Incontri culturali / L’intelligenza artificiale al centro di un incontro con Faggin, Coniglio e don Rocca

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Federico Faggin

Serata partecipata quella tenutasi presso la sala Cosentini della biblioteca Zelantea di Acireale. Ospite di riguardo è stato il dott. Federico Faggin che assieme al prof. don Vittorio Rocca e al dott. Enzo Coniglio hanno relazionato sul tema “ Intelligenza naturale Vs Intelligenza artificiale “. Ha moderato la serata il presidente dell’Accademia degli Zelanti dott. Michelangelo Patanè.

Ha aperto la conferenza don Vittorio Rocca che ha citato papa Francesco nel suo discorso al mondo universitario in Ungheria quando ha parlato del rapporto tra la tecnica e l’uomo, menzionando il teologo Romano Guardini. Egli distingueva due forme di conoscenza, una umile e relazionale, l’altra che non osserva l’oggetto ma cerca di afferrarlo sviluppando una tecnica per assoggettamento. Papa Francesco afferma che non si vuole demonizzare la tecnica ma avverte il rischio che essa diventi regolatrice, se non anche dominatrice, della vita degli esseri viventi. E l’interrogativo di cosa sarà della vita se questo “giogo” andrà avanti diventa un quesito di notevole importanza.

Michelangelo Patanè,don Vittorio Rocca e il sindaco Alì
Da sin. Michelangelo Patanè, don Vittorio Rocca e il sindaco Stefano Alì

L’intelligenza artificiale guida la vita moderna

In effetti, continua don Rocca, oggi la vita è inquadrata in un sistema di macchine. Guardini, già nel primo novecento, si chiedeva se in un tale sistema la vita può rimanere vivente. La realtà di questo momento è stata definita, con diversi termini, società post moderna, società vuota, società senza solidità, senza passioni, senza lavoro, del declino dell’uomo pubblico.

Nello stesso tempo si favorisce la delegittimazione delle istituzioni tradizionali come la famiglia e il matrimonio e si assiste all’affermazione di nuovi modelli di vita che diffondono, in modo estremo, l’individualismo. Tutto ciò porta alla dissoluzione dell’individuo nella rete del villaggio globale dove la definizione di uomo è in continuazione plasmata e riplasmata. Questo è quel momento che oggi viene definito post umanesimo in cui un uomo si definisce per caratteristiche generali e non più come “animale razionale” oppure “unione di corpo e anima”. L’inizio viene collocato nel 1982 quando il Times mette in copertina, come “uomo dell’anno”, il Computer.

Enzo Coniglio e Federico Faggin
Il dott.Enzo Coniglio a sin. e il prof Federico Faggin

Il dott. Coniglio ha elogiato la persona di Faggin come un autentico punto di riferimento per l’intera comunità mondiale per le sue ricerche e per le sue applicazioni nel campo dell’informatica. I suoi lavori hanno rivoluzionato e, ancora oggi, continuano a rivoluzionare il nostro sistema di vita.
Ha ringraziato Faggin per avere accettato di presenziare all’incontro e di aver voluto condividere con la platea intervenuta, il suo percorso di vita. Per aver fatto sentire dalla sua viva voce la genesi e le numerose applicazioni che caratterizzano l’offerta informatica digitale. E poi lo studio che dagli anni 2000 lo ha visto impegnato nella non meno importante questione della coscienza. Tema importante e necessario per vivere adeguatamente la nostra natura umana: non siamo e non vogliamo essere dei robot.

I primi passi del dott. Faggin nel campo dell’intelligenza artificiale

Poi l’atteso intervento del dott. Federico Fagin che ha iniziato il suo intervento narrando brevemente la sua vita. Ha cominciato da quando, a causa della guerra, ha vissuto in campagna, ha parlato dei suoi studi tecnici contro il volere del padre, filosofo. Ma lui da sempre desiderava diventare perito aeronautico. Appena diplomato cominciò a lavorare e a dare inizio al suo percorso eccezionale nel campo informatico. Il successo lo portò, sin dal 1968, a vivere in America assumendo anche la cittadinanza statunitense.

Ha raccontato di come per lui fosse stato necessario fondare la sua prima azienda la “Zilog”, lasciando l’Intel” perché ostacolato, per nove mesi, nella realizzazione di un microprocessore, che però, poi, ha reso l’Intel famosa. Da quel momento in poi i successi sono stati tantissimi e numerose le aziende da lui fondate. Una invenzione per tutte il “touch screen” che eliminava il vecchio mouse.

