Immigrazione / Focus sui cinesi, dal “Paese centrale” all’Italia

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Quella tra Cinesi e l’Italia è una storia di immigrazione la cui tipologia potrebbe sembrare difficile da comprendere. In primis perché una delle potenze mondiali attuali, se non “La Potenza” mondiale, è senza alcun dubbio la Cina. Ed è difficile parlare della Cina senza scendere in dettagli socio-politici che potrebbero scaturire in controversie e incomprensioni. Evitando a tutti costi argomenti suscettibili di polemiche del genere, in questo articolo cercheremo di capire i motivi che spingono i cittadini cinesi ad emigrare in Italia.

Immigrazione / Cinesi, dal “Paese centrale” all’Italia

Ufficialmente nota come Repubblica Popolare Cinese, ha una storia molto lunga e intricata. Rivendica usi e tradizioni estremamente antichi, molto più antichi di alcune pratiche occidentali ed europee. È sempre stata separata dal mondo occidentale, per via della sua posizione geografica e della sua forte identità culturale. D’altra parte sono molti gli studiosi che ritengono che se non vi fosse stato il coinvolgimento coloniale europeo, specialmente dal punto di vista economico, la Cina in quanto dittatura come è oggi non esisterebbe. E sarebbe un paese totalmente diverso.

L’intera superficie della Cina è di poco inferiore a tutta l’Europa. Conta una popolazione di 1,412 miliardi (aggiornata al 2021) secondo la Banca Mondiale. Si tratta della popolazione più numerosa al mondo, tanto numerosa da aver necessitato di un intervento legislativo per la sua regolazione. Dal 1980 al 2015 ha infatti attuato la politica del “figlio unico”, internazionalmente nota come “One Child Policy”. In breve: questa prevedeva tassazione  aggiuntiva per le famiglie con più di un figlio. Il fatto che la popolazione cinese sia una delle popolazioni che in massa emigrino dal proprio paese in altri non è un dato che dovrebbe sorprendere a questo punto. La ragione non è solo la “sovrappopolazione”. La rigida struttura dittatoriale, l’economia e, ultimamente, la rigida politica anti-Covid hanno reso la Cina un luogo da cui molti hanno preferito emigrare. 

Immigrazione / La diaspora dei Cinesi in Italia

Con la diaspora cinese si intende un fenomeno migratorio complesso, con origini antiche e che ha echi anche oggi. La migrazione cinese in Italia è iniziata nel 1918, quando arrivò a Milano il primo gruppo di cinesi dello Zhejiang. Questi provenivano dalla Francia dove avevano lavorato, durante la prima guerra mondiale, nelle fabbriche che si trovavano a corto di personale. Emigrare era diventato più “appetibile” e raggiungibile per chi viveva nella povertà delle realtà contadine del Paese. Così iniziarono fin da subito i ricongiungimenti e l’immigrazione in massa. Questo fenomeno ha avuto due matrici: una era appunto quella famigliare, quindi ci si spostava per ricostituire i nuclei familiari. La seconda era la matrice economica; si emigrava per necessità e per trovare un posto migliore in cui vivere. 

Immigrazione / Cinesi a Milano, comunità e cultura 

La prima comunità insediatasi a Milano ha costituito il trampolino di lancio per tutte le altre. Per questo motivo sono il gruppo che si è affermato meglio e in modo più vistosoj e stabile, dando l’importa per ciò che è effettivamente la migrazione cinese in Italia. La forte coesione esistente tra i vari componenti del gruppo ha portato alla costituzione di una comunità che accoglie i nuovi arrivati, facilitando il loro inserimento sociale e lavorativo. Ciò è legato alla cultura della guanxi. Guān xì ha vari significati: relazione, vincolo, rapporto, importanza, significato, causa, motivo.

Immigrazione cinesi Italia comunità

Guanxi in cinese significa anche amicizia, ma entrare nella guanxi di un cinese è come entrare a far parte di una famiglia allargata, dentro la quale l’abnegazione alla “causa comune” è totale, così come la condivisione dei beni immateriali e materiali. La guanxi è uno degli elementi più significativi della cultura cinese. Non si limita infatti solo a legami affettivi, ad una “famiglia allargata”, ma implica anche una serie di modalità di aiuto reciproco attraverso le quali i cinesi costruiscono il proprio futuro. 

Immigrazione / Cinesi, dal “Paese centrale” all’Italia

Quello dal Zhejiang non è stato l’unico flusso migratorio che interessato l’Italia. Infatti il secondo flusso migratorio è quello proveniente dal Fujian, provincia che si trova appena al di sotto dello Zhejiang, iniziato alla fine degli anni ‘80. Il principio è stato più o meno lo stesso. I cinesi del Fujian sono stati chiamati in Italia dai loro connazionali dello Zhejiang e anche in questa circostanza si può parlare di migrazione a catena. 

