Capita ogni tanto di incontrare e conoscere, senza volerlo, persone che ti lasciano una traccia nella memoria difficilmente cancellabile. Nella spiaggia del Lido di Noto in questo periodo estivo, come altrove, si avvicendono tanti “vu’ cumprà” che, sotto il sole cocente, tentano di guadagnare qualcosa per sopravvivere.
Tra questi, io e mia moglie abbiamo conosciuto un giovane di nome Aziz, 21 anni, proveniente dalla Repubblica Islamica del Pakistan, il quale con modi garbati ed estremamente rispettosi, ha proposto la sua merce per l’acquisto. E fin qui nulla di straordinario.
Ma subito si è capito che quel giovane viveva un’esperienza di solitudine, di mancanza di affetti, ed era disposto a parlare della sua condizione. Così abbiamo appreso che si trova in Italia da circa tre anni. La sua famiglia gli ha scelto la sposa, giovanissima e di nome Sahadia. Subito dopo ha raccolto i fondi per un suo viaggio aereo di sola andata in Italia a cercare fortuna. E possibilmente vendere collane e monili vari creati dal padre.
Aziz, emigrato dal Pakistan in cerca di fortuna
“In Pakistan c’è una grande disoccupazione giovanile, tanti ragazzi come me stanno in piazza senza la prospettiva di un lavoro e allora per me non c’era altra scelta”.
Gli chiediamo se è venuto direttamente in Sicilia dalla sua patria.
“No, sono stato prima a Mestre, ma lì non riuscivo a vendere quasi nulla e mi è stato consigliato di venire qui”.
Hai frequentato la scuola nel tuo Paese?
“Sì, fino a 12 anni”.
Parli bene l’italiano, dove l’hai imparato?
L’ho imparato in Italia senza difficoltà perché sono intelligente”, dichiara senza falsa modestia.
Bravo, davvero!
Un sorriso ha illuminato il suo volto.
Mingherlino, sotto il sole dalla mattina al tardo pomeriggio con un piccolo copricapo, che un giorno aveva anche perso, manifestava sintomi di insolazione e di soffocamento.
Nel suo ritornare ogni giorno, si sedeva accanto e non chiedeva più di acquistare alcunchè, ma di essere consigliato, ascoltato, compreso.
Aveva bisogno di un conforto tanto avvertito che rivolgendosi a mia moglie l’ha chiamata “mamma!”. Una figura che gli manca, alla quale potersi rivolgere nei momenti di sconforto e confidare i suoi problemi non solo fisici ricevendo sostegno e incoraggiamento. Durante l’ultimo incontro si sentiva soffocare per l’alta temperatura, nonostante bevesse qualche sorso da una bottiglietta di aqua minerale naturale. Il suo pasto giornaliero consisteva in un panino, consumato in un raro momento di sosta.
Il povero Aziz, lontano dagli affetti più cari, non ha altra scelta per sopravvivere se non quella di provare e riprovare quotidianamente a vendere qualcosa. E sperare che la sua gentilezza gli procuri ascolto nei potenziali acquirenti, spesso non interessati e non raramente prevenuti. Ma ciò che ci ha colpiti è stata la sua profonda solitudine e la consapevolezza dell’inevitabilità del suo destino.
Giovanni Vecchio