Sono sei milioni i poveri assoluti in Italia, e tra le molte facce dell’indigenza prende sempre più corpo quella della povertà sanitaria che impedisce di sottoporsi a visite di controllo e test diagnostici, e non consente l’acquisto dei farmaci necessari. A raccogliere almeno in parte questo grido d’aiuto silenzioso (spesso taciuto o rivestito di dignitoso pudore) è la rete degli ambulatori sociali, nati alcuni anni fa – in un tempo che sembra ormai appartenere ad un’epoca remota – per assistere gli immigrati senza documenti, ma che dall’inizio della crisi vedono progressivamente aumentare i nostri connazionali: pensionati che non riescono a sostenere il costo dei ticket sanitari, disoccupati giovani e adulti, esodati, ragazze madri, famiglie monoreddito, padri separati, malati mentali. Gestiti da associazioni religiose e non, e portati avanti con il contributo di operatori volontari, sono soprattutto presenti nelle grandi città, ma anche in realtà di provincia, e forniscono cure essenziali e farmaci da banco indispensabili.
Sempre più italiani. “Restituzione” (dell’amore ricevuto da Dio) e “grembiule del servizio” (dall’immagine di don Tonino Bello, “la Chiesa in grembiule”) sono “i concetti guida dell’attività della Fondazione dei Fratelli di san Francesco d’Assisi, a Milano”, spiega fr. Clemente Moriggi, responsabile dell’Opera, all’interno della quale è attivo dal 2004 un poliambulatorio che offre prestazioni di base, specialistiche e odontoiatriche (queste ultime il 28% delle richieste). Dalle venti visite al giorno dei primi anni, oggi si sfiora la media delle 150 prestazioni quotidiane. Centotrenta medici, molti ex primari, vi lavorano a titolo gratuito, affiancati da decine di volontari. Tra il 2012 e il 2013 le richieste sono aumentate del 14%, e il 30% di queste viene da italiani, dice Silvia Furiosi, responsabile della comunicazione. I costi vengono coperti per lo più da donazioni private di fondazioni, banche, enti o singoli cittadini. Sempre a Milano è attivo dal 1989 il poliambulatorio del Centro di solidarietà san Martino dove operano otto medici volontari per una media di 800 visite l’anno, più della metà odontoiatriche. Difficile far fronte a tutte le richieste, spiegano, il 20% provenienti da italiani.
Avamposti di solidarietà. Significativo l’aumento degli italiani anche presso l’ambulatorio della Comunità di Sant’Egidio a Roma, attivo dal 2004, inserito all’interno del Centro di accoglienza di via Anicia e aperto tre giorni a settimana: il lunedì per gli stranieri, il martedì per gli italiani e il venerdì per i rom. Molto richieste le prestazioni odontoiatriche e i farmaci da banco, spiegano i responsabili. Nella capitale è attivo anche l’ambulatorio odontoiatrico dell’Associazione comboniana servizio emigranti e profughi (Acse), 20 dentisti, tutti volontari, e circa 2.500 prestazioni l’anno. Di “avamposto di solidarietà urbana” parla Giuseppe Teofili, responsabile della struttura, alla quale si rivolgono ormai anche molti italiani. È invece intitolato a Papa Francesco l’ambulatorio solidale realizzato da Unitalsi di Roma, Istituto di medicina solidale e dalla Fondazione banco farmaceutico di Roma. Inaugurato lo scorso 17 dicembre in occasione del compleanno del Pontefice, è dotato di numero verde: 800 062 026. Sempre a Roma, per iniziativa di Anteas, onlus nata per garantire assistenza gratuita a domicilio a pazienti in fase avanzata di malattia, è sorto a Centocelle il primo ambulatorio infermieristico sociale del Lazio rivolto a immigrati e anziani.
Prossimità con il territorio. Donne con bambini e famiglie monoreddito: questi invece i principali utenti dell’ambulatorio solidale “Insieme con il cuore”, aperto sei mesi fa a Frosinone dalle Acli in collaborazione con la Fondazione banco farmaceutico. La principale richiesta è di medicinali. Per il presidente delle Acli di Frosinone, Gianrico Rossi, intorno all’ambulatorio “si è sviluppato un grande movimento di solidarietà”. Un esempio per tutti: la raccolta di farmaci organizzata lo scorso 5 dicembre per iniziativa di una scuola cittadina. A Marghera (Venezia) è affollatissimo il poliambulatorio avviato nel dicembre 2010 da Emergency. Offerte prestazioni di medicina generale e specialistica, e un servizio di orientamento verso le strutture pubbliche, qualora se ne ravvisasse la necessità. “Lo spirito del poliambulatorio – si legge nella carta dei servizi – è di collaborazione e integrazione con il Sistema sanitario nazionale”. Dall’avvio a oggi sono 26.700 le prestazioni effettuate. Un mosaico d’iniziative, forse una goccia nell’oceano che però parla di prossimità e solidarietà con il territorio per contribuire al tentativo di garantire, anche a chi non ce la fa più, il diritto irrinunciabile alla salute.
Giovanna Pasqualin Traversa