Il vino e gli italiani / Il trend della sostenibilità guida le tendenze di consumo

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consumo vino

Perché beviamo vino è una questione chiusa. È parte della nostra storia. L’ultimo report Enpaia – Censis 2024 afferma che al prodotto vino italiano fa seguito uno stile di consumo all’italiana, quest’ultimo “sotteso alle modificazioni generazionali e che è fatto di responsabilità, consapevolezza, informazione”.

Non credete ciecamente agli studi che rivelano un lento declino del consumo del vino. Il rapporto tra il vino e gli italiani è in evoluzione. In realtà stanno cambiando le abitudini di bere. Stiamo passando da “un bicchiere al giorno” al “vino per un giorno”, come risposta alla disputa salutista tra figli di Esculapio e figli di Bacco.
Sta crescendo la curiosità intorno al vino dealcolizzato, dopo la penetrazione in alcune città italiane dei primi bar alcol free. Un dato certo è l’introduzione sul mercato del vino naturale. Per adesso è solo un’etichetta in più che funziona nel marketing. Non è riconosciuto dalla legislazione vitivinicola nazionale.

Se poniamo lo sguardo sul consumo del vino per generazioni non possiamo tener conto anche di questo “altro” vino.  Lasciamo per un momento le dispute da osteria. Perché beviamo anche “un altro” vino, è una questione tutt’altro che chiusa. L’inarrestabile trend della sostenibilità guida le tendenze di consumo e ne condiziona le scelte. Per l’87% degli italiani è la sostenibilità il valore principale che guida l’acquisto e il consumo di un vino. Su questo valore non si fonda forse uno dei punti cardini dei vini naturali?consumo vino rosso

Giovani attratti dal mondo naturale

Sul punto, Far West di Salvo Sottile ha dedicato un servizio in una recente puntata. Quello che è emerso è che sono soprattutto i più giovani ad accostarsi al mondo del cosiddetto vino naturale. La generosa partecipazione alla manifestazione di Arce, nel frusinate, ne ha dato un’ulteriore conferma.
La sensazione di chi scrive è che la maniera di comunicare di questo mondo, probabilmente, è diversa rispetto a quella del mondo convenzionale.  Più fresca, più pop, più adatta al mondo giovanile insomma. Può risultare esuberante evidentemente, frutto di un mix tra l’arte del bottegaio e il jingle ricorrente dell’influencer di turno (ho scoperto che esiste una fiera intitolata SovraNaturale, incredibile vero?) ma è in qualche modo confacente.

Piaccia o no, esiste una fetta di consumatori attratti da questo altro vino. Isabelle Legeron, fondatrice di Raw Wine, una delle fiere più belle di artigiani di vino di qualità, naturale, biologico e biodinamico, di vini puri e rispettosi del pianeta, vede la questione in modo più concreto e avverte: “Oggi è l’agricoltura l’aspetto più importante da prendere in considerazione perché c’è un’intera generazione di giovani bevitori che pensano al vino naturale solo perché di moda. Nessuno dà peso a cosa sta succedendo alla natura, alla campagna, alle viti, al terreno o agli insetti, alla biodiversità in generale”.vini

Un consumo transgenerazionale

Torniamo ora al convenzionale. Il vino è in Italia un consumo transgenerazionale che coinvolge quote maggioritarie di persone di ogni classe di età. In venti anni si registra un aumento della quota di consumatori tra 18 e 34 anni e una riduzione di quelle tra 35-64enni e longevi con almeno 65 anni. Esiste un fil rouge nei modelli di fruizione fatto di primato della qualità, garantita soprattutto nell’italianità del prodotto che, nel concreto, ha tante modulazioni per quanti sono i territori con tradizione di vino che, in gran numero, producono vini certificati Dop e Igp.

Non va dimenticato, in un periodo in cui i consumatori vogliono conoscere sempre più informazioni sul processo produttivo mettendo in testa il concetto di salubrità, che l’agricoltura ha fatto grandi progressi nell’ottica della sostenibilità. C’è quindi una costante ricerca della naturalità del vino. Intendo dire di pratiche sostenibili, attente e concrete, che vanno oltre quel bollino verde con la fogliolina. Da un lato quindi la moda del naturale, dall’altro della naturalizzazione del convenzionale. Chi beve convenzionale, di solito beve, seppur timidamente, anche naturale. Viceversa le cose stanno diversamente.

Le scelte che influenzano i consumi

Quanto alle preferenze sulle tipologie di vino, se adulti e anziani preferiscono di più i rossi, i giovani apprezzano di più i bianchi e amano più delle altre generazioni le bollicine. Altro dato importante è che inflazione e obbligata ristrutturazione dei budget familiari nella scelta del vino non hanno scalfito il primato della qualità che prevale sul prezzo, secondo la logica transgenerazionale che il vino per cui val la pena spendere è quello di qualità, preferibilmente italiano. Di questo ne sono convinti più del 74% degli italiani. L’82,6% degli italiani pensa che il cambiamento climatico cambierà anche i tipi di vino disponibili. Il 55% degli italiani afferma che la scelta di un vino lo emoziona, l’89% sostiene che la scelta di un vino sia anche una scelta legata alla cultura. Infine, il 93,8% pensa che si può educare a bere vino con moderazione e responsabilità: condivide tale convinzione, cosa importante, l’88,4% dei giovani.

Alcuni numeri in pillole

Per i giovani il vino è veicolo di relazionalità e di convivialità. Infatti, il 67,7% ama consumarlo in compagnia di altre persone, il 45,3% nei luoghi del fuori casa e il 34,4% durante i pasti. Per gli adulti è sia veicolo di relazionalità che presenza nel quotidiano dei pasti, poiché il 55,3% ama berlo in compagnia e il 55% durante i pasti, mentre al 34,5% piace berlo nei luoghi del fuori casa. In linea con uno stile di vita meno segnato dalle occasioni quotidiane di convivialità, il 79,1% degli anziani lo consuma durante i pasti, il 36% in compagnia di altre persone e il 14,2% nei luoghi del fuori casa.

Per un’alta percentuale di italiani, più del 94%, è fondamentale la scelta di un vino italiano, proveniente dal territorio nazionale. Da questo punto di vista ci stiamo avvicinando ai cugini francesi.  I dati riportati confermano lo straordinario rapporto degli italiani con il vino. Oggi è evidente che la domanda è legata al piacere più che a una abitudine, e questo penso sia uno scatto di maturità e di consapevolezza. Di fronte a culture del consumo consolidate e al contempo in piena evoluzione, è importante tenere presente il racconto dello stato del settore vitivinicolo in Italia senza creare confini ma piuttosto dando uno sguardo d’insieme sui vari stili di consumo.

Domenico Strano