Dopo i terribili fatti di Parigi, il Governo francese si era mosso per primo, tra i partner europei, per arginare il fenomeno del terrorismo on-line. Ora l’intelligence d’oltralpe si prepara a ricevere nuovi strumenti per il controllo di massa della Rete: dopo l’approvazione a larga maggioranza dell’Assemblea nazionale, sarà il Senato francese ad esprimersi definitivamente. L’opinione pubblica è in agitazione, c’è chi teme che il Grande Fratello stia per essere autorizzato per legge.
Nei giorni subito successivi alla strage di Charlie Hebdo, da oltralpe sono corsi ai ripari con provvedimenti speciali che cercano di mettere un argine al fenomeno del terrorismo on-line. Il Decreto 2015-125 prevede una rapida reazione, bypassando la magistratura ordinaria, per chiudere i siti internet sospettati di fare proselitismo: la pagina web può essere bloccata in appena 24 ore senza dover attendere la decisione di un giudice, è la Polizia nazionale (Ufficio centrale per la lotta contro la criminalità connessa alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione) a stabilire se un sito va chiuso o meno. Ad eseguire l’ordine della Polizia nazionale sono gli Operatori di telecomunicazioni, che escludono la possibilità per i propri clienti di accedere ai siti internet inclusi nelle black list predisposte allo scopo (liste nere che gli Internet service provider non possono né modificare né rendere pubbliche).
Ora Parigi ha fatto fare un notevole salto di qualità all’azione di contrasto al terrorismo in Rete. Con il voto a larghissima maggioranza (438 sì contro 86 no e 42 astenuti), i deputati dell’Assemblea Nazionale francese hanno approvato il “projet de loi relatif au renseignement” che introduce la possibilità da parte delle Autorità di effettuare operazioni di sorveglianza di massa su Internet. Il meccanismo, almeno a parole, è molto semplice. Grazie all’approvazione dell’uso di “tecniche speciali di inchiesta”, i servizi segreti francesi potranno utilizzare strumenti automatici per l’analisi dei dati di connessione (i cosiddetti metadati, non il contenuto delle conversazioni), con l’obiettivo di identificare le persone in grado di “rappresentare una minaccia terroristica”. Per poter sfruttare questa nuova possibilità, i servizi non dovranno richiedere l’autorizzazione ad un giudice ma al Primo ministro, che si avvarrà di una nuova Autorità indipendente: la Commissione nazionale del controllo tecnico dei servizi di informazione (Cnctr), composta da sei magistrati, tre deputati e tre senatori di maggioranza e opposizione, e da un esperto della materia. Per analizzare i dati i servizi segreti utilizzeranno degli strumenti ribattezzati “scatole nere”: il loro funzionamento, che sta suscitando molte polemiche, è segretato, quello che è noto è che saranno installate presso i fornitori di servizi Internet per monitorare il traffico e analizzarlo in base ad algoritmi predisposti con “scenari tipo” di comportamenti terroristici.
Scenari da “Minority Report”. Diverse voci francesi, istituzionali (l’Autorità garante per la privacy e quella per i diritti umani) e della società civile (la Quadrature Du Net e l’associazione delle vittime del terrorismo), hanno fortemente contestato la strada imboccata da Parigi e si preparano a dar battaglia per impedire l’approvazione definitiva della legge.
Antonio Rita