L’immigrazione che ha come protagonisti i migranti che dall’India raggiungono l’Italia, è un fenomeno chiave nella costituzione di quella che oggi rappresenta la quinta comunità straniera nel nostro Paese. Con una percentuale del 3,2% nel 2022, sarebbero 162.492 gli indiani presenti sul nostro territorio. Portando con sé una cultura antica e assai affascinante, la presenza e l’influenza della comunità indiana in Italia sono cresciute costantemente. Stabilendo un ponte fisico perfetto tra due mondi dalle coinvolgenti tradizioni.
Immigrazione / Migranti dall’India all’Italia: cenni storici
L’approdo in Italia delle prime componenti della comunità indiana risale agli anni Settanta. In quel periodo, un piccolo gruppo di studenti e ricercatori indiani si stabilì nel Paese per ragioni di studio e lavoro. In un primo momento, la presenza indiana era piuttosto modesta. Solo recentemente, nel corso degli anni Ottanta e Novanta, la migrazione dall’India si è intensificata. Ad essere coinvolti erano soprattutto imprenditori e lavoratori del settore dei servizi. A questi, si aggiungevano professionisti altamente qualificati e ingegneri informatici.
Nello specifico, queste ultime figure venivano attratte da un programma avviato dal governo italiano allo scopo di ottenere un contributo nel settore tecnologico. Con il passare del tempo, il numero delle famiglie indiane stabilitesi in Italia è aumentato notevolmente. Determinando la formazione di nuclei solidi e stabilendo legami con la società e la cultura autoctone. In questo contesto, un ruolo particolarmente importante è stato ricoperto dalla comunità indiana già presente nel suolo italiano. Essa ha infatti fornito un importante supporto sociale, culturale ed economico ai nuovi arrivati. Facilitandone l’adattamento e l’inserimento in un panorama tipico occidentale.
Immigrazione / Perché le emigrazioni dall’India continuano
Ancora oggi, l’India deve affrontare molti problemi. Povertà, corruzione, violenza, discriminazione di donne e ragazze, mortalità infantile, sfruttamento del lavoro minorile. Si aggiungono l’insufficiente possibilità di accesso all’istruzione primaria e secondaria di qualità. E le limitate disponibilità d’impiego al di fuori dell’agricoltura.
Indice di scarsa qualità della vita, sono le crescenti migrazioni stagionali. La migrazione stagionale nelle zone rurali è una pratica assai diffusa, un mezzo attraverso cui individui e famiglie provvedono al proprio sostentamento. La povertà, la siccità e la scarsità di terra da coltivare sono ulteriori fattori che costringono allo spostamento necessario. Con importanti conseguenze sulla vita dei bambini e delle bambine.
Un’emigrazione di qualità
In riferimento alla migrazione indiana, si può parlare di emigrazione di qualità. Ci si riferisce al protagonismo, negli spostamenti che partono dall’India, di donne e uomini altamente scolarizzati e qualificati. In tal senso, un’emigrazione di questo tipo potrebbe sicuramente risultare dannosa per l’economia indiana. O almeno, qualcuno la pensa così. Qualcun altro, invece, sostiene addirittura che un movimento del genere potrebbe portare giovamento al sistema economico dell’India. A sostenere questa tesi, sarebbe il premio Nobel dell’economia Amartya Sen.
Nel saggio “La doppia anima dell’India”, l’economista spiega le differenze tra la qualità dell’emigrazione del passato e quella presente. “Prima, gli emigrati indiani svolgevano solo lavori modesti, oggi la situazione è diversa. Si tratta, infatti, anche di ricercatori o di persone assunte a dirigere reparti tecnici. Che, quando tornano, hanno una professionalità. Hanno acquisito notevoli competenze dirigenziali oltre ad aver raggiunto un livello tecnico eccellente. E questo non può che giovare alle attività economiche indiane.” Si tratterebbe dunque di una risorsa che passa attraverso un processo di emigrazione e re-immigrazione nel Paese d’origine.
Immigrazione / La comunità indiana in Italia oggi
Ad oggi, la comunità indiana d’Italia è la più grande dell’Unione Europea. Rispetto alla loro distribuzione geografica, la concentrazione maggiore è rilevata nel settentrione. Qui si trovano tre indiani su cinque. Nello specifico, la Lombardia ospita il 30,5% della comunità e l’Emilia-Romagna il 10,6%. Il 28% si trova invece nel Centro Italia, con una forte presenza nella regione Lazio (20,7%). È proprio Roma ad accogliere la più grande comunità indiana d’Italia (circa 20mila persone). Seguita da Brescia (14mila) e Latina (12mila).
