Immigrazione / Lettera aperta delle organizzazioni di accoglienza alle istituzioni: occorre una programmazione lineare e congiunta

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Sbarco di immigrati sull'isola di Lampedusa

(11-4-2014) Riportiamo il testo di un comunicato stampa congiunto di CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza), ARCI, Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, come si evince dalla nota stampa, in merito al problema degli immigrati e della loro accoglienza:

Sbarco di immigrati sull'isola di Lampedusa
Sbarco di immigrati sull’isola di Lampedusa

«Le nostre organizzazioni sono attive da sempre nell’accoglienza delle persone in difficoltà. Siamo infatti convinti che il diritto di uomini e donne ad essere accolti è questione fondamentale e irrinunciabile per ogni società civile. Rimane una delle nostre mission e dei nostri principi etico valoriali.

In questa ottica abbiamo accettato di accogliere le persone durante l’“Emergenza rifugiati dal Nord Africa” nel 2011, mettendo a disposizione le nostre competenze, i nostri saperi e la nostra motivazione, rimanendo però spesso delusi da aspettative disattese e disponibilità tradite e con l’assenza quasi totale di una programmazione seria ed efficace.

Ora, perciò, guardiamo con preoccupazione a questa nuova “emergenza” e alle modalità di gestione dell’accoglienza dei richiedenti asilo che approdano in Italia; con preoccupazione e critica aspra perché riteniamo improponibile affrontare questo esodo, ormai strutturale nella nostra epoca, con politiche nazionali caratterizzate dall’emergenza e dall’allarme sociale che ne dovrebbe derivare.

In questi ultimi giorni, con l’arrivo improvviso di centinaia/migliaia di nuovi richiedenti asilo, ancora una volta abbiamo rilevato segnali incongrui tra lo Sprar e il Ministero dell’Interno, con quest’ultimo che ha risposto in autonomia all’altissimo numero di persone in arrivo via mare attivando le Prefetture per reperire strutture di accoglienza sui territori, fuori dal circuito di accoglienza dello Sprar e senza un vero coordinamento, creando sui territori confusione, sovrapposizioni e resistenze comprensibili.

Riteniamo, come abbiamo già manifestato per la precedente “Emergenza Nord Africa”, che la sola collocazione presso strutture alberghiere o presso enti pubblici e privati non competenti e/o distanti da questi temi nonché l’assenza diffusa di una regia nazionale e di conseguenza di quelle locali abbia ulteriormente peggiorato le condizioni non solo delle persone, ma anche dei territori ospitanti, lasciando sedimentare solitudini individuali e collettive, potenziando resistenze ideologiche e indebolendo sistemi di accoglienza, cittadinanza e inclusione.

Evidenziamo che queste incongruenze si trasformano in conflitti nei territori, mettono in difficoltà le realtà che si occupano di accoglienza e inclusione in modo serio e competente, rischiando di schiacciarle in una contrapposizione tra istituzioni nazionali diverse che non hanno trovato una programmazione condivisa (Ministero dell’Interno e ANCI, ad esempio). Non sentiamo il bisogno di conflitti in questo momento, ma avvertiamo piuttosto il bisogno di avere risposte istituzionali responsabili e attente, a cui siamo pronti a dare supporto e collaborazione.

Il Tavolo di Coordinamento Nazionale Asilo già istituito deve provvedere responsabilmente alla definizione di un piano che individui una programmazione lineare e congiunta.

Facciamo, inoltre, appello al Governo e alle Forze Politiche Nazionali perché venga attivato un confronto con le organizzazioni nazionali attive su questi temi, mirato a costruire in tempi rapidi un piano organico per la gestione dell’“emergenza” e del sistema ordinario, sostenuto da un piano di risorse equo. L’esperienza di gestione della cosiddetta “Emergenza Nord Africa” del 2011-2013 ha dimostrato,  da un lato, che l’attivazione della grande capacità, forza e competenza delle organizzazioni di solidarietà esistenti sui territori ha generato percorsi virtuosi, dall’altro come sia stata controproducente la scelta di avvalersi di strutture prive di strumenti e risorse umane competenti nella realizzazione di programmi di accoglienza, inclusione e cittadinanza e che questo abbia avuto spesso come esito il fallimento dei percorsi migratori, i conflitti non sanati nei territori e uno spreco di denaro pubblico.

Riteniamo altresì che le persone che fuggono da guerre, conflitti e condizioni di deprivazione totale debbano innanzitutto essere accolte e prendiamo fortemente le distanze da quelle posizioni che chiedono il respingimento dei migranti. Le nostre organizzazioni mantengono la disponibilità ad accogliere i migranti in collaborazione con le reti territoriali di riferimento con cui siamo in stretto contatto e, contestualmente, metteranno in campo tutte le attenzioni necessarie per denunciare le situazioni di accoglienza presso alberghi fatiscenti e isolati o di abbandono delle persone già verificatesi nell’Emergenza Nord Africa.

Invitiamo, perciò, tutte le forze sociali e politiche a convergere sulla necessità del rilancio di un nuovo grande piano dell’accoglienza nazionale su cui siamo disponibili a investire pensieri, risorse, capacità e volontariato in maniera stabile e preparata.»

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