“Sora nostra morte corporale”, di Franco Cosmi e Rosario Brischetto, è una lezione di grande valore religioso e laico, che “osa” parlare di morte oggi. Il libro affronta un argomento duro e difficile, che suscita reazioni emotive prima che razionali, nel tentativo di scongiurare una realtà che è destino inevitabile di tutti gli esseri umani. Ma fuggire, e far finta di niente, nell’illusione di farla franca, non serve. Le malattie gravi, inguaribili, la condizione di fine vita sono realtà quotidiana, specie per chi per motivi professionali, familiari, di solidarietà umana, di convinzioni religiose si trova ad affrontare simili situazioni. Allora piuttosto che fuggirne l’idea, è bene imparare a affrontarla con una buona vita.
Imparare la buona morte: il nuovo libro di Franco Cosmi e Rosario Brischetto
E’ quello che hanno provato a fare Franco Cosmi e Rosario Brischetto, nel loro ultimo libro. Si intitola “Imparare la buona morte per viverla con amore”. Un libro fresco di stampa, appena pubblicato dalle Edizioni LSWR di Milano, con la prefazione del professor Silvio Garattini. Come per i volumi precedenti, i due autori partono dalla loro ormai pluridecennale esperienza di medici cardiologi e internisti. Nella loro attività quotidiana hanno dovuto misurarsi innumerevoli volte con le malattie gravi, con i malati terminali, con le famiglie spesso disperate e in cerca di un miracolo per la salvezza della persona amata. Hanno così sperimentato i limiti della medicina di fronte alla morte, ma anche la potenza dell’empatia nei confronti di chi soffre.
Curare il malato o la malattia?
Sul tema del malato terminale molte cose sono cambiate negli ultimi anni. Il mondo scientifico e la società hanno maturato la consapevolezza che il malato ha diritto di non soffrire. Si è capito che alla fine del percorso l’accanimento terapeutico è un atto di violenza nei confronti del malato e della famiglia, e che giunge un momento in cui le cure della malattia possono essere più dannose che utili: ad esempio non ha senso continuare i cicli di chemioterapia nel malato tumorale quando si è certi che il danno da farmaci è maggiore del vantaggio ottenibile.
Giunge allora il momento di curare non più la malattia, ma l’uomo malato, con l’impegno in primo luogo di evitare il dolore. Si applicano le cure palliative, che a seconda della situazione clinica possono essere integrate con quelle della malattia, o possono sostituirle. Il malato diviene allora sempre più protagonista: deve essere informato, nei limiti del possibile, della situazione, delle prospettive e delle scelte terapeutiche proposte dai medici; e, dopo adeguata informazione sarà libero di accettare o rifiutare il programma terapeutico proposto. Il medico ha, specie in questa fase, l’obbligo morale di offrire al malato e alla sua famiglia la massima disponibilità e la massima empatia.
Questa nuova comprensione delle necessità e dei diritti del malato terminale ha fatto sì che cambiasse anche il quadro legislativo. La legge n. 38 del 2010 garantisce l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore; la legge n. 219 del 2017 definisce le norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento.
Le tematiche del libro sulla buona morte di Cosmi e Brischetto
Il libro discute ampiamente di tutto questo, sottolineando che l’attuazione delle disposizioni sulle cure palliative non è ancora soddisfacente; è compito delle Istituzioni far sì che i diritti del malato terminale trovino piena attuazione: un problema che non riguarda solo chi vive l’esperienza della malattia ma tutti i cittadini.
Il libro affronta numerose altre tematiche, quali scienza e coscienza, rapporto con le religioni o con ateismo o agnosticismo, appropriatezza delle cure. Esamina con realismo le situazioni drammatiche che si sono verificate nelle terapie intensive e nelle rianimazioni di fronte all’afflusso di malati gravi nel primo periodo dell’epidemia COVID-19, quando ci si è trovati di fronte a una vera e propria medicina delle catastrofi.
La “buona morte” nell’esperienza di Cosmi e Brischetto
La tematica del fine vita e delle leggi che dovrebbero regolarlo è ormai da molto tempo vivacemente dibattuta e oggetto di scontro nella nostra società. Recenti episodi di cronaca (esperienze di suicidio assistito) e il dibattito in atto sulla eutanasia impongono che i cittadini siano ben informati sui termini del problema, in modo da guidare le scelte del legislatore. E’ questo un altro argomento che trova ampio spazio nel libro.
Un nuovo modo di affrontare il fine vita: è questa la proposta di Cosmi e Brischetto. Alla morte occorre prepararsi, prendendo coscienza che il nostro tempo è limitato e di durata ignota. E’ però possibile imparare la buona morte per viverla con amore e sereno dolore, confortati dalle proprie convinzioni religiose, per chi è credente, e, per chi non lo è, dalla consapevolezza di essere stato coerente con le proprie convinzioni e di aver lasciato nel mondo testimonianze di amore per gli uomini. Una buona vita è la miglior forma di preparazione.
Gli autori hanno guardato dalla esperienza di Francesco d’Assisi, che lodando Dio per “sora nostra morte corporale” vide la morte in una prospettiva nuova. Un insegnamento e un modello di grande valore religioso e laico. E’ così che è nato un libro che parla di approccio clinico corretto al malato terminale, ma anche di cultura, di storia, di solidarietà, di fede, di religione e di quant’altro può cambiare il nostro approccio alla morte. Come dice Silvio Garattini nella prefazione, “sora nostra morte corporale” è il destino di tutti, non possiamo sfuggirle, ma possiamo solo prepararci.
Galeno