C’è un “tesoro prezioso” nel titolo dell’esortazione che il Papa ha consegnato all’Africa, in Benin, accolto festosamente da una moltitudine gioiosa. È “l’impegno dell’Africa per il Signore Gesù”. Perché, senza alcuna retorica, facile e scontata, “è una terra di speranza: autentici valori, capaci di ammaestrare il mondo, si trovano qui e non chiedono che di sbocciare con l’aiuto di Dio e la determinazione degli africani”. Sull’aereo aveva spiegato la sfida, che anche in Africa si gioca: “Dare nuova vitalità alla fede cattolica”. È la sfida a trasmettere “un messaggio semplice, profondo, comprensibile”. È l’essenziale, cui Benedetto XVI costantemente pungola: “C’è Dio, Dio c’entra [con noi], Dio ci conosce e ci ama, la religione concreta provoca collaborazione e fraternità”.
Ecco, allora, la dinamica dell’Esortazione apostolica: “Sull’esempio di Cristo, tutti i cristiani sono chiamati a rispecchiare la misericordia del Padre e la luce dello Spirito Santo. L’evangelizzazione presuppone e comporta anche la riconciliazione, e promuove la pace e la giustizia”. In questo senso rilancia la dinamica cattolica, cioè l’orizzonte universale, sottolineando l’importanza “dell’interculturalità, termine più adatto che quello di inculturazione, cioè di un incontro delle culture nella comune verità del nostro essere umano nel nostro tempo, e così crescere anche nella fraternità universale”. Per questo, l’Africa è importante, perché, evangelizzata 150 anni fa, a sua volta rilancia la dinamica dell’evangelizzazione. “Con entusiasmo siate testimoni ardenti della fede che avete ricevuto!”, ha esclamato il Papa.
È il dinamismo della cattolicità, perché “in tutte le parti del mondo siamo fratelli, siamo una famiglia che si conosce e che collabora in spirito di fraternità”. Così questi orizzonti ampi aiutano anche gli europei, gli occidentali, che sperimentano quotidianamente “questa riduzione al positivismo, che restringe la nostra vita e la fa un po’ arida, e anche spegne la speranza”. L’“umanesimo fresco che si trova nell’anima giovane dell’Africa, nonostante tutti i problemi che esistono e che esisteranno, mostra che qui c’è ancora una riserva di vita e di vitalità per il futuro, sulla quale possiamo contare”.
Ripete il Papa: “Dio si fida dell’uomo e desidera il suo bene. Sta a noi rispondergli con onestà e giustizia all’altezza della sua fiducia”. Si disegna così un percorso concreto, che offre prospettive di pace, sviluppo e riconciliazione in Africa, ma insegna qualcosa anche alla Chiesa e al mondo occidentale. L’Africa è molto vicina e, nonostante tutti i suoi immensi problemi, ci trasmette un orizzonte positivo: “La Chiesa non offre alcuna soluzione tecnica e non impone alcuna soluzione politica. Essa ripete: non abbiate paura! L’umanità non è sola davanti alle sfide del mondo. Dio è presente. È questo un messaggio di speranza, una speranza generatrice di energia, che stimola l’intelligenza e conferisce alla volontà tutto il suo dinamismo”.