“Possa la Comunità internazionale trovare soluzioni pacifiche alla difficile situazione in Libia”. Questo l’auspicio espresso da Papa Francesco in Piazza San Pietro, durante l’udienza del mercoledì, dopo l’invito “a pregare per i nostri fratelli egiziani che tre giorni fa sono stati uccisi in Libia per il solo fatto di essere cristiani” e la preghiera “per la pace in Medio Oriente e nel Nord Africa, ricordando tutti i defunti, i feriti e i profughi”.
Queste le parole del Papa che fanno seguito a quelle pronunciate ieri dal cardinale segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin: “Occorre intervenire presto, ma sotto l’ombrello Onu”. Parole scarne, sobrie, che non lasciano dubbi interpretativi: “Qualsiasi intervento di tipo armato sia sempre fatto secondo le norme della legalità internazionale”. Il richiamo alla legalità internazionale non è una generica invocazione. È piuttosto la presa in carico di una emergenza, al massimo livello internazionale di costruzione del consenso politico. La scelta di agire unilateralmente, pur in una situazione di gravissimo pericolo per le popolazioni coinvolte, non appare, agli occhi del Vaticano, una strada percorribile senza creare ulteriori ferite, lacerazioni e incomprensioni fra i grandi attori internazionali. L’ombrello Onu viene comunque valutato come lo strumento più idoneo a rendere possibile una ricostruzione della pace e della solidarietà tra le nazioni e i popoli, e all’interno degli stessi territori oggi sotto attacco.
Una linea, quella espressa dal Papa e dal suo principale collaboratore, che immaginiamo possa essere da Francesco confermata e rafforzata in occasione del suo discorso alla Nazioni Unite, previsto in occasione del suo viaggio negli Stati Uniti che si svolgerà a fine settembre. La “legalità internazionale” per essere tale e portare frutti non può che essere il frutto maturo del multilateralismo. In questa direzione, come molti osservatori internazionali sostengono, la provenienza di Papa Francesco dall’America Latina è un valore aggiunto sul piano geopolitico. Su di lui, infatti, non ci può essere alcun sospetto di eurocentrismo o di occidentalismo panamericano. La sua libertà è la migliore garanzia per i popoli e le nazioni. Tutti i popoli e tutte le nazioni.