I guadagni leciti sono perciò stesso morali?

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Le parole di un ricco che lamenta mancati pagamenti sono sempre stonate anche se vengono da un’atleta giovane come la Pellegrini.  Lei sostiene di indexaver ricavato poco dalle sue vittorie mondiali, la Federazione replica piccata di averle versato oltre 700.000 € in premi e indennità varie. La querelle si è chiusa presto, a nessuno conveniva una polemica pubblica con toni puerili e troppi soldi in ballo. Tuttavia un paio di osservazioni ci sembrano lecite pur senza conoscere tutti i dettagli. Le fatiche e le vittorie sportive hanno dato alla nuotatrice una notorietà indubbia, è una delle atlete italiane più note. Questa fama sudata si traduce in denaro sonante ben oltre i premi dati a lei e alla sua società che glieli farà tornare. Infatti interviste, partecipazioni ad eventi, spot pubblicitari e quant’altro, tutto legale e lecito, fanno di lei una donna privilegiata. E’ indubbio che queste vittorie così prolungate inducono molti giovani a seguire questa pratica sportiva ed è doveroso che la Federazione riconosca in modo tangibile la sua riconoscenza. Anche il lustro ricavato da questa eccellenza può essere in qualche modo compensato: non diciamo che una corona d’alloro potrebbe bastare, ma visto che già tanto è stato concesso una ciliegina potrebbe bastare. Questo vale per tutti gli atleti e il problema di fondo è sempre lo stesso: i guadagni leciti sono perciò stesso morali? Anche in periodi di grande crisi economica?  Chi paga certi compensi ne ricava di maggiori, è certo, ma questa è una condotta etica? L’economia è una zona franca che può infrangere la morale senza danni? Un giovane golfista ha firmato un contratto da 250 milioni di euro, una cifra da bilancio nazionale, non da economia domestica: è questa la strada? Crediamo di no e non ce ne voglia Federica. I pessimi esempi che riceve da politici e imprenditori in materia di ingordigia le meritano le attenuanti.

Alessandra Distefano

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