Intervista alla dottoressa Concetta Neri, giovanissima infermiera:”Professione in evoluzione”

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  • Concy 2L’intervista di oggi ha come protagonista una giovanissima e  capacissima dottoressa di 26  anni, laureata (già da parecchio tempo!) in Scienze Infermieristiche, Concetta Neri.
    Dottoressa potrebbe dirci quando si è laureata e con che voto?
    Mi sono laureata nel novembre del 2010, in tre anni esatti, con 110. La mia tesi era così intitolata “la cartella infermieristica: valenza medico legale”.
    Cosa l’ ha spinta a scegliere infermieristica?
    Sicuramente a spingermi verso questa scelta è stato l’interesse per l’ambito sanitario. Inoltre negli ultimi 10 anni questa professione si è enormemente evoluta, acquisendo più autonomia e responsabilità. Essendo infermieristica un CdL a numero programmato ho dovuto superare un test d’ingresso. Il primo anno non ho superato il test, quindi  ho frequentato il CdL in Ctf. Tuttavia l’anno seguente ho provato il test nuovamente e quando ho saputo di averlo superato, l’idea di cambiare CdL è stata difficile: il corso da me scelto come “ripiego” era stato inaspettatamente molto interessante e proficuo in termine di esami superati. Le prospettive lavorative però, sicuramente più incoraggianti nello scegliere Infermieristica, mi hanno indirizzato alla scelta definitiva.
     Ritiene che il corso di studi l’ abbia adeguatamente preparata al mondo del lavoro? Mi spiego meglio: le ore di tirocinio erano adeguate? Redditizie?E in generale i professori vi formavano anche professionalmente oltre che teoricamente?
    Purtroppo, adesso che lavoro e frequento un master universitario, vivendo il confronto con i colleghi sulle materie studiate e il tirocinio svolto, mi rendo conto che il CdL dell’Università di Catania, nel periodo da me frequentato, non mi ha preparata adeguatamente. Ho dovuto quindi avvalermi delle conoscenze acquisite ed integrarle con altre in cui mi sentivo poco o per nulla preparata. Vale la regola “non si finisce mai di studiare”. Le ore di tirocinio sono state più che sufficienti però e suddivise in vari reparti con diverse specialità in modo tale da consentire allo studente di integrare la parte teorica studiata in aula, alla parte pratica applicata in corsia.
     Il numero chiuso prevedeva l’ingresso di quanti studenti in professioni sanitarie l’anno in cui lei è entrata? in particolare di quanti in infermieristica?
    Nell’ anno in cui sono entrata io il numero di studenti previsto per tutte le professioni sanitarie era di 200, quello previsto per il CdL in Infermieristica 100.
     Dopo la laurea quali prospettive le si sono aperte?
    Dopo la laurea le prospettive erano quelle di partecipare a concorsi o avvisi pubblici presso aziende ospedaliere per lo più in Lombardia. Nel mio caso ho partecipato inizialmente ad un avviso pubblico presso l’azienda ospedaliera di Garbagnate per la quale tuttora lavoro che offriva contratti a tempo determinato della durata di 1 anno, rinnovabili, full time. Sono stata presa, ma intanto che lavoravo, avendo come obiettivo quello di avere un contratto a tempo indeterminato, ho partecipato ad altri concorsi, finché anche la stessa azienda ospedaliera per cui lavoravo ne ha indetto uno a cui ho partecipato e superato. Nel settembre 2011, quindi ho firmato il contratto a tempo indeterminato, full time.
    Esiste la possibilità che riesca ad avvicinarsi alla Sicilia?
     Se questa possibilità ci fosse, la coglierebbe o preferisce restare vicino Milano con tutti i vantaggi che una grande città offre ai giovani?
    La possibilità di avvicinarmi o tornare in Sicilia è possibile solo se le Aziende Ospedaliere indicono concorsi di mobilità interregionale o concorsi pubblici per titoli ed esami. Altrimenti si può cercare lavoro nelle strutture private, dove le modalità di assunzione sono diverse. Non so cosa sceglierei di fare, la risposta a questa domanda è davvero difficile. In termini affettivi la coglierei subito, dal punto di vista professionale e di possibilità, Milano rappresenta una fonte continua di stimoli. Farò questa scelta nel momento in cui mi si presenterà.
    Facendo un bilancio adesso, sceglierebbe nuovamente di rifare lo stesso iter?
    Si sceglierei di nuovo tutto quello che ho fatto. 
    Ritiene che un ragazzo che adesso dovesse scegliere infermieristica, una volta laureatosi, tra tre anni, abbia la stessa facilità di trovare lavoro che ha avuto lei quasi 3 anni fa ormai?
    Purtroppo non credo che chi si laurea adesso avrebbe le stesse opportunità che ho avuto io. Sappiamo tutti che stiamo vivendo un periodo di crisi e i tagli riguardano anche la sanità e quindi le risorse umane. Tuttavia rimane sempre una professione che può svolgersi nel pubblico e nel privato quindi ha sicuramente più facilità d’impiego.
    Esistono per i laureati in infermieristica, delle specializzazioni o dei master? Se sì, quali? Sono numerosi? Ha deciso di migliorare la sua preparazione e specializzarsi iscrivendosi ad uno di essi?
    Per i laureati in infermieristica esiste una sola specializzazione, Laura magistrale in scienze infermieristiche della durata di due anni. Poi esistono diversi master di primo e secondo livello che permettono di specializzarsi in un ambito clinico o di coordinamento. Ahimè, adesso in Italia non vi è un reale riconoscimento di questi master ad eccezione del master in coordinamento, e chi decide di farli adesso lo fa per arrichire le proprie conoscenze nell’ attesa di poterle spendere in futuro. Io sto frequentando un master all’università Bicocca di Milano in scienze infermieristiche di anestesia e terapia intensiva
    Avendo frequentato gli ospedali al Sud e al Nord Italia, pensa ci siano grosse differenze nel modo in cui i pazienti e i medici si rapportano all’infermiere?
    L’infermiere lavora in autonomia e mette in atto piani di assistenza mirati a quel particolare paziente che presenta una specifica patologia. Non vi è più una subordinazione ma una collaborazione nella cura con ambiti di competenza che sono propri e specifici. Tuttavia ritengo che l’infermiere sia al Nord che al Sud venga vista dai pazienti come intermediario con il medico il cui linguaggio e figura alle volte intimoriscono il malato.

                                                                                                                       Annamaria Distefano