Sonia Mondin, 50 anni, di Cavaso (Treviso), prima donna al vertice del Movimento adulti scout cattolici in quasi 60 anni di storia. Il modello è lo “stile” di Papa Francesco. L’impegno? “Passare dalla riva del pensiero a quella dell’azione concreta, dallo star bene insieme all’apertura e alla corresponsabilità per il bene comune, dalle crisi e dalle paure alla costruzione di nuovi orizzonti di speranza”
“Dietro di me, avevo un armadio di soli pantaloni”. Usa una battuta, Sonia Mondin, per descriversi come un’eccezione assoluta nella sua associazione: 50 anni, di Cavaso (Treviso), è la prima donna al vertice del Movimento adulti scout cattolici (Masci) in quasi 60 anni di storia. Definisce la sua elezione come “una sorpresa”, rivelatrice di “un salto culturale”, e propone la “cultura del sorriso” come viatico per “un mondo migliore”. Il suo ruolo alla guida del Masci? “Non possiamo valorizzare le perle di una bella collana, se non c’è un filo che le tiene unite”, risponde Sonia: “E le nostre Regioni sono tante perle preziose: ognuna diversa dalle altre, alcune più isolate, altre con identità molto forti, a volte un po’ gelose l’una dell’altra. Ma con ago e filo, si può fare un’unica, preziosa collana”.
La prima donna a guidare un’associazione come il Masci: cosa significa questo traguardo?
“Indubbiamente la mia elezione costituisce una novità per il movimento, che però si è posto sempre l’obiettivo di andare controcorrente, sperimentando in molte realtà locali la ‘diarchia’ tra uomo e donna, oltre che la reciproca collaborazione e condivisione tra maschile e femminile. La differenza non può basarsi solo sull’essere uomo o essere donna: ognuno vale, prima di tutto, per ciò che è e ciò che sa dare. Se le donne hanno una peculiarità, è quella di saper fare più cose contemporaneamente. Anche la mia storia lo dimostra: sono una professionista, lavoro nella direzione finanziaria e amministrativa di un’azienda da 34 anni, ho due figli che con me portano tanta pazienza, sono a servizio del mio Comune come assessore alle politiche sociali fino al giugno del 2014. Di sicuro si prospettano per me sei mesi molto impegnativi, per una serie d’incombenze legate all’assessorato, ma per quanto riguarda il mio nuovo impegno associativo sono sicura di poter contare sul sostegno di tutti, a cominciare dal Consiglio e dal segretario nazionale. Da parte mia, posso assicurare che sarò la presidente di tutti, a prescindere da coloro che hanno sostenuto la mia candidatura. E sicuramente nominerò un vicepresidente uomo”.
Qual è l’identikit degli scout adulti, dopo il convegno di Bardonecchia?
“Usando una metafora, si può dire che abbiamo superato il ponte, abbiamo ritrovato parole nuove per parlarci. Prima di Bardonecchia, c’erano due modalità di vivere e pensare lo scoutismo, anche se si trattava di una dialettica fisiologica per un movimento come il nostro. Ora gli spigoli si stanno già smussando, e la voglia di fare cose assieme è tanta. C’era necessità di ridare un giusto ordine alle cose: la nostra associazione si articola in comunità nelle varie Regioni, che esprimono una bella e variegata modalità di espressioni, per incarnare lo scoutismo nella modalità adulta. Per il futuro, il Masci intende qualificarsi sempre di più soprattutto nei percorsi formativi, attraverso momenti qualificati di formazione per gli adulti”.
Quali sono le priorità della sua presidenza?
“Per sintetizzarle con uno slogan: meno parole e più sorrisi. Il modello è lo ‘stile’ di Papa Francesco, improntato a una forte empatia con la gente. Rimanendo nella metafora del ponte, l’impegno del Masci vuole essere quello a passare dalla riva del pensiero a quella dell’azione concreta, dalle dinamiche centralistiche al protagonismo della comunità, dallo star bene insieme all’apertura e alla corresponsabilità per il bene comune, dalle crisi e dalle paure alla costruzione di nuovi orizzonti di speranza. Una lista di priorità, questa, che parte dalla necessità di recuperare il senso profondo delle relazioni, all’interno e all’esterno, e di tessere rapporti costruttivi con le altre associazioni – a cominciare dallo scoutismo giovanile – con umiltà, grande capacità di ascolto e di servizio. Ancora una volta, ci viene in aiuto Papa Francesco, quando ci invita a vivere la cose con un po’ più di ‘leggerezza’. Anche il nostro fondatore, Baden Powell, non prendeva mai le cose troppo sul serio: diceva che la vita è un gioco e il mondo un campo da gioco. Facendo servizio nella nostra tratta verso Lourdes, ho imparato dagli adulti gravemente disabili che si può servire anche con un sorriso”. Persona, creato e città sono tre “parole chiave” per il Masci: come declinarle oggi?
