“Con il cuore carico di emozioni, comunico che il nostro Vescovo, Mons. Antonino Raspanti , mi ha chiesto di assumere l’ufficio di Parroco nella Parrocchia San Filippo D’Agira in Aci San Filippo”. Queste le parole con le quali la prima domenica di agosto il parroco della Basilica-Cattedrale di Acireale, don Roberto Strano, comunicava ai fedeli il nuovo incarico a cui è stato chiamato, nell’ambito degli avvicendamenti disposti dal vescovo diocesano.
Abbiamo sentito padre Roberto, che ha rilasciato al nostro giornale la seguente intervista.
- Padre Roberto, dopo diciannove anni di ministero come parroco nella Cattedrale di Acireale, qual è il suo stato d’animo attuale, alla vigilia del suo trasferimento come guida di una delle parrocchie più grandi della nostra diocesi (Aci S.Filippo)? Le emozioni provate “a caldo” saranno state diverse da quelle vissute nel 1999.
Devo confessare di essere profondamente sereno. Nel momento in cui, il 27 Luglio pomeriggio, il Vescovo mi comunicava il trasferimento non ho avuto perplessità alcuna, mi sono sovvenute alla mente le parole che Lucia pronunzia nel famoso “Addio ai monti”, nei Promessi Sposi, “Colui che dava a noi tanta giocondità è per tutto. Non cambia mai la sorte dei suoi figli se non per prepararne una più certa e più grande” e fiduciosamente mi sono affidato al progetto di Dio che mi giungeva con la proposta del Vescovo. Questo non significa che non provo tristezza nel lasciare la Comunità, ma guardo oltre e sulla Parola del Signore getto le reti (Lc 5,5). Le emozioni, rispetto a 19 anni fa, sono decisamente diverse. La maturità degli anni e le esperienze acquisite, mi rendono più sicuro nell’affrontare un nuovo impegno pastorale, in una Parrocchia che per territorio e per il numero di abitanti (oltre 11.000) è annoverata tra quelle più grandi della Diocesi.
- La parrocchia “Maria SS.ma Annunziata” di Acireale, come si sa, è anche la chiesa Cattedrale della diocesi. In questa peculiare dimensione e come responsabile diocesano della liturgia, quali ricordi porta con sé dei grandi eventi che vi sono svolti (Giubileo del 2000, Anno Santo della Misericordia, insediamento di vescovi, ecc.)?
Abbiamo vissuto tantissimi eventi. Poco più di 40 giorni dopo il mio insediamento in Cattedrale abbiamo iniziato il Grande Giubileo del 2000 che ci ha visti, tutto l’anno, impegnati in un susseguirsi di celebrazioni diocesane. Nel 2002 il saluto a Mons. Gristina e l’accoglienza di Mons. Vigo. Nel 2006 il XXV di episcopato di Mons. Vigo. Nel 2008 il 50° di sacerdozio di Mons. Vigo. Nel 2011 il saluto a Mons. Vigo e l’accoglienza, con relativa ordinazione episcopale di Mons. Raspanti. Infine il Giubileo della Misericordia. Tante altre occasioni (la visita delle Reliquie di S. Teresa del Bambin Gesù, San Gabriele dell’Addolorata, S. Chiara, San Francesco di Paola, S. Elisabetta, San Paolo della Croce. Le Lacrime della Madonna di Siracusa), sono stati “eventi” vissuti in questi anni. Oltre agli appuntamenti diocesani, quali l’assemblea di inizio anno pastorale e le ordinazioni diaconali e sacerdotali.
- Tra le tante esperienze di questi anni, vissute in una parrocchia che, sotto la sua guida, è stata indubbiamente una realtà pastoralmente viva, qual è il ricordo più bello che porta con sé e quali, d’altra parte, sono stati i momenti più difficili? In quali momenti ha sentito particolarmente la vicinanza dei parrocchiani?
