Il “metodo ignaziano” / Per mettere ordine nella propria vita

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Quarantadue anni fa, il 31 luglio 1973, Jorge Mario Bergoglio veniva eletto Provinciale dei gesuiti dell’Argentina. Allora come oggi, era la festa liturgica di sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù.metodo ignaziano

Il primo Papa gesuita della storia, anche una volta eletto al soglio di Pietro, non ha mai mancato di onorare la memoria del suo padre spirituale: l’anno scorso, nella chiesa madre dei Gesuiti a Roma erano presenti circa 300 suoi confratelli, oltre ad alcuni più stretti collaboratori laici e ai rappresentanti delle Congregazioni femminili di ispirazione ignaziana. Oggi a celebrare la Messa, nello stesso luogo del centro storico di Roma, è il padre generale, Adolfo Nicolas, che l’anno scorso ha salutato l’illustre ospite chiamandolo “nostro fratello Francesco”. Un anno fa, alla fine della celebrazione Papa Francesco ha pregato e ha acceso una lampada votiva davanti all’altare di sant’Ignazio, si è soffermato davanti all’immagine della Madonna della Strada e davanti all’altare di san Francesco Saverio, ha fatto una visita alla tomba del padre Pedro Arrupe, lasciando come omaggio un mazzo di fiori.

Piccole soste, piccoli gesti, ma molto significativi. Anche oggi, non è mancato un gesto speciale: la concessione dell’indulgenza plenaria ai pellegrini che si recano nei Santuari di Loyola e Manresa, in Spagna, durante la celebrazione del primo Anno giubilare del Cammino ignaziano.

Quello che – possiamo affermare con sicurezza – è ormai entrato nel cuore della platea sempre più vasta di fedeli del primo papa latinoamericano è il metodo ignaziano, che sotto il profilo della spiritualità si può sintetizzare nella parola “discernimento” e sotto il profilo del linguaggio si articola nell’organizzare le omelie e i discorsi attorno a tre punti fondamentali, approfonditi poi singolarmente. Un successo, questo, che sarebbe riduttivo misurare solo in termini mediatici, sulla base di facili slogan giornalistici: per sant’Ignazio, come per Francesco, il discernimento non è una tecnica, è un’arte. E il metodo ignaziano serve a mettere ordine nella propria vita per orientarla verso il bene: gli Esercizi insegnano a smascherare inganni, tentazioni, tranelli, a fare luce in quella battaglia che quotidianamente combattiamo tra il bene che vorremmo e il male che rischiamo di compiere.

“Quando un gesuita mette se stesso al centro e non Cristo, sbaglia”, ha detto senza mezzi termini il Papa un anno fa nella chiesa di Sant’Ignazio. Quando sentiamo parlare Francesco, tutti avvertiamo che bisogna imparare ad essere, come fa lui, “decentrati”. Solo così si può parlare e agire con “parresia” evangelica: la direzione spirituale, per sant’Ignazio di Loyola come per Francesco, è accompagnamento, sapienza che nasce dall’ascolto per trasformarsi poi in un confronto schietto.

 

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