Denunciate aggressioni fisiche, profanazioni degli edifici di culto (come l’incendio della Chiesa di San Sebastiano, a New Delhi), forme di “boicottaggio sociale” nei confronti di missionari e famiglie cristiane. Si tratta di un “tentativo di sabotare la Costituzione, che assicura la libertà di ogni cittadino indiano di professare, praticare e diffondere la propria religione”
La libertà religiosa è sempre più messa in pericolo in India. Il Governo sembra assecondare, con l’inerzia e con provvedimenti che colpiscono le minoranze, l’attività dei gruppi radicali che minaccia sia i cristiani sia i musulmani.
L’incendio della Chiesa di San Sebastiano e Delhi. La distruzione, avvenuta a dicembre, della Chiesa di San Sebastiano, a New Delhi, bruciata con il cherosene – “un atto da condannare non solo perché blasfemo e compiuto in odio alla comunità cristiana, ma anche perché è avvenuto nella capitale del Paese, già martoriato da altri incidenti di natura interreligiosa”, come ha dichiarato mons. Anil Couto, arcivescovo di Delhi – è solo l’ultimo degli episodi che hanno colpito la comunità cattolica indiana. Per Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), “la protezione e la sicurezza dei luoghi di culto sono doveri urgenti che competono alle autorità. L’incendio doloso della chiesa di San Sebastiano costituisce una violazione del diritto dei cattolici alla libertà religiosa. Il governo centrale e l’amministrazione locale hanno fallito nel garantire tale diritto e non possono abdicare la loro responsabilità. I colpevoli devono essere messi in stato di accusa e bisogna assicurare le garanzie costituzionali alla pacifica comunità cristiana dell’India”.
Non si tratta di atti di violenza isolati. Vescovi cattolici e leader cristiani hanno inviato una nota all’Agenzia Fides alla vigilia di Natale, nella quale tra l’altro si legge: “Abbiamo il cuore pesante per gli episodi di violenza contro le nostre Chiese in varie parti del paese, specialmente in Chattisgarh, Madhya Pradesh, Odisha, Uttar Pradesh e ora nel territorio della capitale Delhi. Lo sventramento della chiesa di San Sebastiano a Delhi, così come gli altri episodi di violenza mirata, rivelano il disprezzo non solo verso i sentimenti religiosi della nostra comunità, ma anche per le garanzie assicurate nella Costituzione indiana. Questi atti di violenza non sono incidenti isolati. Fanno parte di una serie di azioni interconnesse da parte di vari attori non statali. Molti politici hanno chiesto leggi nazionali contro la conversione, provvedimenti che toccano la comunità cristiana e musulmana, anche se non citate”.
Provvedimenti contro le minoranze. Nella lettera viene sottolineata “la campagna ben organizzata, anche da membri di alto livello del Parlamento e appartenenti al partito di governo, che mette in discussione l’identità e il patriottismo delle diverse minoranze religiose in India” e si denuncia il fatto che “mentre l’esecutivo ha vinto le elezioni presentando una piattaforma di ‘sviluppo e buon governo’, i gruppi radicali vedono approvato il loro programma di odio e nazionalismo religioso. Si tratta di un palese tentativo di sabotare la Costituzione indiana, che assicura la libertà di ogni cittadino indiano di professare, praticare e diffondere la propria religione”. I provvedimenti sarebbero nati contro le minoranze, “dando alla polizia il potere di disturbare, arrestare e punire sacerdoti, religiosi e operatori cristiani”.
Il Memorandum dei vescovi. Al Governo è stato inviato un documento nel quale si elencano vari episodi “rappresentativi dell’ostilità e della discriminazione subita dai cristiani in tutta l’India”. Si narrano casi di “boicottaggio sociale” (ad alcuni missionari cristiani è vietato l’ingresso in oltre 50 villaggi della regione di Bastar, in Chhattisgarh; e ad alcune famiglie cristiane in Orissa è impedito di usare il pozzo pubblico del villaggio); aggressioni fisiche (in numerosi stati); profanazione degli edifici di culto.
Umberto Sirio