Anniversario / Indelicato: il nostro Santo Calì, poeta e scrittore storico

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Riportiamo alcune riflessioni interessanti del professore Mariano Indelicato circa la figura del poeta e scrittore Santo Calì, in occasione del suo 50° anniversario della morte.

In occasione della rievocazione del 50° anniversario della morte del poeta, scrittore e storico Santo Calì organizzata dall’Amministrazione Comunale di Linguaglossa con a capo il Sindaco Avv. Luca Stagnitta, ho avuto l’occasione di fare una riflessione sugli aspetti generativi nelle opere dello stesso poeta. Le opere di Santo Calì sicuramente meriterebbero un approfondimento e una diffusione scientifica maggiore cosi come ebbe a dire il compianto Prof. Manacorda, in occasione del 1° Convegno Nazionale nel 1982: “Penso che il senso primo di questo convegno,  debba essere anche quello di fare in modo che il nome di Santo Calì entri, non soltanto nella cerchia più ristretta di una letteratura isolana, ma in quella più ampia di una letteratura nazionale e di una fama che vada al di là, evidentemente, dei confini d’Italia”.

Indelicato parla di Santo Calì, poeta e scrittore

E’ con questo auspicio che da psicologo, da studioso della psicologia, ho deciso di  avventurarmi nella lettura dell’opera di Santo Calì. Certo credo che il dubbio che possa venire è perché uno psicologo si occupa di opere letterarie, se non fosse che Freud a tal proposito ha scritto che i racconti sono come i delitti in cui il problema non era tanto commetterli o scriverli ma, semmai, occultarne le tracce dentro il testo. Inevitabilmente, però, dal testo emergono indizi, impronte digitali ed affiorano le cicatrici. E’ con questo spirito che voglio proporre alcune riflessioni sulle opere di Santo Calì utilizzando il modello relazionale simbolico che ha il suo fulcro nei passaggi generazionali: ovvero ciò che passa da una generazione all’altra e come, quest’ultima, rielabora ciò che gli è stato trasmesso.

Indelicato rielabora le strofe del poeta Santo Calì

Lo voglio fare prendendo spunto, per una prima analisi, da una strofa che a mio parere racchiude il pensiero del nostro autore tratta dalla Notti Longa:

“ma pirchì, come un pecuru cci stauvuru
di sutta
ma pirchì non li sminnavuru
li viti ncastiddati all’acquazzina
di marzu, li nuciddi ncupulati
di li civili di tuttu lu regnu?
Pirchì non ci scannavuru li crapi,
li jinnizzi, li boi, li balduvini,
pirchì non ci jittavuru lu tassu
nta l’acqua di li puzzi, nta lu vinu
di li butti,
pirchì non ci scippavuru
lu cori di lu pett, ma pirchì..
ripinittivimi vui, Santu Cali,
non vi spagnati!
Li vostri patruni,
non hannu aricchi, non hannu cchiu
manu..”

In questo dialogo con il suo Catannavu dei suoi catannavi a prima vista si potrebbe semplicemente leggere il pensiero marxista della lotta di classe e la vicinanza del Calì per le classi più povere ed emarginate della società che indubbiamente c’è ma, a mio modesto parere, c’è di più, ovvero il confronto aspro, duro, conflittuale a volte, con la propria storia generazionale. D’altronde se è vero che il contesto è la matrice dei significati, il titolo “La Notti Longa”, da delle precise indicazioni.

Santo Calì / L’essenza del logos secondo lo scrittore 

Santo Calì conosce la forza evocatrice delle parole: sa che il logos è l’essenza dello scambio comunicativo, sa che esso precede l’essere biologico.  Se ha utilizzato la notte sa che  rappresenta non  solo il momento del riposo, ma è il “luogo” delle riflessioni, delle analisi, dei rendiconti, dei colloqui interiori, degli interrogativi, etc. E’ nella notte che il pastore leopardiano canta e interroga la luna sui significati reconditi dell’intera esistenza.  Nella notte il figlio cerca inutilmente risposta sulle proprie origini in “Lamentu Cubbu pi Rocca Ciravula.  E’ nel buio silenzioso della notte che cerchiamo risposte sul nostro essere, sulla nostra storia e su chi siamo e su chi vogliamo essere. Interrogarsi sulla propria storia familiare e generazionale esprime l’esigenza della necessaria rielaborazione.

La ricerca di un’identità stabile è tortuosa e  piena di insidie poiché comporta la conoscenza e la rielaborazione delle proprie origini in cui gli influssi delle generazioni precedenti, al fine della necessaria differenziazione, devono esseri controbilanciati nella sfida tra continuità e cambiamento. Attraverso il trasmettere e il tramandare si riceve il patrimonio “valoriale” delle generazioni precedenti e, attraverso il trasgredire, esse vengono rielaborate per essere messe a disposizione delle generazioni future. E’ nell’incontro tra intergenerazionale, ovvero il visibile dello scambio generazionale nei suoi schemi e nelle loro caratteristiche, e l’intragenerazionale, ovvero ciò che attende di essere riconosciuto come incontro\scontro tra valori e passioni, che può essere letta l’intera composizione della Notti Longa: Vogghiu parrari a vui, Santu Calì, catannavu di li me nannavi.

