L’annuncio da parte del giovane cardinale Luis Antonio Tagle: “Non vogliamo suscitare scandalo. Tutti possono trovare una scusa per dargli un benvenuto sontuoso, dopo tutto è il Papa. Ma dobbiamo essere coscienti delle tante persone che ogni giorno dobbiamo accogliere in mezzo a noi: i poveri e gli affamati”. Il presidente Benigno Aquino ha concesso un’amnistia ai detenuti più anziani e malati.
Le Filippine, unico Paese cattolico in Asia (94% di 98 milioni di abitanti) arcipelago tropicale di oltre 7.107 isole, accolgono oggi Papa Francesco. Il Papa atterra alle 17.45 ora locale (ore 10.45 in Italia) nell’aeroporto della capitale Manila, il cui nome deriva da “maynilad”, la città dove si trova il “nilad”, la mangrovia dai fiori bianchi. Manila: una delle 10 metropoli più grandi del mondo, con 12 milioni di abitanti, per lo più giovani secolarizzati sul modello americano, enormi contraddizioni sociali, corruzione e povertà estreme, come la prostituzione minorile e le baraccopoli. Un Paese con le cifre di emigrati più alte del mondo (8 milioni) nonostante la crescita economica annuale sia tra il 6 e 7%, perché non si traduce in posti di lavoro. Papa Francesco si fermerà cinque giorni (15-19 gennaio): incontrerà le autorità, le famiglie, i giovani, i leader delle altre religioni a Manila e andrà poi a Tacloban, nell’isola di Leyte, nei luoghi dove il tifone Hayan (che nelle Filippine viene chiamato Yolanda) ha portato nel novembre 2013 morte e distruzione: 6.245 vittime accertate, più di 16 milioni di persone coinvolte. Nell’arcidiocesi di Palo incontrerà i superstiti e benedirà un nuovo centro per i poveri (orfani e anziani), il “Pope Francis center for the poor”, finanziato dal Pontificio Consiglio Cor unum. Domenica si svolgerà la grande messa conclusiva nel Rizal Park a Manila. Si attende un numero impressionante di persone, le stime vanno da 1 a 6 milioni.
Attenzione alla sicurezza. È la terza volta che un Papa torna nelle Filippine, dopo Paolo VI nel 1970, che scampò la vita ad un accoltellamento all’aeroporto, e Giovanni Paolo II nel 1981 e nel 1995 per la Giornata mondiale della gioventù. Nel Paese c’è grande attenzione alle misure di sicurezza, specie dopo l’attentato di Parigi. Il presidente Benigno Aquino III ha proclamato lo stato di “massima allerta”, coinvolgendo 25mila poliziotti, 7mila militari, e 6mila riservisti. “Le misure del governo sono piuttosto massicce – racconta al Sir da Manila padre Graziano Battistella, missionario scalabriniano -. In coincidenza con l’arrivo e la partenza del Papa sono stati cancellati tutti i voli. Ma la fiducia generale è che sarà il popolo stesso a proteggere il Papa, che sicuramente incontrerà una manifestazione di grande affetto e devozione”. Anche se la situazione è ora tranquilla, nel sud dell’arcipelago, nell’isola di Mindanao, gruppi ribelli islamici hanno portato avanti negli ultimi decenni una lotta separatista che ha causato decine di migliaia di vittime, rapimenti ed uccisioni di occidentali, compresi sacerdoti cattolici. L’accordo di pace è stato firmato di recente con il gruppo principale, ma rimane l’incertezza con i militanti più radicali di Abu Sayaf.
Una visita sobria, i soldi risparmiati ai poveri. Intanto a Manila i ferventi cattolici filippini sono già in preghiera da tempo. L’invito alla novena per la sicurezza del Papa durante la visita è venuto dall’arcivescovo, il giovane cardinale Luis Antonio Tagle, che ieri ha ricordato: “Tutti i soldi risparmiati per la visita papale andranno in beneficenza, andranno ai poveri”. Papa Francesco ha chiesto infatti ai filippini di spendere poco per i preparativi, nonostante la popolazione sia molto generosa. E non è un caso che quest’anno la Chiesa filippina dedichi il 2015 proprio ai poveri. “Abbiamo fatto capire alle persone non solo i desideri del Papa ma i segni dei tempi – ha precisato il card. Tagle alla Radio Vaticana -. Non vogliamo suscitare scandalo. Tutti possono trovare una scusa per dargli un benvenuto sontuoso, dopo tutto è il Papa. Ma dobbiamo essere coscienti delle tante persone che ogni giorno dobbiamo accogliere in mezzo a noi: i poveri e gli affamati”. Pochi giorni prima dell’arrivo del Papa il presidente Aquino ha inoltre concesso un’amnistia ai detenuti più anziani e malati. Un gesto simbolico molto apprezzato dalla Conferenza episcopale filippina, proprio perché il messaggio centrale della visita sarà quello ricordato nel logo dell’evento: “Misericordia e compassione”. “La visita del Papa – dice ancora padre Battistella – è percepita come segno di speranza e di incoraggiamento. Si inserisce in un percorso di nove anni in preparazione al quinto centenario del cattolicesimo nelle Filippine”.
Con i superstiti del tifone Hayan. Grande importanza avrà il tema dell’ambiente, dei cambiamenti climatici e dei disastri naturali, vista la visita di Papa Francesco nell’arcidiocesi di Palo, la più colpita dal tifone Hayan/Yolanda del 2013. Anche lo scorso dicembre un tifone (Hagupit per i filippini, Ruby per la comunità internazionale), ha devastato un’altra zona dell’arcipelago ma con poche vittime e danni notevolmente minori, anche grazie alle azioni preventive. “Ci siamo resi conto che se l’evacuazione funziona con il tifone ci si può salvare”, spiega al Sir Matteo Amigoni, operatore di Caritas italiana nelle Filippine insieme alla moglie Stefania. La coppia, della provincia di Lecco, vive con due bambini – e un terzo in arrivo – nell’isola di Panay, dove lavorano per la ricostruzione di 200 case, realizzazione di attività produttive per 300 famiglie di contadini e pescatori e costruzione di 4 centri di evacuazione per 3000 persone, oltre ad accompagnare la Caritas locale. Tutto ciò grazie a 10,2 milioni di euro di offerte arrivati a Caritas italiana grazie ad una colletta nelle parrocchie italiane, tra cui 3 milioni di euro donati dalla Cei.
Patrizia Caiffa