Questa specifica concentrazione è dovuta proprio al fenomeno riconosciuto come “catena migratoria”. Si tratterebbe proprio della tendenza delle persone che migrano a raggiungere i connazionali già stabilizzati. Esso rappresenta un importante indice di storicità della comunità in questione. Infatti, in provincia di Latina si trova la seconda comunità Sikh d’Italia (per dimensioni), nata dall’afflusso di migranti provenienti dal Punjab a partire dagli anni Ottanta. Il restante 12,8% si trova invece nel Mezzogiorno. Di questa percentuale, il 4,7% è stanziato in Campania.
Immigrazione / La comunità indiana in Italia oggi: composizione
La composizione della comunità indiana per genere, registra uno squilibrio. Gli uomini rappresentano circa il 59%. Le donne coprono il 41%. Questo perché, a differenza di quanto accadde per gli srilankesi, la prima presenza indiana in Italia fu principalmente maschile. Con i ricongiungimenti familiari, sono poi aumentate anche le figure femminili. Inoltre, la comunità in esame si caratterizza per una forte presenza di giovani adulti, con un’età media di 33 anni. A differenza dell’età media dei cittadini italiani, pari a 47 anni.
Anche il numero di minori stupisce. Essi superano la media dei minori non comunitari, formando la classe di età prevalente nella comunità. Il dato è da collegare alla crescente presenza di nuclei familiari e ad un tasso di natalità piuttosto elevato (15,4%). Nel 2022, gli oltre 35mila minori indiani hanno formato il 4,8% dei minori non comunitari presenti in Italia.
Immigrazione / Migranti dall’India all’Italia: contributi economici e culturali
Le comunità indiane non solo continuano a offrire pieno supporto ai propri concittadini che, dall’India, raggiungono l’Italia. Esse svolgono anche un compito significativo nel tessuto economico del Paese. Molti indiani hanno avviato piccole e medie imprese ricoprenti un’ampia gamma di settori. Dalla ristorazione, al commercio, alla tecnologia dell’informazione e servizi professionali. In questo modo, hanno contribuito alla creazione di posti di lavoro e, quindi, alla crescita dell’economia italiana.
Anche dal punto di vista culturale, gli indiani hanno arricchito l’arte e la musica della nostra nazione. Venendo qui, hanno portato con sé tradizioni millenarie delle danze indiane, della musica classica e della pittura. La cucina, con spezie e sapori caratteristici, la si ritrova frequentemente nelle tavole italiane. A partire dai ristoranti indiani, che rappresentano un’aggiunta molto amata alla scena culinaria del Paese.
Immigrazione / Migranti dall’India all’Italia
È chiaro che l’integrazione degli indiani in Italia ha conosciuto sia successi che sfide. Per alcuni, la difficoltà d’inserimento nella cultura italiana è stata minima. Ciò ha consentito loro di avvicinarsi senza troppi ostacoli alla lingua e alla società italiane. Tuttavia, qualcuno ha incontrato complicazioni nel riconoscimento delle qualifiche professionali e nei pregiudizi e stereotipi. Che, storicamente, talvolta caratterizzano l’incontro tra gli autoctoni e gli stranieri.
Queste sfide tentano di essere superate attraverso il dialogo interculturale, l’educazione e l’interazione tra le comunità. E, sicuramente, luogo portante in tal senso è la scuola. Considerando l’elevato numero di minori nella comunità indiana, il sistema scolastico italiano gioca un ruolo fondamentale. All’anno scolastico 2021/2022, sono stati 31.063 gli indiani iscritti. Corrispondenti al 4,5% della popolazione scolastica non comunitaria nel suo complesso. Risulta chiaro, alla luce di tutto ciò, che la comunità indiana in Italia è uno splendido esempio di come la diversità possa arricchire una società. E, nella creazione di un legame di straordinaria bellezza tra le due culture, la cooperazione e il rispetto reciproco sono pilastri portanti. Che consentono la spinta per la formazione di una società inclusiva e accogliente per tutti.
Roberta Lazzaro