Carissimi,
lascio la direzione de “La voce dell’ Jonio” e la responsabilità amministrativa della S.E.C., dalla quale mi sono anche dimesso. Amara e dolce nello stesso tempo, è questa una decisione da me da tempo presa e, a parte i miei 86 anni e passa, più che necessaria. È la legge della vita in ogni settore di attività. “La Voce dell’Jonio” (quante discussioni, allora, sul nome, sul formato, sulle pagine, sul colore etc., è nata nel 1958 (il primo numero porta la data 1/6/1958, testata in rosso, formato quotidiano a 8 pagine), è stato per me come un altro figlio – il settimo – che mi ha dato tante preoccupazioni, tanti dispiaceri, ma anche tante soddisfazioni, tanti insegnamenti e tante possibilità di fare del bene. Di tutto ringrazio il Signore. L’ho seguito, questo “figlio”, potrei dire, giorno e notte, ininterrottamente, senza mai abbandonarlo un istante; ora non mi resta che augurargli una nuova vita: più ricca, più bella, più attraente, più formativa, insomma una ulteriore crescita in tutti i sensi, per destare interesse e servire meglio la comunità diocesana. La gioia di un padre è quella di vedere i figli crescere bene con sempre buone prospettive future. Così è per me in questo momento “La Voce”. Ecco perché auguro di cuore che il giornale possa fare passi da gigante in tutti i settori, conservando però sempre lo scopo genuino della sua vita: informare per formare, combattere il male, diffondere il bene nella Diocesi di Acireale, e anche fuori di essa. Per me è stato un continuo apostolato, che ho cercato di vivere nel segno del “trinomio” della G.I.A.C. (Gioventù italiana di Azione cattolica): Preghiera, Azione, Sacrificio), cosciente anche delle possibili cattive figure e degli insuccessi cui sarei potuto incontro. Pensate un po’ alle tante cose belle scritte e fatte; ma anche a quelle spinose e cattivelle, alle critiche strane e maliziosette, agli incredibili ingiusti apprezzamenti…insomma al diavolo che non lascia mai in pace chi opera per il bene. Il tormento maggiore, però, è stato il quotidiano assillante problema economico, che mi ha fatto affrontare, insieme coi miei figli, tante spese utili e necessarie alla vita del giornale, sempre sostenute con denaro proprio. La somma non è indifferente; ma oggi la SEC non ha debiti con nessuno. Non abbiamo rimorsi; il nostro lavoro è stato fatto sempre con retta intenzione; se qualcuno avesse ricevuto dei dispiaceri, tramite il giornale, chiedo scusa: è colpa mia, come anche se il giornale ha dato meno di quanto poteva e doveva fare. Voglio invece evidenziare e sottolineare l’affetto, la costanza, il sacrificio e gli aiuti, con i quali è stato preparato e seguito il giornale da tanti e tanti amici, anche lontani, da tanti collaboratori generosi, vicini e non, e ringraziare dal profondo del cuore anche chi ci ha tirato le orecchie con buona intenzione, criticando giustamente certi aspetti e certi fatti per spingerci a far meglio. Mi sia consentito ringraziare tutti, amici e non. L’elenco sarebbe troppo lungo: per tutti, cito solo mia moglie che nei primi due anni (fin quando visse) mi fu di grandissimo aiuto e conforto, il sac. prof. Giovanni Raciti, che fu il primo consulente ecclesiastico, e l’on. Minerva Impalà, che partecipò alla festicciola del “battesimo” del primo numero, nella tipografia di via San Carlo. A proposito di tipografie, tra le tante, consideravamo come nostra, per lo stile di lavoro e l’ambiente familiare, quella del grande amico cav. Francesco Maugeri e poi del figlio, Gaetano. Un filiale devoto ringraziamento va ai vescovi, a cominciare da mons. Russo, e poi mons. Bacile, mons. Malandrino, mons. Gristina. Un ringraziamento particolare all’arcivescovo emerito di Messina, mons. Cannavò. Mentre fidiamo nella comprensione e nell’appoggio del nuovo Pastore, arcivescovo Pio Vigo.
Orazio Vecchio
Direttore de ‘La Voce dell’Jonio’