La seconda intervista della nostra rubrica sulle possibilità dei neolaureati di trovare lavoro, vede come protagonista il dott. Domenico Moschella. Laureatosi in farmacia con 98 su 110 nell’ottobre del 2012, con una tesi sperimentale che gli ha fruttato il massimo del punteggio, Domenico è un giovane dottore di 25 anni.
– Dott. Moschella, un ottimo risultato sia in termini di tempo, si è laureato in soli 6 anni con una tesi sperimentale, sia in termini di voto, considerando che Farmacia è una facoltà piuttosto selettiva. Qual è stato il suo primo obiettivo dopo la laurea?
” Innanzi tutto ho deciso di abilitarmi iscrivendomi all’esame di abilitazione della sessione di novembre, in Farmacia questo esame si può sostenere due volte l’anno. Non è un esame imprescindibile per qualunque attività si voglia svolgere sfruttando questa laurea. Ad esempio, non è necessario essere abilitati per lavorare in azienda, nè per insegnare ma, è necessaria l’abilitazione, e anche la successiva iscrizione all’ordine dei farmacisti, per chi voglia lavorare in farmacia come collaboratore. Tuttavia per non precludermi nessuna strada ho pensato di farlo”.
– Era orientato verso l’attività di collaboratore, o voleva solo essere certo di non sprecare nessuna opportunità?
“No, non ero orientato verso la professione di collaboratore. Potendo scegliere, avrei preferito lavorare in azienda. Sono sincero, uno dei motivi per cui avrei preferito l’azienda è la possibiltà che qui si ha di fare carriera, di crescere sia dal punto di vista degli incarichi, che naturalmente, della gratificazione economica. Il collaboratore, a meno che non mediti di acquistare una sua propria farmacia, è gia all’inizio al primo e ultimo gradino della carriera: non può progredire”.
– Lei è quindi una persona molto ambiziosa. Le sue mosse alla ricerca di questo lavoro in azienda?
” Ho cominciato a mandare curricula a tutte le aziende trovate in internet, a quelle che cercavano un farmacista e a quelle che non lo cercavano. Non ho mai avuto nessuna risposta. Neanche un segnale. Niente di niente”.
– Cosa è successo dopo?
“Ho pensato di andare a cercare nelle farmacie. Non era la mia prima opzione, ma era pur sempre un degnissimo lavoro, e uno stipendio è sempre un buono stipendio per un ragazzo di 25 anni che vive a casa e non ha nessuno da mantenere. Pensavo che potesse essere un ottimo inizio. Poi,mi piace lavorare con la gente. Sono una persona empatica, capisco chi ho di fronte e entro nelle sue simpatie facilmente. so farmi ben volere. Dico questo non con presunzione, ma perchè ho potuto sperimentarlo lavorando nel tabacchino di mia mamma. Non voglio dire che la professionalità richiesta sia la stessa, solo che con il pubblico o ci sai fare o non ci sai fare. Ho girato 3 farmacie, non a caso, ma andando dove sapevo che servivano collaboratori. In una non andava bene il mio livello medio di inglese. In un’ altra mi è stato detto che il collaboratore in questione avrebbe dovuto avere la capacità di stare da solo in farmacia, quindi una notevole esperienza. Nel terzo caso mi è stato risposto che la forbice si è stretta anche per le farmacie e quindi il titolare avrebbe stretto i denti senza rimpiazzare l’ultima collaboratrice che se ne era andata. In tutti i casi ho chiesto di poter andare in farmacia gratis ,ma anche questa possibilità mi è stata negata. Tengo a precisare che la mia richiesta era perfettamente legittima, poichè il tirocinio non retribuito in farmacia è a norma di legge, in quanto dà la possibilità ai giovani di maturare quell’ esperienza di cui i datori di lavoro sono alla ricerca.
Io ho la fortuna di avere una famiglia alle spalle che mi mantiene senza difficoltà, molti non hanno nemmeno questo. Ma per un giovane, nel pieno delle forze, con una laurea in tasca, stare a casa è frustrante”.
– Cosa ha deciso di fare, allora?
“Tra una cosa e un’altra si è fatto giugno e nel frattempo mi sono dedicato alla politica…sa, le comunali. Ero anche impegnato nel sociale, e felice di quello che facevo. Ma dopo l’ennesima delusione ho deciso di partire”.
– In cerca di fortuna?
“Avevo un caro amico ad Edimburgo disposto ad offrirmi l’alloggio. Sono andato a cercare un lavoro e nel contempo ad imparare l’inglese. Anche lì, nei due mesi che ho trascorso, non sono riuscito a trovare lavoro. Sembra che il requisito minimo per una lavoro che ti serva ad imparare l’inglese sia…sapere l’inglese. Non mi assumevano nemmeno come lavapiatti. L’unica cosa che ho trovato era come uomo delle pulizie. Ho ritenuto fosse meglio soprassedere. Stare lì il più a lungo possibile per imparare la lingua e tornare poi in Italia. Ho pensato che,se avessi dovuto svolgere un lavoro che non teneva conto delle mie competenze farmaceutiche, sarebbe stato più logico lavorare al tabacchino. Dopo due mesi, a fine agosto, ho maturato l’idea di tornare in Italia. Appena tornato sembra che si sia aperto uno scenario per un lavoro in azienda. Sono molto scaramantico e preferisco non parlarne”.
– Eppure, fino a 7-8 anni fa uno dei corsi di laura maggiormente consigliati, proprio in virtù delle possibilità future di trovare lavoro, era Farmacia….
“Assolutamente sì. Purtroppo la situazione si è ribaltata nell’arco degli ultimi 5 anni”.
Auguriamo buona fortuna al dottor Moschella, e suggeriamo a chi deve iscriversi all’università, che questo, forse, non è il momento più propizio per la laurea in farmacia.
Annamaria Distefano