Ha raccontato di come “nelle sue vite”, come chiama i momenti della sua vita, lui abbia sviluppato prima la parte inventiva, razionale, poi la parte in cui doveva prendere delle decisioni e affrontare i problemi. In queste esperienze, secondo Faggin, mancava la parte del cuore che si è aperto solamente quando, dopo gli innumerevoli successi, lui non si sentiva contento. Aveva raggiunto tutto quello che chiunque può sperare: salute, famiglia, fama, ricchezza. Ma non era felice.

I primi dubbi di Faggin sull’intelligenza artificiale

Era il periodo in cui studiava il modo di usare il computer con le reti neurali. E’ in questo momento che iniziarono i primi dubbi, si rese conto che erano diventati più importanti i fenomeni che abbiamo nel cervello che le sensazioni in se stesse provate. Tutti i sentimenti, gioia, dolore, piacere, la gioia di vivere sono epifenomeni, fatti accessori, e  ciò che conta sono i segnali che abbiamo nel cervello.

Da qui i primi dubbi, comincia a pensare che deve esserci altro e comincia a studiare la coscienza. Si rende conto, studiando sé stesso come il mondo che osserva sé stesso, che la realtà non è come viene raccontata dai fisici e dagli scienziati.
Faggin si ritiene, nella sua ricerca, un punto di vista del tutto su tutto. Col tempo si rende conto di non essere stato l’unico a fare queste esperienze, anche nei Veda si ritrovano le stesse idee. Da qui la consapevolezza che c’è qualcosa che non riusciamo a capire e si è convinto che doveva approfondire cos’è la coscienza. La coscienza che osserva il mondo dal proprio punto di vista. Quindi la coscienza non è un fenomeno del cervello, la coscienza e il libero arbitrio sono proprietà fondamentali da cui emerge la materia.

Questo nuovo modo di vedere la realtà cambia notevolmente la prospettiva. L’esplorazione della coscienza è sempre personale e si conosce solo da dentro. Nessuno può esplorare la coscienza da fuori, ma è solo la persona che può farlo da sé. Così ha iniziato a seguire i processi di meditazione delle persone spirituali e di quelle religiose. Dopo venti anni di lavoro personale è arrivato alla convinzione che la coscienza e il libero arbitrio sono fondamentali. Da qui la scelta di abbandonare il suo lavoro di scienziato ed ha creato, insieme alla moglie, una fondazione negli Stati Uniti per lo studio della coscienza, partendo dal principio che essa sia fondamentale.

Faggin e la fisica quantistica

Importante un incontro con un esperto della fisica quantistica, Giacomo Mauro D’Ariano, che ha sviluppato una teoria nella quale fa vedere che la fisica deriva interamente da informazione quantistica. Questo tipo di informazione è molto più sofisticata dell’informazione classica, quella del computer che si può copiare e condividere. Quella quantistica non è copiabile, che cosa ci dice, allora? Nessuno lo sa. Faggin, insieme a D’Ariano concludono che l’informazione quantistica è l’esperienza che è privata, l’esperienza personale che non si può trasferire a nessuno. L’unico modo di trasferirla è ridurla in simboli, le parole. Questa teoria cambia l’idea di chi siamo. Il computer è solo la parte simbolica dell’informazione, mentre per noi l’informazione è l’espressione di un’esperienza che è sempre più ricca di quello che possiamo dire con le parole.

Esempio importante: l’amore che si prova per un figlio è imponderabile, non ha volti, non si può spiegare, le parole colgono solo una piccola parte di ciò che si può sentire. E’ esattamente ciò che nel 2022, nel suo libro “Irriducibile. La coscienza, la vita, i computer e la nostra natura” ha proposto. La teoria sulla coscienza secondo la quale essa sarebbe un fenomeno puramente quantistico, unico per ognuno di noi in quanto, in base al teorema di non clonazione quantistica, non è riproducibile, per cui nessuna macchina potrà mai ricrearla e continua a esistere anche in seguito alla morte del corpo.
Nulla si è detto di tutto quello che i presenti, forse, si aspettavano: il blocco e la pericolosità che oggi rappresenta l’intelligenza artificiale.

 

Mariella Di Mauro