Mi porto il ricordo di una comunità viva che è cresciuta nella comunione e nell’impegno. L’impegno dell’Azione Cattolica parrocchiale nei suoi rami (ACR, Giovanissimi, Giovani e Adulti), dei Catechisti e degli Animatori liturgici, ha fatto si che la comunità diventasse ogni giorno “casa e scuola di comunione”. Non c’è un momento particolare in cui ho sperimentato la vicinanza dei parrocchiani, perché mi sono sentito quotidianamente assistito, voluto bene, compreso, aiutato, sorretto …. Anche nei momenti in cui abbiamo sostenuto “prove”, ci siamo sempre ritrovati uniti.
- Volgendo ora lo sguardo al futuro, quali pensa che saranno le sfide pastorali più importanti che dovrà affrontare come nuovo parroco ad Aci San Filippo?
So di trovare una Comunità viva, dove il mio predecessore, il carissimo Don Alessandro Di Stefano, ha profuso le energie più belle nella sua costante presenza di 20 anni di Parroco, 8 di Vicario Parrocchiale e 3 da Seminarista. Mi inserisco nel cammino pastorale già tracciato e insieme alla Comunità, nel tempo, valuteremo quali sfida affrontare e fronteggiare. Desidero diventare “sanfilippoto” e sentirmi “uno di loro”, imparando la conoscenza del territorio e soprattutto delle persone.
- Il ruolo dei giovani nella vita di una parrocchia è molto importante. La Cattedrale in questi ultimi anni ha vissuto, a tal proposito, un vero e proprio fermento. Quale crede che sia stato il “segreto” di questo successo?
Il successo è stato sicuramente la gioia, l’entusiasmo e la fede degli Educatori, che come “calamite” hanno saputo attrarre. Far percepire la Parrocchia come “casa”, un luogo dove poter esprimere le proprie potenzialità, le capacità di ognuno e la propria esuberanza. Educarli ad una vita di comunità dove la preghiera, la catechesi, lo stare assieme diventano valori costitutivi. E’ stata una grande gioia vedere come due giovani hanno intrapreso il cammino di formazione al sacerdozio: Rosario Di Bartolo che è giunto ormai al 5° anno e Mattia Scuto che inizia il 1°. Una comunità che sa esprimere Vocazioni, porta in sé il sigillo di garanzia di un vero e sano cammino ecclesiale.
- Dal punto di vista dell’impegno nella carità molte cose sono cambiate dal 1999 a causa dell’incombere della crisi economica che ha attanagliato la vita di molte famiglie. Si considera, comunque, contento dei risultati raggiunti, anche attraverso l’opera della San Vincenzo parrocchiale?
La considero l’esperienza più bella, il “fiore all’occhiello” di questi anni, anche se umanamente drammatica. L’impegno della San Vincenzo Parrocchiale che ha profuso ogni energia per fronteggiare la crisi economica, attraverso uno studio costante del territorio e dei vari casi, è stato edificante. Quando arrivai Parroco in Cattedrale assistevamo meno di 20 famiglie, oggi se ne assistono circa 140. Non è stato un “fare per fare”, ma una scelta motivata da una robusta formazione e da un impegno certosino, accompagnato da una dedizione assoluta. Ricorderò sempre la gioia nel confezionare i pacchi-spesa mensili, nonostante il peso degli alimenti da trasportare.
- C’è qualche progetto che – per motivi vari – non ha potuto realizzare e che spera di vedere compiuto dal suo successore?
In questi anni dal punto di vista “materiale”, abbiamo fatto tanto. Il progetto che più mi sta a cuore è la realizzazione di un Oratorio parrocchiale, quale luogo di aggregazione dei giovani, nei locali dell’antica Confraternita dell’Annunziata (fino agli anni ’70 sede dell’attuale tipografia Galatea). Tanti progetti presentati agli organi competenti e tante promesse sono rimaste vuote. Lascio al nuovo Parroco alcuni progetti in itinere nella speranza che al più presto possano essere realizzati.
Guido Leonardi