In Italia, il cyberbullismo è un fenomeno sempre più dilagante. Secondo una recentissima ricerca del Save the Children, gli strumenti privilegiati sarebbero i social network. Il metodo è il seguente: la vittima viene colpita attraverso la diffusione di foto ed immagini offensive o addirittura creando gruppi. Si rubano mail, profili, sms privati per poi renderli pubblici. Le vittime stimate oscillano sui 4 milioni di ragazzi, con prevalenza del gentil sesso. I luoghi privilegiati? Tanti, troppi: considerati la quantità dei luoghi colpiti,quali: scuola, parchi, campetti, che finiscono con il non lasciare più spazio al soggetto colpito. Gli insulti e le persecuzioni fanno riferimento all’aspetto fisico, estrazione sociale, orientamento religioso. Gli effetti sono devastanti. Possono indurre la vittima ad una forte depressione per la mancanza di autostima per sfociare finanche al suicidio.
Dal Censis ed Eurispes emerge che il 50% delle famiglie italiane si accorge di episodi di bullismo. Infatti, la classe sembra essere il luogo privilegiato.
Quando si parla di “questa orribile creatura” intendiamo qualcosa, che si esplica con l’offesa, l’esclusione dal gruppo per giungere ad episodi di violenza.
C’è forse una considerazione nuova verso un ingrediente primitivo come la socialità? Forse la tecnologia veste di nuovo la violenza di vecchio stampo o ne genera una forma più evoluta, il cyberbullismo? Ebbene sì, considerato che le aggressioni si effettuano tramite attrezzature elettroniche. A differenza del bullismo tradizionale, ci spiega una pedagogista che opera da molti anni nella scuola, il cyber bullismo si può espletare in qualsivoglia momento, usufruendo di una velocità di diffusione impressionante e tutto ciò non fa altro che compromettere sempre più la sensibilità del soggetto oppresso.
In questa forma emancipata di bullismo, troviamo il sexting, ci dice la dottoressa, ovvero immagini e video a sfondo sessuale. I mezzi per osteggiare tale fenomeno sono ancora pochi- aggiunge- il numero verde, siti e mail, troppo generici. Infatti, non vi è differenziazione per età, e ciò è basilare in un fenomeno del genere e così radicato. E poi … bisognerebbe evidenziare i lati oscuri dei social network anziché enfatizzarli, come si è soliti fare, e soprattutto puntare maggiormente su quelli che sono i “contenuti pedagogici dell’azione associativa, quale risposta al bullismo in generale e a qualsiasi forma di disgregazione, introducendo e massimizzando la figura professionale del pedagogista, e nell’attivare un lavoro di rete: scuola – famiglia.
Maria Pia Risa