Lockdown, distanziamento sociale, voglia di andare avanti, sono espressioni che ormai caratterizzano fortemente il nostro vivere di oggi. Una società che correva in spalle al progresso, che avanzava inarrestabilmente grazie a scoperte ed invenzioni sensazionali, che sembrava invincibile e che spesso ha creduto di potersi quasi sostituire a Dio, d’un tratto ha frenato il suo corso bruscamente.
Oggi il mondo sembra quasi cristallizzato in un’immagine globale di sofferenza, paura, incertezza del domani e ci sembra quasi di ritrovarci all’interno di una delle tele del pittore Edward Hopper, maestro del realismo americano della prima metà del Novecento, le cui atmosfere tanto struggenti quanto poetiche oggi appaiono più che mai attuali.
Esattamente come siamo tutti noi adesso, tra voglia di andare avanti, incomunicabilità e solitudine, nei suoi dipinti l’uomo viene ritratto da solo o accanto a persone raffigurate come universi a sé stanti, assorte e con lo sguardo smarrito nel vuoto.
Anche quando ha dipinto più di una figura, si è limitato ad accostare pochi personaggi che, pur essendo vicini non interagiscono tra loro; sono vicini, infatti, solo fisicamente ma con la mente molto distanti, come isole, una accanto all’altro ma pur sempre isole.
Così come anche adesso, nella società attuale, dove è diventato difficile trovare il proprio posto perché la pandemia globale si è trasformata in una pandemia “sociale”, dove il contatto umano da sempre fattore di benessere è divenuto adesso un fattore divisivo perché potenzialmente letale e il distanziamento sociale non è più una scelta ma un’imposizione.
Questo interessante e quanto mai azzeccato accostamento, ci permetterà sicuramente di apprezzare l’evento che si aprirà a breve e ci renderà attenti alla peculiarità del talento artistico degli autori che ne fanno parte.
Da oggi, 1 dicembre al 28 febbraio 2021 sarà fruibile, infatti, in modalità virtuale su Photology Online Gallery (http://www.photology.com/photology-online-gallery) la mostra “HOPPERIANA. Social distancing before Covid-19”.
Ciò che ha sempre affascinato dei quadri di Hopper – spiega una nota di stampa – è il taglio fotografico delle sue inquadrature, laddove luci a volte taglienti e fredde, altre soffuse e morbide, definiscono composizioni geometrizzanti in cui gli elementi scenici si stagliano come su un grande palco davanti a una platea vuota, e l’angolatura spesso diagonale contribuisce a creare un senso di artificialità, dando la sensazione di un’istantanea fotografica. Questo lo ha portato a divenire un’imprescindibile icona dell’arte contemporanea e ispirazione per moltissimi artisti, tra cui i fotografi Luca Campigotto, Gregory Crewdson, Franco Fontana e Richard Tuschman, protagonisti della citata mostra.
Come nella prima tappa di Milano nel 2014 e quella di Noto nel 2016, in “Hopperiana” – spiega ancora il comunicato stampa – i fotografi reinterpretano il silenzio e la solitudine delle tele di Hopper che racconta la malinconia e la noia della società americana degli anni Cinquanta, giunta al massimo del suo sviluppo tecnologico ed economico, ma costretta dagli eventi a porre un freno al suo inarrestabile avanzamento e a fermarsi per una riflessione introspettiva: un racconto visivo della contemporaneità, con i suoi non-luoghi abitati da figure a metà tra l’uomo e il manichino e le sue atmosfere solitarie e pacate. Sia che si trattasse di interni domestici che di scenografie urbane o di certi paesaggi di Cape Cod, Hopper è riuscito a comunicare un forte senso di inquietudine o di calma interiore che si riflette negli sguardi di donne e uomini sospesi tra la volontà di vivere e l’incapacità di esistere, in attesa di qualcosa che sembra tardi ad arrivare.
Ognuno degli autori in mostra, ovvero i fotografi, costruiscono i propri “set” ricreando lo stesso pathos che è pregnante nei lavori del pittore utilizzando il suo stesso filtro visivo, rielaborato in maniera personale, e trasformandolo in opere fotografiche fortemente destabilizzanti che rievocano la stessa coltre di surrealtà che si è posata sul presente di ognuno di noi.
Grazie a Photology, dunque, che ha deciso di implementare il concetto di galleria come spazio fisico con la creazione della nuova realtà virtuale di Photology Online Gallery, un pubblico sempre più ampio avrà la possibilità di ammirare e acquistare le diverse opere fotografiche e non solo.
La piattaforma 3D, disponibile dallo scorso 2 settembre, con un sistema di navigazione semplice e intuitivo permette agli utenti di muoversi all’interno di uno spazio virtuale e del tutto realistico allo stesso tempo. I lavori esposti possono essere ingranditi, guardati nei dettagli e visti da varie angolazioni. Inoltre, i testi, i contributi video e gli apparati informativi sono inseriti nel contesto espositivo per una omogeneità di informazione.
Nel caso di interesse per una visione live privata delle singole opere, vi è la possibilità di fissare appuntamenti specifici accordandosi direttamente con un team di specialisti nelle principali città italiane.
Cristiana Zingarino