Guerra / Come fermare la finanza e l’industria degli armamenti?

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Guerra finanza armamenti

La finanza agli armamenti, soprattutto durante una guerra, è qualcosa di cui si deve parlare. Infatti, il rapporto tra le istituzioni finanziarie e le aziende del settore militare è da tempo oggetto di attenzione da parte della società civile internazionale. In particolare delle associazioni che si prefiggono un controllo attivo sulla produzione e sul commercio dei sistemi militari. O anche solo di maggior trasparenza sulle attività dell’industria militare o, più semplicemente, per prevenire esportazioni di armi che possano esseri utilizzate per la repressione interna, l’aggressione internazionale o contribuire all’instabilità regionale.

Guerra / Fermare l’industria della finanza degli armamenti

La storia ci insegna che la guerra non è mai una soluzione. E ci insegna anche che le conseguenze non si limitano ai disastri sul campo, ma durano per decenni. Col senno di poi possiamo dire che gli interventi di prevenzione o pacificazione hanno un costo economico e sociale molto più basso per la collettività. “La guerra si nutre da sola”, ci insegna lo storico Tito Livio ed tragicamente attuale. L’autofagia dei conflitti armati si può fermare con il coraggio di non girarsi dall’altra parte e di scegliere azioni concrete per favorire la pace. Ed è proprio da oltre 20 anni che Banca Etica ed Etica Sgr portano avanti questa missione.

Guerra finanza armamenti

La corsa agli armamenti  previene i conflitti? 

L’Italia nel 2019 (dati SIPRI) ha destinato alle spese militari 24 miliardi di euro, l’1,4% del PIL. Nel 2021 la spesa è aumentata arrivando a 25,8 miliardi, equivalenti a 68 milioni al giorno mentre le previsioni per il 2022 indicano che la spesa arriverà a 104 milioni al giorno, equivalenti a 38 miliardi l’anno, ovvero il 2% del PIL italiano. Alle radici di questo obiettivo un accordo informale del 2006 tra i Ministri della Difesa dei Paesi Nato.

Proposte finanziarie possibili: il modello Etica SGR

Desta curiosità l’originale pratica finanziaria del Gruppo Banca Popolare Etica. Si fonda da sempre sulla consapevolezza che la corsa agli armamenti possa danneggiare ogni aspetto della vita umana. Per questo, il fondo di investimento Etica Sgr, del quale Banca Etica è proprietaria per il 51%, cerca quotidianamente di tradurre in un valore misurabile il suo rifiuto della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Ecco perché i fondi Etica Sgr rifiutano ogni investimento in società che hanno a che fare con la produzione e il commercio di armamenti. La selezione alla base degli investimenti dei fondi di Etica Sgr esclude anche titoli di stato di paesi che prevedono la pena di morte, che non garantiscono le libertà civili, la libertà di stampa e i diritti politici. È escluso anche il settore estrattivo di fonti fossili.

Gli investimenti etici generano sviluppo sostenibile e depotenziano l’industria bellica

Non è un caso che i fondi etici di Etica SGR non investono in aziende russe e bielorusse, così come nei titoli di stato di questi due paesi. Evidenziamo anche che, ad oggi, è sospeso l’investimento dei fondi in titoli appartenenti al settore finanziario fortemente impattato dalla volatilità di questi giorni. Questo fa sì che le maggiori banche esposte sulla Russia non siano presenti nell’universo investibile dei fondi di Etica Sgr. La finanza etica mette al centro dell’attività economica e finanziaria le persone e il Pianeta e agisce sempre con l’obiettivo di riformulare i fini e i mezzi della finanza per creare un valore economico che promuova il bene comune e collabori a costruire un futuro di tutti e per tutti.

                                                                                               Giorgia Fichera

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