Incontro / “Spazi di pace”: porre le persone e non le armi al centro dei conflitti

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È possibile costruire la pace in un mondo militarizzato ? Questo l’interrogativo che ha mosso l’incontro – dibattito Spazi di pace, tenutosi venerdì 24 giugno, presso l’Arena Eden della Villa Belvedere di Acireale.
Organizzato dal Coordinamento Acireale per la pace, ha visto intervenire: Antonio Mazzeo, peace researcher e giornalista, Adriana Salafia, vice presidente nazionale Pax Christi, Michela Lovato, Operazione Colomba Associazione Papa Giovanni XXlll ed Enzo Sanfilippo, Comunità dell’Arca ltaliana. Ha moderato il dibattito Pippo Scudero.

In seguito al prolungarsi del conflitto russo – ucraino, il Coordinamento Acireale per la pace ha sentito la necessità di interrogarsi e riflettere con la comunità acese sulla smilitarizzazione e l’azione non violenta come possibili strumenti per la risoluzione dei conflitti.

La guerra in Ucraina, che purtroppo continua da oltre quattro mesi, ha reso il valore della Pace sempre meno scontato. I conflitti sono, senz’altro, un fatto naturale per l’uomo, ma ci si può impegnare ad eliminarli senza fare ricorso alla violenza? Oppure sarà sempre necessario rispondere alle armi con altre armi ?spazi di pace
Una società mossa dalla voglia di concretizzare questi progetti di disarmo e di non violenza possiede assolutamente tutti gli strumenti per diventare più sana. E questo accade soprattutto quando si smette di vedere nell’altro un nemico. Quando ci si inizia a rendere conto che il vivere umano altro non è che una somma di relazioni tra simili.

Il ruolo del giornalismo nella narrazione delle guerre

I contributi di venerdì sera, figli dell’esperienza di ciascuno dei partecipanti al dibattito, sono stati a riguardo importanti testimonianze per i cittadini acesi di una  presa di coscienza nella determinazione di un avvenire non violento.
Tra i vari contributi, si è discusso sul ruolo del giornalismo nella narrazione delle guerre. E su quale sia l’ impatto mediatico nel raccontarle, in Italia e nel mondo. Ci si è interrogati su quanto sia alto il coinvolgimento dell’Italia nel conflitto russo – ucraino. Su quali siano le identità culturali che determinano un paese e quanto sia difficile sciogliere i nodi della complessità sociologica alla base dell’analisi di un conflitto, come quello in corso tra Russia e Ucraina, le cui origini vanno ben oltre il 24 febbraio 2022.spazi di pace

Si è discusso l’impatto economico, ma anche ambientale delle guerre e su come quest’ultimo dovrebbe iniziare ad essere un campanello d’allarme.
Dall’esperienza dei giovani obiettori di coscienza della guerra nell’ex Jugoslavia dell’Operazione Colomba, la necessità di dover porre le persone e non le armi al centro dei conflitti.
A fine conferenza, si è tenuto un dibattito con il pubblico, nel quale si è discusso sui rapporti del nostro Paese con la NATO. Sugli interessi economici dell’industria militare e sull’importanza dell’educazione delle nuove generazioni alla non violenza, accompagnandoli e guidandoli nella loro quotidianità.

Quindi, la Pace è assenza di guerra? Probabilmente no, perché i conflitti sono un fatto troppo intrinseco all’essere umano. Sarebbe tanto bello, quanto utopico vivere senza, ma, certamente, la pace è la presa di coscienza di una società civile e attiva, fatta di donne e uomini che si impegnano per mettere la vita umana al centro degli interessi della comunità.
E che, giorno dopo giorno, si impegnano concretamente decidendo da che parte stare. Senza scordarsi che il rischio più grande di tutte le guerre, compresa quella in Ucraina, è quello di venire dimenticate.

Giulia Bella

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