“Si tratta di tre parole che fanno parte del nostro metodo, e che rappresentano elementi da recuperare, nelle linee programmatiche che ci sono state consegnate dall’assemblea. L’impegno per la città, in particolare, richiama l’amore per la pòlis e la necessità di assumersi in proprio anche l’impegno politico: come associazione dobbiamo dire che ci siamo, che vogliamo esserci e partecipare. Per noi scout, inoltre, l’amore per la natura implica l’impegno per l’ambiente e la lotta per riconsegnare il creato che ci è stato donato alle generazioni future. C’è poi l’internazionalità: siamo sempre di più una società globalizzata, e il confronto con le persone che provengono da altri Paesi e situazioni è uno degli aspetti più belli dello scoutismo”.
La prima donna a guidare un’associazione come il Masci: cosa significa questo traguardo?
“Indubbiamente la mia elezione costituisce una novità per il movimento, che però si è posto sempre l’obiettivo di andare controcorrente, sperimentando in molte realtà locali la ‘diarchia’ tra uomo e donna, oltre che la reciproca collaborazione e condivisione tra maschile e femminile. La differenza non può basarsi solo sull’essere uomo o essere donna: ognuno vale, prima di tutto, per ciò che è e ciò che sa dare. Se le donne hanno una peculiarità, è quella di saper fare più cose contemporaneamente. Anche la mia storia lo dimostra: sono una professionista, lavoro nella direzione finanziaria e amministrativa di un’azienda da 34 anni, ho due figli che con me portano tanta pazienza, sono a servizio del mio Comune come assessore alle politiche sociali fino al giugno del 2014. Di sicuro si prospettano per me sei mesi molto impegnativi, per una serie d’incombenze legate all’assessorato, ma per quanto riguarda il mio nuovo impegno associativo sono sicura di poter contare sul sostegno di tutti, a cominciare dal Consiglio e dal segretario nazionale. Da parte mia, posso assicurare che sarò la presidente di tutti, a prescindere da coloro che hanno sostenuto la mia candidatura. E sicuramente nominerò un vicepresidente uomo”.
Qual è l’identikit degli scout adulti, dopo il convegno di Bardonecchia?
“Usando una metafora, si può dire che abbiamo superato il ponte, abbiamo ritrovato parole nuove per parlarci. Prima di Bardonecchia, c’erano due modalità di vivere e pensare lo scoutismo, anche se si trattava di una dialettica fisiologica per un movimento come il nostro. Ora gli spigoli si stanno già smussando, e la voglia di fare cose assieme è tanta. C’era necessità di ridare un giusto ordine alle cose: la nostra associazione si articola in comunità nelle varie Regioni, che esprimono una bella e variegata modalità di espressioni, per incarnare lo scoutismo nella modalità adulta. Per il futuro, il Masci intende qualificarsi sempre di più soprattutto nei percorsi formativi, attraverso momenti qualificati di formazione per gli adulti”.
Quali sono le priorità della sua presidenza?
“Per sintetizzarle con uno slogan: meno parole e più sorrisi. Il modello è lo ‘stile’ di Papa Francesco, improntato a una forte empatia con la gente. Rimanendo nella metafora del ponte, l’impegno del Masci vuole essere quello a passare dalla riva del pensiero a quella dell’azione concreta, dalle dinamiche centralistiche al protagonismo della comunità, dallo star bene insieme all’apertura e alla corresponsabilità per il bene comune, dalle crisi e dalle paure alla costruzione di nuovi orizzonti di speranza. Una lista di priorità, questa, che parte dalla necessità di recuperare il senso profondo delle relazioni, all’interno e all’esterno, e di tessere rapporti costruttivi con le altre associazioni – a cominciare dallo scoutismo giovanile – con umiltà, grande capacità di ascolto e di servizio. Ancora una volta, ci viene in aiuto Papa Francesco, quando ci invita a vivere la cose con un po’ più di ‘leggerezza’. Anche il nostro fondatore, Baden Powell, non prendeva mai le cose troppo sul serio: diceva che la vita è un gioco e il mondo un campo da gioco. Facendo servizio nella nostra tratta verso Lourdes, ho imparato dagli adulti gravemente disabili che si può servire anche con un sorriso”. Persona, creato e città sono tre “parole chiave” per il Masci: come declinarle oggi?
“Si tratta di tre parole che fanno parte del nostro metodo, e che rappresentano elementi da recuperare, nelle linee programmatiche che ci sono state consegnate dall’assemblea. L’impegno per la città, in particolare, richiama l’amore per la pòlis e la necessità di assumersi in proprio anche l’impegno politico: come associazione dobbiamo dire che ci siamo, che vogliamo esserci e partecipare. Per noi scout, inoltre, l’amore per la natura implica l’impegno per l’ambiente e la lotta per riconsegnare il creato che ci è stato donato alle generazioni future. C’è poi l’internazionalità: siamo sempre di più una società globalizzata, e il confronto con le persone che provengono da altri Paesi e situazioni è uno degli aspetti più belli dello scoutismo”.
M. Michela Nicolais