Ad oggi, secondo i dati del Sit (Servizio informativo trapianti) sono 145 i Comuni (circa l’1,8% sul totale) che hanno aderito a questa procedura, di cui 18 capoluoghi di provincia. Tra le città maggiori Roma e Bologna. Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti (Cnt): “In 3-4 mesi siamo in grado di attivare la connessione operativa col Comune che ne facesse richiesta”.
Da qualche giorno un qualunque cittadino romano che ne avesse voglia, può chiedere il rilascio della propria carta d’identità con la dicitura “donatore di organi e tessuti” o “non donatore di organi e tessuti”. Naturalmente segnaliamo la possibilità concessa al cittadino romano solo perché il fatto che sia possibile nella capitale può servire da stimolo anche per gli altri Comuni italiani. Sono infatti solo due i grandi Comuni, Roma e Bologna, che hanno aderito, ma si spera che l’esperienza si diffonda a macchia d’olio. Si tratta di una grande innovazione che ha ottenuto il via libera definitivo dal Garante della privacy che, lo scorso 26 giugno, ha autorizzato la possibilità di inserire sulla carta d’identità il consenso o il diniego alla donazione di organi o di tessuti in caso di morte. Chi lo desidera, quindi, ha la facoltà di far inserire la propria scelta sul documento d’identità. La dichiarazione, registrata dall’ufficiale dell’anagrafe, sarà inviata alla banca dati unica del Sistema informativo trapianti (Sit), consultabile 24 ore su 24 dai centri per i trapianti. Il cittadino potrà modificare in ogni momento la propria volontà recandosi presso le aziende ospedaliere, le Asl, gli ambulatori dei medici di base, i Centri regionali per i trapianti o presso i Comuni, in occasione del rinnovo della carta d’identità. Su quest’ultimo punto si sono concentrate le osservazioni del Garante della privacy, il quale ha sottolineato l’esigenza di informare il cittadino della possibilità di modificare in qualsiasi momento la dichiarazione annotata sulla carta di identità, evidenziandogli anche i diritti riconosciuti dal Codice della privacy.
I dati. Ad oggi, secondo i dati del Sit, sono 145 i Comuni (circa l’1,8% sul totale censito di 8.047) che hanno aderito a questa procedura, di cui 18 sono capoluoghi di provincia. Tra le città maggiori Roma e Bologna. L’iniziativa, avviata da qualche anno, sta ormai uscendo dalla fase sperimentale. “Il sistema è ormai pronto per essere esteso a tutti i Comuni – dichiara Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti (Cnt) -. In 3-4 mesi siamo in grado di attivare la connessione operativa col Comune che ne facesse richiesta. Stiamo lavorando sodo in questa direzione, anche perché si è già creata una lista d’attesa dei Comuni interessati. Prevediamo che, in circa due anni, possano aderire al programma metà dei Comuni italiani”. “Questa procedura – prosegue – ha un vantaggio indiscutibile: rappresenta un mezzo informatico di verifica diretta e rapida. Il coordinamento regionale dei trapianti, infatti, può verificare in diretta, 24 ore su 24, se la persona su cui è stata effettuata la diagnosi di morte cerebrale sia un donatore consenziente”.
In prospettiva. Certamente i dati attuali non sono ancora significativi in termini di reale aumento del numero di organi disponibili per i trapianti. Basti pensare che, sempre secondo il Sit, ad oggi sono state appena 76.309 (93,7% di consenso, 6,3% di diniego) le dichiarazioni di volontà registrate presso i Comuni, di cui 25.552 (95,4 % di consenso, 4,6% di diniego) in quello di Roma. Nella Capitale, questo servizio, avviato in via sperimentale a giugno 2014 nel I municipio, lo scorso 23 febbraio è stato esteso a tutti i 15 municipi. “Questa prospettiva si manterrà invariata per qualche anno – spiega Nanni Costa -. Da questo meccanismo, infatti, non ci aspettiamo un aumento immediato delle donazioni. Piuttosto una progressiva maturazione della sensibilità dei cittadini che, nel lungo periodo, avrà come effetto indiretto anche l’aumento delle donazioni”. In termini numerici, occorrerà raggiungere la soglia dei 10 milioni di adesioni per registrare un incremento sensibile della disponibilità di organi da trapiantare. Va, infatti, ricordato che il numero di adesioni alla donazione non coincide (fortunatamente) con il numero di diagnosi di morte cerebrale (condizione necessaria per procedere all’espianto di organi da cadavere) effettuate che, ogni anno, in Italia, sono circa 2.400 (corrispondenti ad una media di 40 per milione di abitanti).
Cinque modalità. È bene ricordare che, secondo la normativa vigente, sono cinque le modalità previste per esprimere la propria volontà in ordine alla donazione di organi. Oltre alla registrazione sulla carta d’identità, si può manifestare la propria scelta presso la Asl di riferimento (o il proprio medico di base), compilando il “tesserino blu” del ministero della Salute o il tesserino di una delle associazioni di settore, stendendo un atto olografo presso l’Associazione italiana donatori di organi (Aido), redigendo una dichiarazione di consenso o diniego da portare sempre con sé.
Maurizio Calipari
Giovanna Pasqualin Traversa