I trapianti di cuore all’ospedale Ferrarotto di Catania: il dott. Carmelo Mignosa illustra le ultime tecnologie d’avanguardia

0
192

Torniamo all’Ospedale Ferrarotto per seguire da vicino i nuovi progressi  delle eccellenze siciliane in campo medico, che grazie alla formazione scientifica del  dottor Carmelo Mignosa ci pongono all’avanguardia al pari dei maggiori centri europei.

foto CCi troviamo nell’Unità Operativa del dipartimento cardiotoracicovascolascolare dei trapianti ed alte specialità e già al primo sguardo appare chiara, dalla frenesia con cui si muovono gli attori di questa grande macchina, l’importanza di ciò che si svolge in questi reparti.

–  Chi sono i pazienti di questa unità operativa?

“I nostri pazienti sono soggetti affetti da scompenso cardiaco grave, si tratta di una incapacità del cuore a supportare le esigenze metaboliche dell’organismo. Questa patologia, strettamente dipendente dall’aumento della vita media, è diventata tra le principali cause di ricovero ospedaliero in tutto il mondo. Parliamo di pazienti terminali che richiedono ricoveri in ambienti specialistici ed il trattamento della patologia è appunto il trapianto cardiaco.”

–  Per fare un trapianto ci deve essere un donatore, il che sappiamo essere complicato. Come si procede allora?

“Negli ultimi anni abbiamo osservato a livello mondiale una carenza di donazioni , non più sufficienti a soddisfare le richieste di trattamento che per contro sono invece in aumento. Già da qualche decennio tuttavia si sono affacciati nella pratica clinica dei sistemi di assistenza meccanica che stabilizzando le condizioni cliniche del paziente gli consentono una più sicura attesa di un organo da trapiantare, oppure diventano essi stessi il trattamento definitivo dello scompenso grave di cui è affetto.”

È grazie al suo arrivo che è stato possibile effettuare in questo centro tali interventi, da quanti anni ci lavorate?

“Si, io dopo un periodo di training in Inghilterra ed in Australia, ho partecipato all’avvio del programma di cardiochirurgia dell’ospedale San Camillo di Roma e poi sono arrivato in questo centro dove il programma è stato ripreso nel 2011. Nonostante le problematiche legate alla spending review, con il supporto della Direzione Aziendale, adesso è possibile offrire anche ai nostri pazienti questa strategia chirurgica di trattamento”

–  Che destino ha un paziente che ricorra ad assistenza meccanica?

“Il paziente superata la fase critica ospedaliera può riprendere una vita attiva, con le limitazioni legate alla presenza del device, che ha bisogno di alcune accortezze di gestione. E così inizia una fase più serena di attesa del cuore da trapiantare.”

–  Attualmente questo è il miglior traguardo della tecnologia scientifica in campo medico?

“ E’ un primo passo verso sistemi più sofisticati, l’obiettivo è la miniaturizzazione del device e la soluzione dei problemi legati all’alimentazione delle pompe stesse. Tale pratica non è ancora disponibile nel nostro ambito territoriale, ma ci stiamo attivando per far partire il periodo di training per il personale medico affinché si possa iniziare ad impiantare un moderno device detto” total artificial heart” che consentirà di sostituire in toto il cuore disfunzionante ed offrire quindi ai pazienti terminali una soluzione permanente ed alternativa al trapianto di cuore.”

Ci possiamo ritenere orgogliosi e fortunati di avere nella nostra provincia un simile centro all’avanguardia, dove si continua incessantemente a lavorare per essere sempre più allineati ai traguardi delle tecnologie mondiali.

Alessandra Distefano

Print Friendly, PDF & Email