Con le lacrime agli occhi e un turbinio di emozioni, ero troppo coinvolta per riuscire a scattare una foto decente di quel momento così spettacolare. Questo, fino a quando mi sono resa conto che l’immagine di Dio che avevo visto in Papa Francesco per quei pochi secondi era di gran lunga più importante di una foto reale
In televisione, ogni volta che vedo Papa Francesco che prende in braccio i bambini e abbraccia i giovani, l’immagine che mi viene in mente è quella di Gesù che dice: “Lasciate che i bambini vengano a me”. In televisione, ogni volta che sento Papa Francesco che parla dei poveri, di coloro che hanno una ferita dentro, dei non amati, di coloro che hanno perso la speranza, mi viene in mente Gesù che ripete: “Tutto quello che fate al più piccolo dei vostri fratelli o sorelle, lo fate a me”. In televisione, quando il Papa ha visitato le vittime del tifone di Tacloban, ho visto Gesù, Gesù ferito nelle persone del popolo di Tacloban, e l’immagine di Gesù che porta misericordia e compassione al popolo. Ed ora, veniamo al dunque: l’incontro del Papa con i giovani.
Evviva, il giorno che tutti stavamo aspettando è finalmente arrivato: l’incontro del Papa con i giovani. L’unica parola che mi viene in mente per riassumere l’evento è “surreale”. Si poteva sentire l’eccitazione nell’aria mentre tutti noi ci dirigevamo verso l’Università Santo Tomas. Con il passare del tempo, ha cominciato a martellarmi l’idea che avremmo finalmente visto Papa Francesco. Il Papa. In persona. A pochi metri di distanza. Quanto siamo fortunati per avere l’opportunità di partecipare ad un evento del genere! Il cielo si fa scuro, l’aria si raffredda e sempre più giovani affollano il settore dietro le transenne, aspettando l’arrivo del Papa. Migliaia di pellegrini gremiscono lo stadio di calcio, cantando felicemente e appassionatamente: “Papa Francesco!”. Quando è arrivato, mi ha lasciato senza parole. Era molto meglio di quanto mi immaginavo. Ero stupefatta soltanto osservando e assorbendo tutto. Nonostante la pioggia e il gelo, i giovani agitavano orgogliosamente le mani in aria. Prima che me ne potessi rendere conto, la famosa Papa-mobile è apparsa davanti ai miei occhi. Ero molto impressionata. Con le lacrime agli occhi e un turbinio di emozioni, ero troppo coinvolta per riuscire a scattare una foto decente di quel momento così spettacolare. Questo, fino a quando mi sono resa conto che l’immagine di Dio che avevo visto in Papa Francesco per quei pochi secondi era di gran lunga più importante di una foto reale.
Ispirato da Glyzelle Palomar, una ragazza che si è emozionata dopo aver raccontato al Santo Padre la sua difficilissima vita sulla strada, Papa Francesco ha preso spunto dalla sua coraggiosa testimonianza per dirci perché il pianto è una cosa buona. Quelle parole hanno avuto un forte impatto su di me. Aveva ragione. Di fronte alle tante sofferenze che abbiamo patito come nazione, ai tanti poveri che vivono nelle nostre strade, alle tante famiglie che si separano per farsi una nuova vita all’estero, in mezzo alle innumerevoli sofferenze che colpiscono il nostro Paese, impariamo ad adattarci. Poiché tutte queste cose sono naturali per noi, impariamo ad essere forti e andare avanti. A volte, il coinvolgimento può in qualche modo sembrare astratto e distante. Ma come possiamo, come nazione, superare tutto questo? Soltanto quando i fedeli imparano a piangere con chi soffre, possono cominciare a capirli e ad amarli.
Il Santo Padre ha anche osservato che imparare ad amare è la “più importante lezione nella vita”. L’incontro con i giovani non è stato soltanto un grande numero di giovani filippini riuniti, non è stato soltanto vedere il Papa. Papa Francesco ci ha detto di focalizzarci su Gesù. È vero, tutto questo era centrato su Gesù Cristo e la sua sposa, la Chiesa. È in Gesù Cristo che possiamo trovare riposo e pace. È in Cristo che possiamo trovare l’amore pieno ed eterno. È in Lui che troviamo la vita. Proprio come quando Gesù rispondeva alla domanda degli apostoli: Venite e vedrete!
Grazie Papa Francesco! Hai confermato la grande capacità di questa nazione cattolica di annunciare nuovamente Cristo, vivendo concretamente la chiamata alla misericordia e alla compassione. A tutti gli effetti, questa è per tutti noi la grande sfida, frutto della Sua visita apostolica; dare attuazione alla missione di diventare la luce di Cristo nel mondo di oggi. Non credo che potrò mai sottolineare abbastanza quanto sia incredibilmente riconoscente per aver potuto testimoniare la Sua presenza in mezzo alle folle di giovani. Abbiamo una cosa in comune: siamo tutti figli di Dio. Provo ancora la sensazione di camminare con Gesù e il senso di unità con tutti. Dio benedica e incarni Gesù! Insieme, tutti noi possiamo inneggiare: “Viva Papa Francesco!”, “Viva Gesù Cristo!”.
da Manila, Mary Whilssy P. Candelaria (*)
(*) Cbcp-Ecy-Nsya Staff