Tra alberi di agrumi e arbusti di mirto che caratterizzano il venusto giardino acese dell’Associazione culturale di Mario Russo, Rita Caramma, nota scrittrice e giornalista locale, vincitrice di numerosi premi letterari nazionali, sabato 31 scorso, si è raccontata al numeroso pubblico presente.
Il mirto, un arbusto sempreverde tipico della macchia mediterranea, nel linguaggio dei fiori indica l’amore e la femminilità ma anche la poesia e la gloria poetica; per tale motivo è stato scelto come simbolo che dà il nome all’Associazione Culturale che, nel cuore del centro storico di Acireale, all’interno del prestigioso negozio “Mario Russo”, in corso Umberto, ha deciso di ospitare scrittori e musicisti e dare vita così a prestigiosi eventi culturali che sappiano sollecitare e coinvolgere l’animo artistico ed intellettuale degli abitanti della cittadina etnea.
Non poteva essere più appropriata, dunque, la presenza della scrittrice poliedrica Rita Caramma che, nata ad Augusta, vive e lavora ad Acireale ormai da molti anni e che, in occasione della presentazione del suo ultimo racconto Tecla, l’autrice anzi “l’artigiana” e meglio ancora “l’apprendista artigiana”, come lei stessa ama definirsi, si è concessa ad un colloquio attraverso cui ha voluto condividere il suo pensiero e le motivazioni che ispirano la sua scrittura.
Considerata la vastità e la varietà della sua produzione letteraria, era inevitabile chiederle innanzitutto se la scrittura e l’amore per la letteratura fossero state sempre presenti nella sua vita piuttosto che venire improvvisamente fuori in un preciso o significativo momento. Come spesso accade in questi casi, anche per Rita si è trattato di una passione coltivata sin da bambina ma tenuta nascosta dentro al cassetto per molto tempo; la passione di una bambina che ha voluto imparare a leggere e scrivere molto precocemente perché amava talmente tanto i libri e le favole, solitamente letti dal padre, da desiderare di poterseli leggere anche da sola.
Una volta adulta, dai gialli per ragazzi si è dedicata agli studi classici; all’età di 26 anni ha iniziato anche l’attività giornalistica sempre legata alla letteratura, al cinema ed al teatro – esperienza che lei considera molto importante – fino a quando nel 2005 ha esordito con la prima delle sue raccolte di poesie.
“Questo tipo di esordio non è stato motivato dal fatto che, come molti credono, la poesia sia il genere più semplice – ha tenuto a precisare Rita, secondo la quale la poesia è un genere piuttosto difficile se non il più difficile. Ciò nondimeno, ogni tipo di lavoro a cui si è dedicata, ogni tipo di pubblicazione è stata per lei stimolante ed impegnativa allo stesso modo; Rita non ha predilezione per un genere piuttosto che per un altro ma ciascuno ha rappresentato un particolare momento della sua vita di artigiana, dunque, in qualche modo tutti strettamente connessi anche da un comune denominatore cioè l’impegno civile, ovvero “ io amo scrivere per dar voce a chi voce non ha: coloro che soffrono, coloro che sono vittime delle piaghe della società, delle guerre e degli olocausti che troppo spesso si sono consumati molto vicini a noi. Tramandando il ricordo, infatti, o la memoria di quanto già accaduto bisogna evitare che certi orrori si ripetano ancora e questo è ciò che per me significa mettere l’arte al servizio della verità “ ha voluto enfatizzare la scrittrice.
In virtù della sua già collaudata esperienza, dunque, Rita ha rivolto dei suggerimenti o consigli ai tanti giovani in erba che stanno iniziando ad approcciarsi al mondo della scrittura. Con una piena considerazione del lettore che è persona attenta anche se con una sensibilità soggettiva, la nostra scrittrice ha invitato i giovani ad essere sinceri e non scrivere solo per autocompiacersi piuttosto per instaurare un vero e proprio dialogo con il lettore attraverso cui trasmettere il proprio pensiero e, se questo è positivo, anche promulgarlo. “Per questo motivo c’è bisogno di sostanza- ha insistito ancora Rita – e la sostanza viene dopo un necessario ed incessante tempo di studio”.
Infine, avendo presentato “Tecla”, un racconto ambientato all’inizio del 1900, dove la condizione della donna era abbastanza diversa da quella attuale, mentre i temi affrontati della violenza domestica e della violenza sulle donne sono ancora ricorrenti, alla scrittrice acese è stato chiesto, alla luce del suo impegno nel mondo culturale, un’opinione sull’emancipazione femminile, qualora si possa dire che vi sia realmente stata emancipazione.
Con un sorriso un po’ amaro, Rita ha risposto che la donna aveva sì bisogno di raggiungere determinati obiettivi e che le conquiste fatte sono state importanti; purtroppo è sulla gestione delle stesse conquiste che, invece, trova molto da ridire.
Il costruttivo dialogo con la scrittrice, abilmente moderato dalla giornalista Gabriella Puleo, è stato allietato dalle dolci note del violino della giovane Eleonora Costarelli, studentessa al conservatorio di Catania, che ha concluso la serata con il brano, opportunamente scelto da Rita Caramma, Tema d’amore di “Nuovo Cinema Paradiso”.
Cristiana Zingarino