Il vino e i giovani / Consigli perchè bere diventi un piacere

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Milano wine week

Il vino per i nativi digitali? Lo vogliono profumato, seducente, con sensazioni fruttate, i più chic scelgono le bollicine (che nervi quando confondono il metodo classico con il prosecco!) e qualcuno più navigato chiede vini eleganti, sorprendenti, legati al territorio.
Chi scrive ha modo di constatarlo ogni giorno lavorando in un ristorante come sommelier.

Girano cantine, osterie e ristoranti non troppo nobili ma girano. Non sono preparati, sono curiosi. E questo ci fa capire che per loro il vino è molto di più di una bevanda. Che sta diventando sempre più un fattore culturale e non una semplice moda. I giovani bevono vino, eccome. E citando Charles Bukowski non bevono più solo per momenti felici o tristi ma bevono “per fare accadere qualcosa”. Beh, così dovremmo fare tutti. La domanda da cui vorrei partire per buttare giù qualche dato e riflessione è: dove lo acquistano? Qualche indicazione utile ci viene data dall’indagine “Annata 2.0: il vino per i nativi digitali” realizzata da Swg, presentata alla Milano Wine Week 2022.

I giovani apprezzano il vino

Dallo studio emerge che i giovani apprezzano particolarmente il vino, che non ha rivali per i Millenials (88%) e che, tra gli alcolici, è secondo soltanto alla birra per la Gen Z (60%). Tuttavia, entrambe le generazioni, il 40% dei Millennials e il 44% della Gen Z, dichiarano di non essere particolarmente informate, rivendicando un “linguaggio più pop”. Di conseguenza scelgono principalmente il vino di fronte a uno scaffale del supermercato: un punto vendita della gdo è il luogo che ben il 69% della Gen Z e il 71% dei Millennials sceglie quando si tratta di acquistare una bottiglia. Lo sguardo però non può fermarsi solo a quelle file di bottiglie, spesso anonime e poste in maniera casuale e disordinata.giovani e vino

Acquisti diversificati

Se la maggior parte dei giovani sceglie il supermercato, il 37% della Gen Z e il 53% dei Millenials acquistano direttamente in cantina. Ma a stupire maggiormente per la Gen Z, considerato che stiamo parlando dei cosiddetti “nativi digitali”, è il dato relativo all’online: solo il 18%, infatti, acquista vino su internet. Il 73% dei giovani cerca e non trova nei supermercati la figura di un esperto che sappia raccontare, orientare e suggerire la migliore soluzione alle proprie abitudini di consumo. E solo il 20% dichiara, di contro, che preferisce confrontarsi direttamente con i venditori e ricevere consigli, per una vera e propria esperienza di acquisto.

Scegliere un buon vino

Messi in chiaro i dati passiamo alle considerazioni. Primo. Sta crescendo la cultura del vino e continua a crescere il numero dei giovani che scommettono sulla terra: secondo la Coldiretti nel 2021 sono nate 18 nuove imprese agricole under 35 al giorno, con un incremento del 2 per cento in cinque anni. Molte di queste sono aziende vinicole. Per quanto concerne l’aspetto della vendita vorrei segnalare il fenomeno Signorvino.

Qualità e convenienza i due vantaggi delle enoteche, sparse in tutta Italia, che nascono come una costola del corpo Calzedonia Group (è facile imbattersi, nelle principali città italiane, di fronte a un negozio con un ingresso e due direzioni: da una parte reggiseni e calzini, dall’altro champagne e vini!). Migliaia di etichette, anche le meno conosciute, a prezzi accessibili e soprattutto raccontate da sommelier professionisti. Un piccolo consiglio per i winelovers digitali: usiamo pure le App per farci orientare all’acquisto (sono veramente tante) ma occhio al prezzo, bisogna diffidare dai costi irrisori e dai super sconti. Scegliamo non un bel vino ma un buon vino.

Oltre l’etichetta

Secondo. Comunicare il vino, e bene. Non si tratta tanto di mettere in pratica particolari strategie di marketing quanto piuttosto di fare dello storytelling intelligente, proporrei dire “pop”. Partiamo da un dato incontrastato: il vino si comunica da solo. Certo, ci vuole qualcuno che sappia dire cosa c’è oltre l’etichetta. E dentro il calice non può che esserci sostenibilità, rispetto dell’ambiente, innovazione, e poi ancora food pairing, storia e tradizione.

E’ su questi green values che bisogna forgiare lo stile migliore per comunicare il vino ai giovani. Lo si sta già facendo, si può e si deve migliorare.  Come? Tramite esperti, sommelier, produttori sensibili e attenti a queste tematiche. Dove? Preferibilmente nelle cantine, nelle enoteche, in qualsiasi posto si possa instaurare una comunicazione diretta e non indiretta tra consumatore e produttore o rivenditore. Perché? Per andare oltre all’espressione “il vino del piacere” e puntare piuttosto al “piacere del vino”.

Domenico Strano

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