica cecoslovacca, ancora unita, ed era stato accolto da un presidente Vaclav Havel, che sei mesi prima era in carcere perché dissidente. A Czestochowa, quel 15 agosto, sono i giovani che vengono dai paesi dell’est la novità della Gmg. Nel 2016 la seconda Gmg in Polonia, vive oggi del ricordo del Papa proclamato santo. Ma non mancano nemmeno le preoccupazioni. Non sono le stesse di quel 1991, ma non sono meno pesanti per i ragazzi: viviamo un tempo di crisi, il mondo è scosso da violenze e guerre, il terrorismo semina vittime anche nei luoghi del divertimento, come negli attentati di Parigi. Molti giovani vivono la situazione di incertezza sociale, la mancanza di lavoro che attraversa la loro vita, esaltando una risposta violenta alla società. A questi giovani parlerà Francesco.
“Dopo il lungo periodo delle frontiere praticamente invalicabili, la chiesa in Europa può ora respirare liberamente con ambedue i suoi polmoni”. Salutava così Giovanni Paolo II i giovani provenienti dai paesi dell’Europa dell’est e dell’ovest, in quella prima Giornata mondiale della gioventù in una nazione, la Polonia, un tempo nell’orbita dell’Unione Sovietica. Era il 1991. Nell’aria c’era ancora la polvere del muro di Berlino crollato meno di due anni prima. Papa Wojtyla aveva già visitato, l’anno precedente, la repubblica cecoslovacca, ancora unita, ed era stato accolto da un presidente Vaclav Havel, che sei mesi prima era in carcere perché dissidente. A Czestochowa, quel 15 agosto, sono i giovani che vengono dai paesi dell’est la novità della Gmg: camminano insieme, quasi increduli di questa loro partecipazione. Due ragazzi tengono alto un cartello, due mani trattenute da catene e l’anello centrale rotto, aperto. Sotto c’è un nome: Mockba, Mosca. Dietro due ragazze che non smettono di guardare le loro coetanee. Vengono dalla città che ha dato inizio alla rivoluzione d’ottobre: San Pietroburgo. Leningrado, il suo nome durante gli anni del regime comunista. Immagini che tornano nella mia memoria.
“Il crollo dell’ideologi nei paesi dell’Europa orientale ha lasciato in molti vostri compagni il sentimento di un grande vuoto, l’impressione di essere stati ingannati e una deprimente angoscia di fronte all’avvenire. Anche nei paesi dell’Europa occidentale gran parte della gioventù ha perso i motivi per cui vivere”. Il Papa si rivolge così ai giovani; sa che c’è ancora confusione nel loro mondo, c’è disinteresse per la politica, ricorda, perché in molto avvertono “il senso di impotenza nella lotta per il bene”. L’invito che rivolge è impegnativo: “lavorate generosamente per la costruzione di una società contrassegnata dalla costante ricerca della giustizia, della concordia, della solidarietà e della pace”.
Il piccolo piazzale davanti all’hotel Patria, all’inizio del viale che porta al Santuario della Madonna nera, è una sorta di accampamento per i giovani che attendono l’arrivo di Papa Wojtyla. I ragazzi dell’est sono qui per dire il loro grazie a Giovanni Paolo II. Non hanno dubbi: è lui che ha dato, come dire, il colpo di piccone per abbattere il Muro che divideva l’Europa. È a lui che i paesi dell’est devono gratitudine per aver portato il vento di libertà in quelle nazioni. Ma c’è una preoccupazione di fondo: la libertà ritrovata deve essere alimentata, accompagnata. Il rischio è grande: la storia riporta alla mente i fatti di Ungheria, la Primavera di Praga schiacciata dai carri armati. C’è il timore, dunque, che si possa tornare come prima del 1989.
Una preoccupazione che scopriremo avere radici concrete: nemmeno cinque giorni dopo si consuma a Mosca il golpe, e Michail Gorbaciov è arrestato e condotto in una Dacia. Il mondo resta con il fiato sospeso, le cancellerie internazionali si interrogano.
La mattina del 20 agosto Giovanni Paolo II celebra messa nella piazza degli Eroi a Budapest è lancia l’appello perché alla Russia siano risparmiate “nuove tragedie”, e il processo iniziato da Gorbaciov “non conosca un declino”.
Tutto questo accadeva solo 25 anni fa, durante un raduno di giovani davanti ai quali si aprivano orizzonti nuovi, impensabili solo un anno e mezzo prima. Questa seconda Gmg in Polonia, vive oggi del ricordo del Papa proclamato santo. Ma non mancano nemmeno le preoccupazioni. Non sono le stesse di quel 1991, ma non sono meno pesanti per i ragazzi: viviamo un tempo di crisi, il mondo è scosso da violenze e guerre, il terrorismo semina vittime anche nei luoghi del divertimento, come negli attentati di Parigi. Molti giovani vivono la situazione di incertezza sociale, la mancanza di lavoro che attraversa la loro vita, esaltando una risposta violenta alla società. È a questi giovani che Francesco si rivolgerà per chiedere loro di non smettere di essere artefici di quel cambiamento che è in grado di innescare processi sociali e politici, e portare pace nella giustizia e nella solidarietà.
Fabio Zavattaro