Il direttore Paolo Bustaffa nel 25° del Sir: fedele a Dio, all’uomo, alla Chiesa e alla Città

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“Vorremmo, per quanto ci riguarda, essere giudicati e verificati sull’obiettività, sul rigore del linguaggio, sulla documentazione, sull’attenzione alle cause e ai risvolti dell’avvenimento religioso piuttosto che sulla sua strumentale, brillante ed effimera utilizzazione per la curiosità del momento…”.
È un passo dell’editoriale del primo numero del Sir, Servizio Informazione Religiosa, pubblicato il 13 gennaio 1989. Da allora, considerando il tempo della progettazione e delle prove, sono trascorsi 25 anni.
Un quarto di secolo.
Il pensiero e l’impegno di questa Agenzia, radicata nella storia e nella vita delle quasi 190 testate del territorio riunite nella Federazione italiana settimanali cattolici, si sono snodati nel tempo con la volontà professionale di cogliere le molte sfide che, a volte con impeto, si sono presentate sia sul terreno dei contenuti sia su quello delle tecnologie: non a caso il Sir è stato, alla fine del 1994, tra i primi media cattolici a entrare in Internet.
L’intuizione iniziale, diventata stile permanente, di mettere in comunicazione la testimonianza e la responsabilità delle Chiese locali con la testimonianza e la responsabilità di sintesi della Conferenza episcopale italiana, ha consentito e consente di offrire un’informazione originale e in grado di mostrare la bellezza e la grandezza dell’unità nella diversità.
Sir ha camminato con la volontà di ascoltare, pensare e raccontare una Chiesa che ha scelto di stare con amore e con il suo contributo specifico di pensiero dentro la storia del territorio e, insieme, dentro la storia dell’Europa e di tutto il mondo. Un percorso professionale laico nel soffio del Concilio.
Così non è mai mancata in questa esperienza una costante attenzione ai media non cattolici: l’invito di Benedetto XVI a “costruire ponti di comunicazione e comprensione tra la realtà ecclesiale e l’opinione pubblica” è stato letto a questo riguardo anche come conferma della bontà di una scelta e di uno stile critico-dialogico.
Dopo 25 anni “senza presunzione, con realistico senso dei nostri limiti ma con concreta determinazione, il Sir – arricchito da nuovi servizi tra i quali Sir Quotidiano e Sir Europa e rafforzato da una crescente presenza nel digitale – vuole dare il suo contributo concreto a spogliare l’informazione religiosa da quei modelli riduttivi che la selezionano, la divulgano, la interpretano con un’ottica esclusivamente ideologica, politica e partitica”.
Non c’è bisogno di scrivere quanto sia impegnativo il compito indicato nell’editoriale del primo numero ma più che mai se ne avverte l’importanza e l’urgenza.
Se ne avverte anche il fascino grazie all’immagine del Cortile dei gentili dove fede e ragione si confrontano nel comune e appassionato desiderio, scritto nella coscienza di ogni uomo e di ogni donna, di cercare e d’incontrare la verità.
E questo certamente può avvenire anche nei media di diversa ispirazione, siano essi antichi o nuovi, purché la parte scelta sia quella di un’informazione pensata e che aiuti a pensare: un obiettivo a cui tendere non certo con presunzione ma con inquietudine, umiltà e qualità.
Sono questi i tre pilastri della professionalità che il Sir ha scelto e con la quale ogni giorno è chiamato a misurarsi nel torrentizio scorrere di fatti, problemi e idee.
Un quarto di secolo dal primo editoriale Sir.
È bello, per chi scrive, ricordare alcune righe di Giuseppe Cacciami, uno dei padri fondatori dell’Agenzia: “Ci pare di poter dire che le tappe del ruolino di marcia che ci eravamo prefisse e che definivamo ‘punto di partenza’ non sono state disattese o sostituite, e soprattutto hanno costituito il tessuto interiore di tutta questa lunga fatica. Lo diciamo non per stupide voglie celebrative ma soltanto per sottolineare che la fedeltà al ‘punto di partenza’ è stata per noi il gesto obiettivo e fraterno con cui abbiamo cercato di rispettare il patto leale fatto con i nostri lettori e fruitori”.
Sir è arrivato al 25° anno, lo attendono altre mete. Resta chiaro e fermo il “punto di partenza”, cioè una fedeltà pensata e pensante. Una fedeltà, declinata con rigore professionale, a Dio e all’Uomo, alla Chiesa e alla Città”.

Paolo Bustaffa

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