Si è tenuto lo scorso 25 febbraio il convegno in streaming dedicato a “Le fragole di Orazio, storie di inclusione in un bene confiscato alla mafia”. Un incontro online, dedicato alla presentazione di un progetto che piano piano sta diventando sempre più concreto e funzionale. L’evento è stato organizzato dal sociologo Salvatore Cacciola e illustrato dall’educatrice professionale Claudia Cardillo.
Chi e perché Orazio?
Orazio è un giovane autistico che seguiamo da 10 anni. Fa tante cose in fattoria: gestisce un piccolo mulino dove si produce la farina dai semi di canapa, fa la manutenzione ai 10 orti didattici e cura tre piante di fragole. Quando gli chiedono cosa fa in fattoria, risponde senza esitazione: “coltivo le fragole!” Dedichiamo ad Orazio e a tutti i ragazzi speciali, neuro-diversi, il recupero del bene confiscato alla mafia. “Noi coltiviamo fragole!” Coltiviamo i sogni di un’integrazione possibile e di un’umanità non violenta. Orazio non è l’unico ragazzo che frequenta gli Orti del mediterraneo. Rappresenta però tutti quei ragazzi che partecipano e dedicano anima e cuore a questo progetto: Eleonora, Giulia, Gaetano, Silvio, Dario, Angelo, Gesualdo, Andrea ed altri ancora.
I referenti dell’evento
A coordinare i lavori Salvatore Cacciola, Dirigente Responsabile dell’U.O. Educazione e Promozione della Salute Asp Catania e Presidente dell’Associazione nazionale Bioagricoltura Sociale, nonché Presidente della Rete Fattorie Sociali Sicilia. Oltre ad essere da sempre impegnato nel mondo del volontariato e delle organizzazioni non profit, nel 2014 ha pubblicato “Fattorie sociali Sicilia. Guida all’agricoltura sociale”. Tra i presentatori del progetto Claudia Cardillo, Presidente della Cooperativa sociale Energetica Catania che aderisce alla Rete Fattorie Sociali Sicilia e gestisce un bene confiscato alla criminalità organizzata nel Comune di Misterbianco. E’ Vice-Presidente dell’Osservatorio Mediterraneo Centro studi Formazione Onlus e componente del Consiglio Direttivo della Rete Fattorie Sociali Sicilia.
Inclusione / Il progetto “Orti del Mediterraneo”
“Gli Orti del Mediterraneo sono un luogo della memoria dove riscoprire le radici rurali del territorio. Il progetto è una proposta educativa, un’utopia concreta di una socialità possibile per tutti. L’uso sociale del bene confiscato alla mafia si integra con la presentazione delle pratiche agronomiche dei popoli del Mediterraneo” spiegano i responsabili. “La creazione di una fattoria sociale diventa luogo privilegiato per l’inserimento di soggetti deboli. La Fattoria Sociale Orti del Mediterraneo è una sorta di ‘parco tematico inclusivo’, aperto ai cittadini, alle scolaresche e ai ricercatori, integrato con un’attività agricola di produzione, di trasformazione e commercializzazione di prodotti con marchio etico e biologico”.
La suddivisione del meeting online
L’incontro si è tenuto sulla piattaforma online Google meet ed è stato trasmesso in diretta streaming su Facebook. Organizzato dal citato Cacciola e presentato dall’educatrice professionale Cardillo, si componeva di tre parti. Nella prima Cacciola, dopo aver presentato e ringraziato i diversi ospiti, si è focalizzato sul significato di questo progetto. “Abbiamo scelto di intraprendere una modalità comunicativa più personale e diretta. Infatti – ha dichiarato – abbiamo deciso di nominare l’incontro ‘Le fragole di Orazio – Storie di inclusione in un bene confiscato alla mafia’ e non ‘Convegno conclusivo del progetto Orti per il Mediterraneo’. Pensiamo che i progetti non siano degli involucri impersonali e freddi. Pensiamo che un progetto consista in un insieme di relazioni interpersonali, di regole, di elementi organizzativi, di rapporti con le istituzioni”.
La seconda parte dell’incontro è stata dedicata alla presentazione online del progetto, curato e presentato dalla Cardillo. “La prima finalità consiste nella valorizzazione di un terreno confiscato alla mafia per un uso sociale ed educativo con la creazione di un parco a tema denominato ‘Orti del Mediterraneo’. La proposta di attività didattiche ed educative per studenti insegnanti e famiglie si inserisce nella scelta multifunzionale dell’azienda agricola e al contempo intenta essere uno spazio attrezzato di fruizione per tutta la comunità locale”.
Nella terza parte i protagonisti sono stati gli ospiti, i quali hanno espresso il loro apprezzamento nei confronti del progetto e la loro stima nei confronti degli ideatori. Enza Rando, Vice Presidente dell’associazione “Libera”, ha commentato: “Quando si pensa che dai beni confiscati alle mafie, tolte al sangue e ai reati, possa scaturire inclusione sociale, credo si possa far riferimento ad una lotta che stiamo vincendo. Chiaramente non è ancora vinta e bisogna ancora fare tanto”.
Inclusione, rinnovamento e riscatto, per porre fine alla mafia
“La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave. Che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni” ricordava Giovanni Falcone. “La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità” evidenziava l’amico e collega Paolo Borsellino. A tutti noi, dunque, il compito di rendere possibili e durature queste idee di speranza concreta.
Rebecca Charamah