Grégoire Ahongbonon rientra di diritto nella categoria del “solo i grandi cambiano il mondo”. È il fondatore di un’associazione che si occupa di aiutare e sostenere le persone che tra i vari paesi africani soffrono di disturbi e malattie mentali. Per la sua attività e il suo spirito altruistico, è stato insignito di numerosi premi e riconoscimenti sia in Europa sia negli Stati Uniti. Ahongbonon è nato nel 1953 a Ketoukpe, un piccolo villaggio del Benin al confine con la Nigeria. Nel 1971 senza aver frequentato la scuola, a meno di vent’anni, si trasferisce a Bouaké in Costa d’Avorio. Inizia a lavorare come riparatore di pneumatici, ma non impiega molto a cambiare attività. Dopo l’esperienza da gommista, apre un’agenzia di taxi.
Questa all’inizio sembra essere una svolta positiva della sua vita, ma come molte cose ha un apice e un disastroso crollo. Se dapprima l’attività riusciva a fruttare molto, per svariati fattori l’esperienza diviene più negativa che altro. Inspiegabilmente e repentinamente si ritrovò sul lastrico. Il fallimento e la completa distruzione della sua carriera lo fanno cadere in un turbine di depressione e pensieri introspettivi che, come talvolta accade, comportano anche l’affacciarsi di pensieri suicidi. Non a caso, la perdita del lavoro da parte del “capo famiglia” nella società patriarcale in cui viviamo è una delle cause maggiori di suicidi fra gli uomini adulti. Senza stabilità economica, Grégoire non vede la luce in fondo al tunnel per lui e per la sua famiglia, cioè per moglie e cinque figli.
Grègoire Ahongbonon, la luce nella fede
Solo dopo un tentativo fallito di suicidio, Grégoire decide di riprendere in mano la sua vita. Nel 1982, sotto consiglio del suo padre spirituale Joseph Pasquier, si reca a Gerusalemme. È grazie a questo viaggio che si riavvicina alla fede e alla spiritualità, prendendo il meglio da entrambe. Una specifica omelia colpisce Grégoire nel profondo “Ogni cristiano costruisce la Chiesa portando la sua pietra.”
Lui finalmente, tornato dal viaggio, capisce quale sia la pietra che deve portare per rendere attiva la sua fede. La sorte ha voluto che proprio tornando da questo viaggio abbia incontrato il primo malato. Nella periferia di Bouaké incontra Étienne, infermo di mente, che vaga nudo e abbandonato da tutti. In lui coglie la presenza di Gesù e se ne prende cura. L’uomo vagava in cerca di cibo e Grégoire mette in pratica fondamento stesso del messaggio cristiano: “ama il prossimo tuo come te stesso”. Accoglie l’uomo e lo aiuta nell’arduo percorso che le persone affette delle malattie mentali sono costrette a seguire.
Le malattie mentali in Africa
Spesso si parla malattie, disturbi e sanità mentale in Occidente. Ma se la narrativa acquisisce toni negativi qui, non c’è da stupirsi che in Africa, specialmente nel contesto di quaranta anni fa, la questione non avesse molta più rilevanza. Era convinzione locale che le malattie mentali non fossero altro che spiriti maligni. Ciò che emerge dalle storie tramandate negli anni e dai racconti dei malati è che il trattamento a loro riservato è quello dei veri e propri “indemoniati”. La percezione è che la malattia non sia tale, bensì sia alla stregua di una possessione sovrumana. Nonostante la strada per la comprensione e la cura delle malattie mentali sia ancora lunga, la scienza medica dimostra come solitamente non si tratta di nulla di extra-terrestre o legato a culti religiosi.
Per far fronte a questa situazione, ormai da 35 anni Grégoire Ahongbonon ha dato il via ad un progetto di aiuto e sostegno per i malati psichici. Questi sono ospitati e curati gratuitamente tra Costa D’Avorio, Togo, Benin, Burkina Faso e altre nazioni africane. Nel 1994 ha fondato l’associazione “Saint Camille de Lellis“, grazie alla quale ha aiutato decine di migliaia di malati psichiatrici, restituendo loro una vita dignitosa. Grégoire ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti sia in Europa sia negli Stati Uniti. La sua testimonianza ha superato i confini degli Stati africani e i centri di psichiatria occidentali sono stati sfidati e si sono interrogati sulle storie di rinascita umana che continuano a contraddistinguere l’opera della Saint Camille.
Vittoria Grasso