“Fratelli tutti” è la Lettera Enciclica sulla fraternità e l’amicizia sociale, scritta da Papa Francesco e firmata il 3 ottobre scorso ad Assisi dallo stesso Pontefice.
Il titolo dell’Enciclica, Fratelli tutti, riprende un’espressione di san Francesco d’Assisi utilizzata per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo.
San Francesco d’Assisi – afferma il Papa – il Santo dell’amore fraterno, della semplicità e della gioia, che mi ha ispirato a scrivere l’Enciclica Laudato si’, nuovamente mi motiva a dedicare questa nuova Enciclica alla fraternità e all’amicizia sociale.
Il Poverello di Assisi infatti, non faceva la guerra dialettica imponendo dottrine, ma semplicemente testimoniava e comunicava l’amore di Dio, sentendosi fratello di tutto il Creato.
La fraternità universale e l’amicizia sociale sono state tra le preoccupazioni principali del Pontefice, facendo riferimento ad esse in diversi contesti e discorsi, fino a giungere ad esprimerle dettagliatamente ed ampiamente in questa preziosa Enciclica.
In Fratelli tutti, papa Francesco affronta con fermezza le diverse questioni sociali e i diversi ostacoli che impediscono il vivere pienamente la fratellanza esaminando i vari luoghi in cui si svolge la vita sociale dell’uomo: ambiti ecclesiali, politici, istituzionali, invitando ed insieme esortando l’uomo, le comunità, le istituzioni a non smarrire i valori principali, quali: il valore della vita, della libertà, della giustizia, della pace, dell’uguaglianza, della dignità umana, del rispetto del Creato, valori fondamentali questi che conducono all’etica della fraternità universale e dell’amicizia sociale.
Questo pensiero sulla fratellanza universale, papa Francesco lo spiega prendendo come fondamento biblico la parabola del buon samaritano ( Lc 10,25 – 37 ) affermando che: “Questa parabola è un’icona illuminante, capace di mettere in evidenza l’opzione di fondo che abbiamo bisogno di compiere per ricostruire questo mondo che ci dà pena. Davanti a tanto dolore, a tante ferite, l’unica via di uscita è essere come il buon samaritano. Ogni altra scelta conduce o dalla parte dei briganti oppure da quella di coloro che passarono accanto senza avere compassione del dolore dell’uomo ferito lungo la strada”.
In questa parabola, infatti, si rileva che il prossimo non è solo il vicino, cioè l’uomo accanto a te, ma prossimo è ogni uomo: chi decide di avvicinarsi, provare compassione, chinarsi sull’uomo ferito, gli diventa fratello.
Il Papa, spiegando la parabola, continua: ”Non c’è più distinzione tra abitante della Giudea e abitante della Samaria, non c’è sacerdote né commerciante; semplicemente ci sono due tipi di persone:quelle che si fanno carico del dolore e quelle che passano a distanza; quelle che si chinano riconoscendo l’uomo caduto e quelle che distolgono lo sguardo e affrettano il passo”.
“Fratelli tutti” invita i cristiani e ogni uomo di buona volontà, aperti e disponibili, a riflettere riguardo l’amore fraterno universale e l’amicizia sociale affinchè – scrive il Papa – “di fronte a diversi modi attuali di eliminare gli altri, siano in grado di reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole”.
L’enciclica, inoltre, invita ancora ad uscire fuori dai propri egoismi, dai propri tornaconti, dalle singole utilità per aprire lo sguardo sull’orizzonte sconfinato dell’umanità. Si ribadisce qui ancora l’appello del Papa di una Chiesa in uscita, una Chiesa che non attende con inerzia l’uomo che entri nel Tempio, ma che esca lei stessa a cercare l’uomo come il Buon Pastore che esce per andare a cercare la pecorella smarrita.
La Chiesa, scrive il Papa, ” ha un ruolo pubblico che non si esaurisce nelle sue attività di assistenza o di educazione ma che si adopera a promozione dell’uomo e della fraternità universale. Non aspira a competere per poteri terreni, bensì ad offrirsi come una famiglia tra le famiglie – questo è la Chiesa – aperta a testimoniare al mondo odierno la fede, la speranza e l’amore verso il Signore e verso coloro che Egli ama con predilezione. Una casa con le porte aperte. La Chiesa è una casa con le porte aperte, perché è madre. E come Maria, la Madre di Gesù, vogliamo essere una Chiesa che serve, che esce di casa, che esce dai suoi templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione”.
“Fratelli tutti” ricorda che “ciascuno di noi è chiamato ad essere un artigiano della pace, unendo e non dividendo, estinguendo l’odio e non conservandolo aprendo le vie del dialogo e non alzando nuovi muri”.
Un invito ed un’esortazione quindi, che porta l’uomo di oggi a vivere con audace coraggio il messaggio del Vangelo sapendo aprire il proprio sguardo sull’orizzonte sconfinato dell’umanità, senza chiudersi dentro i limitati e sicuri spazi di ciò che gli appartiene, ma sentendosi fratello di tutti per essere realmente uomini e donne che testimoniano la bellezza e il sapore dell’amore sapendosi chinare, fasciare e sentire compassione per ogni uomo ferito che s’incontra sulla strada.
Letizia Franzone