A chi non è capitato la mattina, prima di uscire di casa, di vedere una limpida giornata di sole e di ritrovarsi, ciò nonostante, poche ore dopo sprovvisto di ombrello sotto sotto un acquazzone? Capita perché non si consultano le previsioni meteorologiche. Ma queste previsioni meteo come le fanno e chi le fa? E poi, siamo davvero sicuri di poterci fidare? Per acquisire qualche conoscenza in materia, abbiamo intervistato un giovanissimo meteorologo, Andrea Bonina, ormai famoso, nel suo paese, Bronte, e nei paesi etnei limitrofi.
Andrea, parlaci un po’ di come e quando è nata la tua passione per la meteorologia. Oltre ad essere un appassionato dimeteorologia, sei anche un giovanissimo laureato in geologia ?
“Sì, sono laureato in Geologia e a novembre ho compiuto 25 anni. Appassionato di meteorologia sin da piccolo e affascinato da ogni fenomeno atmosferico, alle scuole elementari ogni giorno appuntavo sul mio diario lo stato del tempo. In quel periodo il fascino delle previsioni di Caroselli alle 17.10 su Rai 1 era assoluto: si trattava di un appuntamento fisso. Era davvero l’ultimo erede dei grandi pionieri della meteorologia italiana: Bernacca e Baroni. Poi si è diffuso internet, sono nati i forum dedicati e io mi iscrissi a quello dell’associazione Meteo Sicilia all’età di 15 anni, dove conobbi numerosi appassionati. Una grande risorsa che però, nel tempo, tende ad essere inesorabilmente fagocitata dai social network. Negli anni ho acquisito le prime basi di meteorologia, ho acquistato una stazione meteorologica che rispetta gli standard di rilevamento imposti dall’Organizzazione Mondiale della Meteorologia e anno dopo anno ho affinato le mie conoscenze in materia. Serve esperienza e non si smette mai di imparare, tanto nella pratica, quanto a livello teorico sui libri di fisica dell’atmosfera. Fondamentale è la conoscenza del territorio: l’orografia è un elemento che influenza drasticamente l’andamento delle condizioni atmosferiche. Ho frequentato il Liceo Classico di Bronte, mi sono diplomato con lode e proprio in quegli anni ho scoperto il fascino delle Scienze della Terra. Da lì, la scelta di iscrivermi alla facoltà di Geologia e, in seguito, la Laurea. Nel corso degli anni ho collaborato come previsore per l’associazione Meteo Sicilia, redigendo bollettini radiofonici e ho rilasciando alcune interviste. Ho collaborato, con l’emittente radiotelevisiva locale TRC. Nel 2014, sono stato consulente del Comune di Bronte in materia meteorologica. Attualmente, spinto dall’amore verso questa scienza e dalla ferma volontà di fare sana e corretta divulgazione, curo due siti e le rispettive pagine facebook: www.meteobronte.it e www.meteoetna.com .”
Una stazione meteorologica che, come dici tu, “rispetti gli standard di rilevamento imposti dall’ Organizzazione Mondiale di Meteorologia ” di che strumenti deve disporre?
“Solitamente una stazione meteorologica professionale presenta tra i sensori: un termoigrometro (misura temperatura e umidità), un anemometro (ventilazione), un barometro (pressione), un pluviometro (precipitazioni) ed eventualmente ulteriori dispositivi di rilevamento sulla base delle diverse esigenze. Gli standard internazionali nascono dall’esigenza di avere dei dati campionati secondo dei criteri uniformi. E dunque il termometro, ad esempio, deve trovarsi lontano da ogni ostacolo, lontano da fonti di calore antropico, schermato da apposito schermo solare o capannina, posto ad almeno due metri di altezza dal suolo; il suolo stesso deve rispettare alcune caratteristiche ben specifiche e così via. Se così non fosse ci troveremmo dinnanzi a dati non confrontabili giacché non normati: si potrebbe mai raffrontare un dato termico rilevato al sole da un altro proveniente da un termometro posto all’ombra, piuttosto che montato su un’auto?”
Toglimi una curiosità: tutto chiaro per quanto riguarda il rilevamento dei dati, ma come vengono fatte le previsioni?
“Le stazioni meteo ci forniscono dei dati che sono validi ai fini climatici in primis. Io ad esempio ho un archivio di dati completi ormai dal 2008, ma le medie di riferimento sono convenzionalmente trentennali. Quando parliamo di temperature sopra o sotto le medie, ad esempio, di solito ci riferiamo all’andamento 1971-2000. I dati meteo partecipano alla stesura delle previsioni meteo in modo indiretto: per elaborare le previsioni meteorologiche fino a uno/due ore (le cosiddette “previsioni di nowcasting” ) possiamo affidarci all’evoluzione analizzabile tramite i satelliti e i radar meteorologici. Quando invece dobbiamo spingerci più in là nel tempo, previsione per domani, o a due/tre o più giorni, acquistano un ruolo fondamentale i modelli di previsione numerica. L’atmosfera viene schematizzata attraverso un sistema di equazioni estremamente complesso. Si tratta di equazioni differenziali che non possono essere risolte esplicitamente ma solo tramite la parametrizzazione; matematicamente questo comporta un’approssimazione nelle soluzioni. I miliardi di calcoli sono a carico dei grandi supercomputer, che sfruttano le massime tecnologie attualmente disponibili. Alla base dei modelli vi sono i dati di inizializzazione: per conoscere con un grado di approssimazione più o meno accettabile l’evoluzione del tempo atmosferico occorre conoscere innanzitutto la situazione attuale. Una “fotografia” dell’attuale stato del tempo sulla Terra. Come avviene? Tramite i dati delle stazioni meteorologiche presenti da tutto il mondo. L’ideale sarebbe disporre di dati omogenei, campionati con maglie ben precise ed equispaziate, ma com’è evidente si tratta di un’utopia. In una metropoli come Roma o come New York magari troveremo una grande densità di stazioni, nel deserto del Sahara o in Antartide, invece, probabilmente risultano scoperti centinaia di km quadrati. Per sopperire all’assenza di dati vengono utilizzate delle tecniche molto complesse di simulazione, ma questa rappresenta già la prima fonte di errore non trascurabile. Partiamo, dunque, da dati di inizializzazione incompleti, sulla base dei quali vengono calcolate le equazioni che simulano l’atmosfera. Equazioni a loro volta non perfette, dal risultato parametrizzato e non esatto. Una previsione a un giorno sarà tendenzialmente estremamente più precisa, sebbene anch’essa affetta inevitabilmente da errori, rispetto a quella a 5/6 giorni.
“E questo a livello generale. Se dovessimo spingerci più nello specifico, nel voler fare le previsioni per una località precisa, le cose si complicherebbero ancora. Perché un modello numerico, dovrebbe “conoscere” alla perfezione l’orografia locale: dalle Alpi alle colline di casa propria, perché ogni elemento è determinante. Anche questo è impossibile. Naturalmente subentra il ruolo del meteorologo che deve: capire i limiti di predicibilità del sistema atmosferico in quella determinata situazione ed interpretare l’evoluzione su aree specifiche, sulla base della propria esperienza personale.”