La sinistra si arrocca nelle province del sud ovest, il Front National accumula consensi nel nord e attorno a Marsiglia, mentre i neogollisti con gli alleati centristi dell’Udi vincono nel cuore del Paese. Il primo turno delle elezioni dipartimentali in Francia segnala una carta geografica mutata rispetto alle ultime votazioni (presidenziali, europee) e, soprattutto, invia tre chiari segnali politici.
Anzitutto l’Ump del ritrovato Nicolas Sarkozy, assieme all’Unione dei democratici, raccoglie quasi un terzo dell’elettorato e fa man bassa di amministrazioni locali; tanto che l’ex Presidente della Repubblica, sconfitto solo tre anni or sono dal rivale socialista François Hollande, sta rilanciando la propria candidatura per la corsa all’Eliseo del 2017.
In secondo luogo si può ben dire che Marine Le Pen con il suo Fn ha un larghissimo seguito Oltralpe, portando a casa un quarto dei voti espressi, ma è altrettanto vero che la preannunciata “marea nera” per ora non ha preso la consistenza promessa, o temuta a secondo dei punti di vista. In tal senso il secondo turno con i ballottaggi contribuirà a chiarire l’orientamento generale dell’elettorato. Sin da ora però si può rilevare che, pur in epoca di politica urlata e “aggressiva”, chi, come la Le Pen, urla in continuazione “al lupo al lupo”, rischia infine di terrorizzare gli elettori, perdendo per strada un bel numero di potenziali sostenitori (messaggio, questo, che può valere anche per i Paesi limitrofi, Italia in testa).
Terzo elemento: il Partito socialista di Hollande e del premier Valls si colloca al 20%, risalendo un poco la china rispetto al 14% delle Europee dello scorso maggio, ma restando ben al di sotto della percentuale che ci si potrebbe attendere da un partito di governo, che è ora evidentemente chiamato a un serio esame di coscienza.
Sul ballottaggio del 29 marzo le incognite sono molteplici: il Fn sarà in corsa nella metà dei “cantoni” contesi. Ma mentre i socialisti e l’Udi hanno già dichiarato il voto “repubblicano”, cioè sosterranno il candidato che fronteggerà un esponente dell’ultradestra, non altrettanto ha fatto Sarkozy, che invece sceglie la formula “ni… ni…”, ossia né con i lepenisti né con i socialisti. Scelta questa che sta suscitando malumori in molti ambienti comunque preoccupati dall’avanzata del nazionalismo xenofobo e antieuropeista del Front National.
Dal voto di ieri emergono ancora due incognite.
Non si può infatti trascurare il fatto che alle urne si è recato solo la metà dell’elettorato. Il distacco tra “citoyens” e istituzioni democratiche dovrebbe seriamente interessare i politici francesi.
Non di meno, il sistema politico francese sembra marciare verso un tripartitismo destra, centro, sinistra, con – al momento – tre esponenti di rilievo: Le Pen, Sarkozy e Hollande. Ma chi fra questi ha le carte in regola per essere un nuovo De Gaulle o un nuovo Mitterrand, un leader a tutto tondo che sappia ricompattare il Paese, rafforzandone l’azione di governo e assegnandogli un ruolo ancora centrale nello scenario europeo? Un quesito al quale il ballottaggio di domenica prossima certamente non potrà fornire risposta.