Incontro / Al Santuario Sacro Cuore di Gesù di Acireale con l’Imam Abdelhaifid per parlare di religione e di pace

0
297
Cacciola, Abramo, Abdelhafid, padre Barbarino

Nel Santuario del Sacro Cuore di Gesù di Acireale si è svolto un incontro-scuola di comunità dal titolo “From the heart to our heart” (Da cuore a cuore) al quale hanno partecipato diversi gruppi acesi. Erano presenti: la comunità del “Sacro Cuore”, la comunità “Tra i tempi”, la comunità Sant’Egidio, Agesci Acireale 4, Corale “Sacro Cuore”, Associazione Misericordia, Amici delle Missioni. L’incontro si è svolto presso la terrazza Agesci Acireale 4. Argomento della serata “L’eclisse della religione e non solo ad opera di un sofisticatissimo consumismo – tra culture dello scarto e ricerca concreta di vie alternative”.

Sono intervenuti al dibattito il dott. Kheite Abdelhaifid, Imam di Catania, il dott. Emiliano Abramo, portavoce regionale della comunità Sant’Egidio, il dott. Salvo Cacciola, sociologo. Ha coordinato il dibattito il rettore del Santuario don Orazio Barbarino.
Il sacerdote ha iniziato la serata con la preghiera del Padre nostro e la recita della prima Sura del Corano. Dopo ha introdotto la scuola di comunità.

don Orazio Barbarino
Don Orazio Barbarino

Don Barbarino ha coordinato l’incontro su religione e pace

Don Orazio dice di avere scelto questa formula obsoleta per la grande difficoltà di questi anni nel vivere l’esperienza di ogni giorno. Ha detto che siamo capaci di preparare eventi ma spesso non comprendiamo l’enorme impegno che c’è dietro e di quanto sia necessario, questo lavoro, per la riuscita della serata.
Incontrarsi è importante perché gli ultimi tempi hanno visto la sistematica demolizione della comunità. La realtà ci ha spinti, più che all’aggregazione, a diventare “Isole” chiuse in se stesse. Ha ribadito che dobbiamo tornare a vivere l’esperienza della comunità e per farlo è importante che ognuno metta a disposizione un po’ del proprio tempo che non sia un ritaglio ma che diventi il tempo migliore.

Incontro su religione e pace: intervento dell’Imam Kheite Abdelhaifid

Quali sono le vie di fuga da questo sistema alienante in un tempo in cui stiamo assistendo all’eclissi della religione?
Padre Barbarino ha introdotto i relatori spiegando che essi sono intervenuti perché sul campo vivono l’esperienza delle comunità. Siamo comunità diverse, dice. Dio non ha voluto che tutti gli uomini avessero una sola casa, Dio è il Signore delle case, dei piccoli e dei grandi mondi e ognuno ha il suo.

Il primo intervento è stato quello dell’Imam di Catania, dott. Kheite Abdelhaifid, che si è soffermato a parlare di tutte le Sure che parlano di pace. Ha ribadito, infatti, che parlare insieme dell’Islam vuol dire creale luoghi di incontro e costruire ponti. Questo confronto, ha detto l’Imam, è importante soprattutto in un momento storico in cui si vuole associare l’Islam alla guerra, mentre la radice della parola Islam vuol dire Pace e sottomissione totale a Dio. Anche il saluto che comunemente i musulmani si fanno “Salam alaykum” vuol dire ”la pace sia con voi”. Si auspica quindi la pace tra le persone.

Uno dei cinque pilastri dell’Islam, dice Abdelhaifid, ci esorta a condividere le nostre risorse con i meno fortunati promuovendo così la giustizia sociale e la pace. La pace, prosegue, non è solo assenza di guerra ma deve essere radicata nella giustizia e nella vita quotidiana con equilibrio e armonia verso tutti. Spesso il concetto pace-guerra è stato frainteso, Allah non ama coloro che eccedono, bisogna difendere la fede ma senza eccessi.Acireale, incontro su religione e pace

Incontro su religione e pace: intervento di Emiliano Abramo

È stata la volta, poi, del dott. Emiliano Abramo, che ha esordito dicendo che, in fondo, l’estate è anche un tempo per fermarsi. Fermarsi in un momento caotico per il mondo e anche per le nostre famiglie, secondo Abramo, diventa un valore per soffermarsi sulle problematicità, sulla cultura, sulle abitudini. Anche Gesù si ferma al pozzo e proprio lì incontra la Samaritana. Se non si fosse fermato non ci sarebbe stato quel dialogo che incita tutto il senso di appartenenza alla Chiesa.

Solo quando ci si ferma è più facile incontrare gli altri, essere profondi nelle risposte, ed è più facile incontrare sé stessi ed essere più rispettosi verso le ambizioni degli altri. Al momento la grande preoccupazione che ci invade è quella della guerra. In questo momento non si parla più di pace. Le persone, come di riflesso, sono diventate più conflittuali tanto che chi parla, invece, di pace viene percepito come una persona semplice, un’anima bella. Un po’ come essere fuori dai giochi attuali. Queste idee, però, sembrano venire fuori da assenza di cultura.

Nel dopo guerra la parola “Pace” era pronunciata e ricercata. Anche allora era difficile mettere insieme francesi e tedeschi, forse molto più che mettere insieme ucraini e russi che, invece, hanno tante cose in comune: religione e storia. Oggi sembra non ci siano sostenitori della pace. La pace va sostenuta, garantita e trasmessa. Non si forma da sola.

Incontro su religione e pace: intervento di Salvo Cacciola

L’ultimo intervento è stato quello del dott. Salvo Cacciola, sociologo e presidente dell’Associazione nazionale Bioagricoltura sociale. Cacciola si è soffermato sull’eclissi della Religione. Ultimamente questa notizia viene diffusa sempre dai media e c’è questa tendenza a rendere non visibile e ad oscurare l’esperienza religiosa, anche se è stato così per secoli. Prima c’è stata la separazione del pensiero laico e cioè creare una netta separazione tra ciò che fa parte della vita sociale e quello che è religioso. Questa è la secolarizzazione che negli ultimi decenni ha provocato notevoli effetti.

Per esempio una volta i matrimoni civili erano un numero esiguo, quest’anno si è andato in pari tra rito civile e rito religioso e nessuno se ne meraviglia. Ci siamo adeguati al secolo senza soffermarci sul fenomeno. Oggi, lontano dalla fede religiosa, si vive adeguando qualsiasi cosa alla propria persona come se ognuno fosse Dio egli stesso. È normale mettere a frutto le proprie capacità ma la società odierna oltrepassa questo bisogno di autodeterminazione. L’amara conclusione – dice Cacciola e tutti i sociologi – è che l’Italia non è più quel paese Cattolico che dichiara di essere.

Mariella Di Mauro

Print Friendly, PDF & Email