Il terzo flusso migratorio si è  verificato in seguito alla chiusura di grandi industrie e miniere di Stato. Questo ha causato un elevatissimo livello di disoccupazione: circa 14 milioni di persone nella parte nord della Cina. A perdere il lavoro sono stati principalmente uomini tra i 30 e i 50 anni, in età da lavoro ma non più giovanissimi. Questi stessi sono giunti in Italia mossi da necessità, disperazione e agevolati dall’accordo ADS. 

Immigrazione / Il contro-esodo 

L’ADS è un accordo di tipo turistico (Approved Destination Status), in vigore tra i Paesi dell’Unione Europea e la Cina dal primo settembre 2004. Tale accordo agevola il turismo cinese in quanto facilita la concessione del visto grazie ad un meccanismo di controllo che mira ad evitare fenomeni di migrazione permanente. A proposito di ciò è importante considerare che ultimante si è verificato un contro-esodo. Molti cinesi hanno iniziato a tornare in Cina attratti dallo sviluppo vertiginoso del loro paese. La nuova prima potenza mondiale offre nuove opportunità economiche e di lavoro. Inoltre è stato reso più semplice ai cittadini cinesi far rientro in Patria, in quanto dopo aver fatto fortuna in Italia possono vivere una vita migliore in Cina.

Cina Potenza Mondiale

Questo contro esodo sta contribuendo all’aumento delle rimesse verso la Cina. L’Italia comunque continua ad avere stretti rapporti con la Cina, specialmente dal punto di vista economico. Basti pensare alla nuova Via della seta.

Immigrazione / Cinesi, dal “Paese centrale” all’Italia

Secondo una stima dell’ISTAT del 2007, riportata nel progetto “Analisi ed elaborazione dati sull’immigrazione cinese” finanziato e coordinato dal Ministero dell’Interno, Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione, la presenza di cinesi oltre i 60 anni è pari allo 0,74%: un ultrasessantenne ogni 135 cinesi. Dato particolarmente significativo se confrontato con la popolazione italiana, dove si registra un ultrasessantenne ogni 4 residenti.

La maggior parte dei residenti in Italia sono giovani in età da lavoro e giovanissimi iscritti a scuola. La maggior parte, giunti ai 50 anni, fa ritorno in patria per svariate ragioni. Innanzitutto l’età e la possibilità di tornare nella propria terra potendo condurre una vita dignitosa, ma anche perché molti si affidano alla medicina tradizionale cinese. Pertanto, iniziando ad invecchiare, preferiscono far ritorno al loro paese d’origine. 

Immigrazione / Gli ostacoli all’integrazione 

Ciò che viene spesso riconosciuto alla comunità cinese in Italia e nel mondo è che tende a stare isolata rispetto alla popolazione che abita il territorio in cui si insedia. In Italia, a Milano come nelle altre grandi città del mondo, si costituiscono veri e propri quartieri in cui si respira al 100% la cultura cinese. Andare a Chinatown a Milano dà proprio l’impressione di lasciare l’Italia, l’Occidente, e ritrovarsi in una strada colorata della Cina. La vita delle comunità cinesi in Italia è particolarmente intensa, spesso e volentieri esclusivamente legata al mondo del lavoro. Nonostante ciò, come abbiamo visto, sono molti i cinesi che lasciano il paese dopo relativamente poco tempo.

Per questa ragione non imparano la lingua. La difficile acquisizione di una lingua tanto diversa richiede tempi poco compatibili con l’impegno lavorativo e molti di loro non vedono perché dovrebbero imparare la lingua di un paese in cui vivranno a tempo determinato. La scarsa conoscenza dell’italiano costituisce un ostacolo non di poco conto all’interazione e integrazione sociale con italiani. Ciononostante questo non è l’unico problema. Tra i fattori esterni influiscono negativamente il rapporto vi è la narrazione che viene fatta delle comunità in sé. Questo non agevola l’integrazione e il comune sentimento di insofferenze nei confronti di questa comunità rende anche più restii i suoi appartenenti ad aprirsi agli Italiani.  