Santo Calì: poeta e scrittore

Il trasgredire, tante volte riconosciuto nella sua opera,  passa attraverso il rinnovare le proprie origini e, quindi, conoscerle e riconoscerle. Santo Calì lo sa bene e l’intera sua opera ne è testimonianza. Intanto la scelta della lingua siciliana e, in particolare di quella linguaglossese, esprime l’esigenza di ancorarsi non tanto alle tradizioni ma alla storia. E’ la storia che da senso all’esserci: per Sant’Agostino esiste solo un tempo il presente in quanto il passato vive nel ricordo presente e il futuro è la proiezione del tempo presente. Eppure il presente non avrebbe senso senza la storia.

“Le Strade Aspettano un Nome” è la sintesi di questo paradigma. La ricerca certosina e analitica dei personaggi storici a cui intitolare le vie lancia un messaggio chiaro: senza radici lunghe un albero resta senza chioma ed è destinato a morire; senza radici profonde non avrebbe nessuna stabilità. Se si vuole costruire un futuro rigoglioso abbiamo bisogno di scoprire le nostre origini.

Non è una provocazione quando scrive “Mi chiamo, se la memoria non m’inganna, Abdhl Kaly’. Sono nato a Linguaglossa, sulle pendici solforose del Mongibello, il 21 ottobre del 1918. O del 1128. O forse del 1848”. Immergersi nelle origini significa proiettare l’esistenza in un tempo senza tempo.
Lo fa “Nel Mio Paese”, un libro nato non a caso per gli alunni delle scuole,  quando esalta le origini del luogo natio e, soprattutto, il riscatto di Linguaglossa dal dominio feudale.
Anche in “Saraceni di Sicilia” che, come scrive Manacorda, “è qualcosa di più di una metafora, un legame reale di storia, di sangue, di nomi […..]”.
Inoltre lo fa nelle sue ricerche sui Cappuccini in Sicilia o rovistando in tutti gli archivi linguaglossesi e della Sicilia.

L’identità presuppone il conoscere

Il formarsi dell’identità presuppone il conoscersi e l’appartenere. Ci si conosce attraverso il rispecchiarsi anche nella storia generazionale attraverso la ricerca dei significati nascosti all’interno dei sistemi inter e intra – generazionali. Nello stesso momento si scopre il senso di appartenenza: appartengo a una famiglia, a una stirpe, a un paese ad una patria. La traduzione del proprio nome in arabo rivendica una storia che è strettamente legata alle dominazioni saracene della Sicilia. E’ in assenza di una storia l’impossibilità del cambiamento.

E’ così per il figlio senza padre di Rocca Ciravula:
cchiu friddu di la jilata
a marzu ca mptrisci
nta l’occhiu di lu griddu l’erba tennira,
cchiu russu du la sarbia
spampanata a ventu di libbici.

Lacan indica nell’assenza del luogo altro “in nome del padre”, il buco in cui si inserisce la patologia.  Il mancato accesso alla propria storia generazionale di fatto impedisce il trasgredire e con quest’ultimo il cambiamento. Se Santo Calì è stato considerato un rivoluzionario, un artista, un professore, un uomo controcorrente lo si deve alla conoscenza profonda  non solo della propria storia e di quella della sua famiglia ma, soprattutto, dei percorsi di intere generazioni.

Indelicato: il valore delle opere di Santo Calì

Purtroppo non si può scrivere all’infinito anche se le opere di Santo Calì meriterebbero un approfondimento ancora maggiore, ma credo che non mancheranno tempi e occasioni per poterlo fare. Voglio chiudere con una esortazione: prendiamo esempio dalle opere di Santo Calì ed immergiamoci dentro la nostra storia per poterla rielaborare e poter costruire il cambiamento su basi solide. Spesso, al contrario, ci ritroviamo ad avere piedi di argilla in un tempo in cui tutto diventa liquido e immediatamente consumabile. La conoscenza, la presa di coscienza, la rielaborazione delle proprie storie familiari e generazionali conducono alla libera scelta, a liberarci dalla schiavitù rispondendo alla domanda: ma pirchì comu un pecuru ci stavuru di sutta?

E’ la conoscenza, la cultura che rompendo il velo dell’ignoranza permette di trasgredire poiché se ……. esiste un vincolo generativo, nel senso che non ci è dato scegliere dove, quando, in che vicenda familiare e di che genere nascere ….. esiste anche un vincolo a decidere che fare della propria storia generazionale (Cigoli)

Mariano Indelicatomariano indelicato

Psicologo Psicoterapeuta, Docente a.c Psicometria delle Neuroscienze Cognitive all’Università di Messina, coordinatore del Pronto Soccorso Psicologo Italia.

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