Harvey Weinstein / I 5 anni del #MeToo e un secondo processo

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Sono passati cinque anni dallo scandalo che tutti ricordiamo del processo ad Harvey Weinstein, accusato di violenze sessuali non consensuali e abusi perpetrati dall’industria dell’intrattenimento. Un’ondata di denunce coraggiose, molte delle quali rimbalzate nelle pagine di cronaca, fatte da donne e uomini che hanno contribuito a minare un sistema consolidato di potere, molestie e violenze. In risposta nacquero due movimenti: il #MeToo e Time’s Up.

Si apre a Los Angeles il nuovo processo 

Cinque anni fa, la storia che era stata a lungo sussurrata sui set cinematografici e televisivi, è diventata finalmente pubblica. Una serie di articoli bomba hanno rivelato che Harvey Weinstein ha molestato e aggredito dozzine di donne per decenni e ha usato il suo potere per costringerle al silenzio. La caduta di Weinstein è stata la miccia che ha acceso una rivoluzione. Quello sconvolgimento ha cambiato le cose in meglio e la cultura è cambiata per sempre. “Il sistema legale non è sempre al passo con la società“, afferma l’attrice e attivista americana Caitlin Dulany.

Durante questo secondo processo il produttore è attualmente condannato per una serie di accuse completamente nuove, separate dal precedente processo di New York che ha messo il magnate del cinema dietro le sbarre per 23 all’inizio del 2020. A Los Angeles, adesso dovrà affrontare 11 capi di imputazione per stupro e violenza sessuale derivanti dalle accuse di cinque presunte vittime. Ma l’inchiesta si allarga, coinvolgendo altri Paesi e altri potenti. Alcuni sono sotto processo, altri sono spariti dalle scene. C’è anche chi ha dimostrato la propria innocenza. Weinstein continua a fare appello contro la sua condanna e si prepara a difendersi da ulteriori accuse di aggressione contro di lui questa volta provenienti dal Regno Unito. 

Mel Gibson testimonierà contro Weinstein 

L’industria dell’intrattenimento ha ancora molta strada da fare al fine di districare una complessa rete di decenni di comportamenti scorretti. In un’interessante svolta di eventi, la lotta per il cambiamento iniziata quasi cinque anni fa sarà nuovamente contestata nelle aule di tribunale di tutta l’America nelle prossime settimane a cui prenderà parte Harvey Weinstein. I casi di violenza sessuale dimostrano il lento arco della giustizia e i molti ritardi e deviazioni che possono essere necessari per ottenere progressi significativi.

Mel Gibson, secondo quanto riportato dal New York Times, sarebbe in procinto di testimoniare contro Harvey Weinstein nel processo per abusi sessuali che avrà luogo a Los Angeles. In totale, quasi 90 donne, tra cui Angelina Jolie, Gwyneth Paltrow e Salma Hayek, hanno accusato Weinstein di molestie o aggressioni. Questa volta, a testimoniare contro l’ex patron della Miramax ci sarà anche un’attrice e modella italiana. Ribattezzata “Jane Doe 1” in quanto anonima, ha raccontato di essere stata vittima di Weinstein nel febbraio 2013: come riporta l’Ansa, la donna sarebbe stata aggredita da Weinstein in un hotel di Beverly Hills e sarebbe stata “afferrata per i capelli e costretta a fare cose che non avrebbe voluto fare”.

#MeToo, il movimento femminista che ha stravolto il mondo 

In cinque anni, il #MeToo, l’epocale movimento di denuncia delle molestie sessuali,  ha cambiato quasi tutto, quasi tutti, e prima d’ogni cosa sé stesso. Ha riformulato il femminismo, la politica e sovvertito i criteri della complessità. È stato giustizialista, femminista, collettivista, fluido e queer. Aprendo una voragine e poi un varco. Ha ridefinito e ridiscusso potere, consenso, seduzione. Amore, violenza, vergogna, la colpa, responsabilità, testimonianza e sopratutto solidarietà. Il Premio Nobel per la letteratura è stato assegnato quest’anno ad Annie Ernaux, i cui ritratti acuti e strazianti della vita quotidiana, della classe e della società francese stanno riscuotendo un grande interesse in tutto il mondo.

La Ernaux ritiene che la battaglia delle donne per la parità di diritti sia progredita negli ultimi anni, ma non sia ancora finita. Un decennio fa, temeva un ritorno a una visione tradizionale, il femminismo era una parola sporca, e poi è arrivato il #MeToo. La gente diceva che era come se fosse spuntato dal nulla, ma non è vero. C’era un’intera generazione di donne ventenni la cui visione del privilegio maschile era cambiata. La politica è “inseparabile dalla scrittura”, ritiene. Per anni ha pensato che, se fosse riuscita a scrivere, avrebbe potuto in qualche modo “vendicare” la sua gente, la sua posizione sociale.
Harvey Weinstein accusato movimento MeToo

La crisi di Time’s Up 

Per molte delle persone coinvolte nella vicenda, Time’s Up è stata la maggiore promessa mancata. Partito con un grande slancio si è imbattuta in conflitti di interesse e scandali che ne hanno offuscato l’obiettivo. Non è mai riuscito ad andare oltre il glamour, partito con l’incredibile supporto di tutte le star che ai Golden Globes del 2018 indossarono un abito nero prima fra tutte Oprah Winfrey. Il movimento #MeToo ha subito anche un duro colpo d’immagine col processo intentato contro Johnny Depp che ha visto la ex moglie Amber Heard condannata a pagare un risarcimento di oltre 10 milioni di dollari per diffamazione.

Contemporaneamente anche l’intero movimento Time’s Up, strutturato in funzione anti-molestie, è di fatto imploso per essersi fatto carico anche di cause deboli e poco dimostrabili in tribunale, che ne hanno prosciugato i fondi. Time’s Up ha contribuito a diffondere la sensibilità sul tema, coinvolgendo gran parte dello star system e portando visibilità. Ad oggi il movimento delle donne è molto più esteso della singola organizzazione, ha affermato la compositrice Nomi Abadi, una vittima. Ha poi sottolineato come siano tante le persone che ancora lavorano per prevenire le molestie sessuali.

Giuliana Aglio

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