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Immigrazione / La Cina in cucina e le feste tradizionali per le strade Italiane 

Nonostante tutto l’Italia, da Nord a Sud, è da sempre stata abituata a condividere cultura ed attingere dalle tradizioni di altri Paesi. Basta fare un giro fra le strade delle grandi città italiane per accorgersi come la cucina asiatica, soprattutto quella cinese, sia ormai estremamente diffusa. Potremmo vedere tanti ristorati cinesi quanti bar. Seppur i più ostinati considerino questa solo “una moda” del mangiare, è innegabile che parte dei sapori della tipica cucina cinese siano ormai apprezzati da gran parte degli italiani.

Proprio questo febbraio 2022 si è celebrato il Capodanno Cinese anche nella Città di Milano. Si tratta una delle più importanti e sentite festività tradizionali del Dragone. Milano, come abbiamo già accennato, ospita nella zona di via Paolo Sarpi una delle più antiche e numerose comunità cinesi d’Italia, assieme a quella di Prato e a quella dell’Esquilino a Roma.

Capodanno cinese Milano

La comunità cinese di Sarpi organizza ormai ogni anno, in occasione del Capodanno, la spettacolare Parata del Dragone, suggestiva sfilata in costume amatissima dai milanesi. Nonostante quest’anno la parata non abbia visto la luce del sole a causa dell’emergenza sanitaria, la via era comunque addobbata a festa. Lanterne e simboli di festa per segnare la fine dei festeggiamenti nel pieno spirito della cultura cinese.

Immigrazione / Prato e la città nella città 

Prato, un Comune della Toscana, conta 195.000 abitanti. Di questi il 20% della popolazione è cinese. Questa città accoglie la maggiore comunità cinese d’Italia e dopo Parigi e Londra, è la terza città europea con il maggiore numero di cittadini cinesi. Ma perché Prato? Dagli anni ‘90 in poi le disposizioni circa regolarizzazione degli immigrati hanno reso Prato la meta perfetta per questa massiccia immigrazione. Ad immigrare oggi sono interi gruppi familiari, infatti i bambini nati a Prato da genitori cinesi già oggi sono più di 1300, il 18% della comunità.

La maggior parte dei cinesi è impiegata nel settore tessile che costituisce un quarto dell’industria del luogo. È il 27% del fatturato totale nazionale in questo settore e il 15% di tutte le esportazioni. Ciò che i Cinesi hanno fatto è stato creare laboratori tessili all’interno di confezioni. Tale pratiche si discosta notevolmente da quella delle tradizionali aziende pratesi che si dedicano a fare tessuti e stoffe. Secondo i dati elaborati dalla Confartigianato di Prato nel mese di giugno dal 2008, le aziende cinesi erano 3.900, e malgrado la crisi, il numero di aziende sta continuando a crescere.

Immigrazione / La Chinatown di Prato e l’integrazione 

La maggior parte delle attività cinesi e delle residenze degli stessi a Prato è situata in via Pistoiese. In questo quartiere, rinominato Chinatown, la cultura ed i sapori italiani sono stati sostituiti da quelli orientali, così come i negozi e le attività. Prato in quanto città è particolarmente impattata da questo fenomeno di immigrazione. Alcuni dei consiglieri comunali sono cinesi e si cerca di dare spazio alla convivenza. In nome della stessa e della tolleranza nei giorni di Pasqua,  Venerdì Santo del 2015 si è celebrata la tradizionale “Via Crucis” nella “Chinatown”. La liturgia è stata celebrata in lingua cinese. Nonostante scandali legati ad infiltrazioni mafiose, non bisogna ignorare che potrebbe essere inquadrato in un rapporto di dare-ricevere. Infatti, la comunità cinese, impressionata dalla tragedia del terremoto in Abruzzo, in segno di solidarietà ha raccolto 34.000 euro per gli sfollati.

Immigrazione / Cina e incubo Covid-19: aldilà del virus 

Grazie alla forte e consistente crescita economica erano stati molti gli occidentali a trasferirsi nelle grandi città cinesi: Hong Kong e Shangai, luogo in cui molte aziende avevano stabilito le loro sedi, pullulavano di occidentali. Tutto ciò prima dell’avvento del Covid 19. Dopo la diffusione del virus, come è noto, la Cina ha attuato rigidissime politiche di contenimento che continuano tutt’oggi. Si tratta di pratiche non del tutto ortodosse che hanno causato un “esodo” considerevole di occidentali che hanno fatto inevitabilmente ritorno nel mondo occidentale.

A parlare di questo fenomeno sono stati molti reporter, internazionali e italiani. Tra i colleghi più noti, Selvaggia Lucarelli si è lungamente  occupata di diffondere notizie circa ciò che accadeva nei palazzi e negli appartamenti in Cina, con polizia e militari che rendevano impossibile per chiunque sottoposto al rischio di contagio di lasciare il proprio appartamento o ufficio.

Vittoria Grasso