Ma davvero il nostro computer ci conosce meglio dei nostri migliori amici? Così sembra suggerire un nuovo studio sui dati relativi all’uso individuale di Facebook. Le “macchine” attuali sarebbero più capaci di scoprire la nostra vera personalità rispetto ai nostri conoscenti più intimi. A loro potremmo anche celare tanti lati “nascosti” della nostra personalità, al nostro computer no, o almeno così pare. No, non siamo sul set del film fantascientifico “Lei” (titolo originale “Her”, 2013, regia Spike Jonze), dove il protagonista, Theodore, finisce per avere una relazione amorosa, del tutto ‘inusuale’, con “Samantha”, che non è una donna, bensì il nuovo sistema operativo (detto OS1) del suo computer, provvisto di intelligenza artificiale, in grado perfino di apprendere ed elaborare emozioni.
È stata proprio la visione di questa pellicola ad ispirare gli autori della ricerca, lo psicologo Youyou Wu e lo scienziato informatico Michal Kosinski, entrambi docenti all’Università di Cambridge (UK). “Analizzando i suoi (di Theodore) dati digitali, – aveva commentato Wu – il suo computer è in grado di rispondere ai suoi pensieri e bisogni molto meglio degli altri umani, inclusi la sua fidanzata di lunga data e gli amici più intimi”. A questo punto, nella mente dei due scienziati di Cambridge era sorta la domanda: è possibile qualcosa del genere nella vita reale? E per provare a dare una risposta, hanno dato inizio ai loro test di ricerca, cominciando col servirsi dell’enorme mole di dati personali messi a disposizione dall’app Facebook “MyPersonality” (peraltro sviluppata da David Stillwell, un altro psicologo di Cambridge loro collega). Di cosa si tratta? Nient’altro che un potente algoritmo capace di delineare il profilo psicologico e la personalità dei suoi utilizzatori a partire dalle loro preferenze espresse su Facebook (FB), come i “likes” e le liste di amici, unitamente ad una serie di informazioni personali inserite dagli stessi utenti, ovviamente col loro libero consenso. Per inciso, con l’aiuto dell’esperto Kosinski, “MyPersonality” è presto diventata un’app virale con più di 4 milioni di utenti, rappresentando così una miniera d’oro anche per la scienza. Nel 2013, infatti, l’analisi dei dati raccolti con “MyPersonality”, realizzata dallo stesso Kosinski e collaboratori, aveva mostrato come lo schema dei “likes” degli utenti su FB era sufficiente per individuare i loro tratti personali come genere, razza, convinzioni politiche e persino tendenze sessuali.
A questa notevole mole di dati, i due scienziati ricercatori hanno poi integrato i risultati di alcuni test psicologici standard e le risposte ad un questionario apposito, cui si sono volontariamente sottoposti i soggetti coinvolti nello studio. Il principale test impiegato mira a stabilire la personalità del soggetto, sulla base delle risposte fornite a un questionario di 100 domande, analizzate mediante la tecnica statistica detta “analisi fattoriale”. Il test è anche denominato “Big Five” dai ricercatori, poiché classifica la personalità dei soggetti in funzione di cinque fattori preminenti: apertura, consapevolezza, estroversione, gradevolezza, nevroticismo. Negli ultimi due anni, Wu, Kosinski, and Stillwell hanno studiato ben 86.220 soggetti che si sono sottoposti a questo test della personalità mediante l’app FB “MyPersonality”. I risultati ottenuti sono poi stati incrociati con i loro dati FB, ottenendo un modello statistico in grado di delineare la personalità in base ai “likes” espressi su FB. Infine, per confrontare l’accuratezza del computer col giudizio umano, i ricercatori hanno intervistato altre 17.622 persone, ciascuna amica di uno o più soggetti che avevano compilato il “Big Five”, chiedendo loro quali risposte, a loro parere, gli amici avrebbero dato al test. Ebbene, i risultati hanno mostrato come gli amici degli intervistati riescono agevolmente a predire come questi risponderanno ai quesiti del “Big Five”, con un’approssimazione del 95%.
Che dire, magari i computer non saranno ancora così intelligenti (e sensuali) come quello del film “Lei”, ma indubbiamente, armati dei dati di FB, sono in grado di giudicare la nostra personalità in una frazione di secondo e con un’accuratezza di almeno il 15% superiore al giudizio umano. Altro che privacy! Rimane un inquietante interrogativo: chi e come userà tutti questi dati personali?
Maurizio Calipari