Salvatore Todaro è stato un brillante militare italiano, comandante di sommergibili della Regia Marina durante la seconda guerra mondiale. Ricevette diverse decorazioni: è una figura epica della nostra storia militare diventata simbolo dell’ardimento italiano. Il suo, fu un eroismo connotato da intelligenza e profonda umanità.
Grandi nomi di Sicilia / Chi è Salvatore Todaro
Salvatore Todaro nacque a Messina ma crebbe a Chioggia. Entrò all’Accademia navale di Livorno, subito promosso come guardiamarina. L’anno successivo, promosso sottotenente di vascello, venne inviato a Taranto per frequentare il corso di osservazione aerea, per essere successivamente assegnato a diversi incarichi a terra. Il 27 aprile 1933, a La Spezia, ebbe un incidente aereo a bordo di un S.55 della 187ª squadriglia su cui era imbarcato in qualità di osservatore: l’acqua sollevata da un siluro colpì l’idrovolante nei piani di coda e lo fece infilare in mare. Todaro riportò una frattura della colonna vertebrale che lo obbligò a portare per il resto della vita un busto. Di lì in poi, il dolore causato dalla lesione lo avrebbe debilitato per tutto il resto della vita, ma Todaro cercò il più possibile di tenerlo nascosto.
Nel giugno 1940, nel grado di Capitano di Corvetta, ebbe prima il comando del sommergibile Manara e poi quello del Cappellini. Condusse missioni di particolare rilevanza bellica, tanto da meritarsi ben tre citazioni sui Bollettini di Guerra. Rientrato in Italia, ideò e pianificò le operazioni “BO.G.1” e “Beta”, dirette contro l’aeroporto ed il porto di Bona ed interrotte poi per difficoltà tecniche; al rientro da quest’ultima operazione avrebbe trovato la morte a La Galite (Tunisi) nel mitragliamento aereo di cui la nave appoggio Cefalo, sulla quale si trovava imbarcato, fu oggetto.
Grandi nomi di sicilia / Il suo gesto eroico
Resta però inossidabile nel ricordo la notte che lo coinvolse il 16 ottobre 1940. Nel corso di una missione al largo dell’isola di Madera, Todaro affondò con il cannone il piroscafo nemico belga Kabalo. Dopo aver effettuato l’affondamento, Todaro accostò e raccolse i ventisei naufraghi nemici della nave e li rimorchiò su di una zattera per quattro giorni. Quando la zattera spezzò il cavo di rimorchio, Todaro non esitò ad ospitare i naufraghi sul sommergibile fino a sbarcarli, incolumi, sulla costa delle isole Azzorre.
Lo straordinario comportamento di Salvatore Todaro non sarebbe, però, stato apprezzato dal comandante in capo dei sommergibilisti tedeschi, l’ammiraglio Karl Dönitz, che lo avrebbe criticato aspramente. Il nazista ricordò a tutti i militari italiani che “si stava combattendo una guerra e non una crociata missionaria”. Todaro rispose alle critiche mosse, con una frase, riportata da molte fonti e mai smentita, rimasta celebre nella storia della nostra Marina. “Gli altri non hanno, come me, duemila anni di civiltà sulle spalle!”.
Il comandante Todaro avrebbe continuato le sue azioni epiche nell’Atlantico: il 5 gennaio 1941, tra le Canarie e l’Africa, il Cappellini affondava, sempre utilizzando il cannone della torretta, il piroscafo armato inglese “Shakespeare”. Anche in questo caso, il comandante raccoglieva 22 nemici superstiti, alcuni gravemente feriti, ponendoli in salvo sull’isola di Capo Verde. Amava dire “Io combatto una guerra contro le macchine, non contro gli uomini”.
Salvatore Todaro / La storia del comandante in televisione
Comandante è il film diretto da Edoardo De Angelis e scritto dallo stesso regista insieme a Sandro Veronesi, con protagonista Pierfrancesco Favino nel ruolo di Salvatore Todaro. Le pellicola su questo leggendario eroe italiano dei mari, uscirà nelle sale cinematografiche nella seconda metà del 2023. Per rendere ancora più realistica la storia, è stato ricostruito in ogni dettaglio il sommergibile Cappellini del 1940. Lungo 73 metri per 70 tonnellate di acciaio, è stato ricreato a partire dai progetti trovati nell’Ufficio Storico della Marina Militare.
Il film è tratto dal romanzo scritto da Bompiani: la trama vede protagonista Salvatore Todaro, che affonda il ferro delle navi nemiche senza paura. Ma il nemico inerme non è più nemico, è solo un altro uomo che va salvato. Perchè l’essere umano davvero forte è quello capace di tendere la mano al debole. Salvatore conosceva le leggi eterne che governano il cielo e il mare e sapeva che sono superiori a qualunque altra legge. Qualcuno oggi, tra mare, porti e istituzioni italiane, sembra avere dimenticato 2000 anni di civiltà che uomini simili ci hanno tramandato.
Clara Privato